La Palermo misterica dei Beati Paoli tra storia e leggenda rievocata da Giuseppe Musso
Giuseppe Musso è un appassionato di tradizioni popolari che s’interessa di Palermo e della sua storia anche misterica. Conquistato da racconti della tradizione e dal romanzo dei Beati Paoli, scritto dallo storiografo Luigi Natoli, con lo pseudonimo di William Galt, attraverso conferenze e passeggiate storiche, promuove la conoscenza della Palermo religioso- misterica. Circa l'origine del nome della setta si è ipotizzato un collegamento con Francesco da Paola, patrono del regno di Napoli e Sicilia, fino al 1519 beato. Gli iscritti della consorteria potevano circolare vestiti come i suoi minimi, frequentare le chiese e fare «cunciura» nei sotterranei. L'associazione sarebbe stata costituita, secondo Francesco Maria Emanuele marchese di Villabianca, in risposta allo strapotere e ai soprusi dei nobili che amministravano direttamente anche la giustizia criminale nei loro feudi. Pare fossero soliti usare come emblema una croce sovrastata da due spade incrociate. Non esistono testimonianze dell'esistenza e dell'operato, anche perché i racconti e le cronache della tradizione popolare erano esclusivamente orali. Collocati nel mistero che vive tra storia e leggenda, dei Beati Paoli s’ ignorano gli sviluppi al di là del periodo del regno normanno in Sicilia.
La leggendaria congrega agiva sempre nel «mondo di sotto»: cave, cunicoli, catacombe, stanze dello scirocco, nel groviglio di vicoli tra Palazzo Reale, la Cattedrale e Porta Carini, gli incappucciati si nascondevano in armadi a doppio fondo o nelle botole nascoste dai genuflessori della chiesa barocca di San Matteo al Cassero, tra gli affreschi di Pietro Novelli e gli stucchi di Giacomo Serpotta, per raggiungere la chiesa di Santa Maruzza, dove il tribunale segreto si riuniva in occasione delle sentenze di morte. “I giustizieri siciliani vestfalici” agivano con l’uso di veleni come l’acqua tofania e la loro arte delle sostanze letali rese la capitale siciliana fu protagonista di misteri irrisolti. Nel 2007 una fiction tv mischiò la storia della baronessa di Carini con i complotti della tenebrosa setta; in una parete del castello era rimasta l’impronta della mano bagnata di sangue della giovane assassinata. Fu il simbolo del ritorno del mistero dei Beati Paoli nelle case degli italiani.
Così spiega Giuseppe Musso: “Ho cercato entrare nel cuore di questa città dalle tante sfaccettature e dai mille contrasti studiandone il passato e lasciandomi affascinare dalla sua bellezza e i suoi misteri. Ricordo che fu mio padre a trasmettermi questa passione. La sera dopo cena, era solito raccontarmi qualche aneddoto tratto dal romanzo di questi Sectarj. Le vicende che si susseguono nell'opera Natoliana, riuscirono a muovere in me un trasporto tale da spingermi ad approfondire il racconto, al punto da intraprendere una ricerca storica approfondita che decisi un giorno di tramutare in una narrazione pubblica. La Promofestival, associazione culturale abbracciò il mio progetto, cosi da circa cinque anni, realizziamo il racconto dei Beati Paoli tramite una narrazione teatralizzata. È un percorso narrativo che parte dalla meravigliosa chiesa di san Matteo al Cassaro, dove si comincia narrando chi fossero i Beati Paoli, il motivo della loro esistenza, i loro scopi, le loro occulte lotte, e gli innumerevoli segreti e gli astuti travestimenti. Dalla Chiesa ci si sposta per le vie e i vicoli dell'antico quartiere del Capo, dove la setta incappucciata fu autrice di gesta avvincenti e anche terribili.
Prossimo evento
Domenica 1 marzo
due turni:
Turno mattutino, ore 10,30
Turno pomeridiano, ore 18,00
Dott.ssa Melinda Miceli scrittrice e giornalista