Proèmio ~ Cromo-lettura
di Nuzzo Monello
La lettura lineare, rare volte viene accostata alle arti visive come nel nostro caso alla pittura. Quando ciò capita l’evento è da ritenersi eccezionale perché l’interpretazione autentica che il pittore ne fa sulla tela e lo scrittore nello scritto consentono una dissertazione diretta del pensiero. La rappresentazione pittorica è in se composita, sia graficamente sia cromaticamente, quasi a riferirsi a forme e schemi precostituiti e diversamente valorizzati, ovvero multi mediatica, più complessa e sintetica di quanto non potrebbe esserlo il lessico letterario.
È sembrato in passato come se i due linguaggi scritto e iconico, non andassero d’accordo tra loro e ciò che può esprimere l’uno non potrebbe essere espresso dall’atro. E come se ciascuno di essi favorisse evocazioni emotive diverse: il primo squisitamente multimediali e divaganti, il secondo esclusivamente lineare in sequenza logica. Tale analisi può considerarsi vera fino ad un certo punto, sino a quel limite nel quale ciascuno tra i linguaggi può gemellarsi reciprocamente con un altro o tanti altri assieme. (vedi musica, canto, performance etc.)
Entrambi i linguaggi per la natura espressivo-comunicativa propria del linguaggio in generale aprono orizzonti alla mente, all’immaginazione e come manifestazione del sensibile provocano e sviluppano immaginifici variegati.
Dipartono dallo stesso nesso per avviarsi in contesti dialogici culturali connessi, concordanti, divergenti o addirittura sordi e ciechi tra di loro disconoscendo l’uno la potenza dell’altro, come se di volta in volta l’uno debba essere asservito all’altro.
È innegabile però un dato, dal momento che con i sensi scorriamo, catturiamo, decifriamo, percepiamo una suggestione subito siamo segnati da sentimenti che manifestiamo con reazioni emotive che per quanto vorremmo mascherare con l’indifferenza, tradiscono il nostro status.
Volendo essere più espliciti, si può, credo affermare che i due linguaggi hanno, per così dire, tre modalità di funzionamento:
1) Il linguaggio iconico ha una sua potenza evocativa, rappresentativa e di informazione, per la quale esso soltanto è capace di fornire emozioni, interpretazioni, e percezioni.
2) Il linguaggio letto-scrittura ha anch’esso, dal canto suo una capacità di comunicazione, di evocazione di pensieri e concetti e di stimolazioni emotive che difficilmente può essere vicariato dal linguaggio iconico.
3) fra le due forme di linguaggio esistono delle possibilità di reciproca interazione, talché l’immagine sostiene ed esplicita la parola e la parola a sua volta, integra e chiarisce l’immagine.
Per questo non esprimono asservimento, piuttosto esaltano il messaggio interagente tra l’una e l’altra espressione artistica, consentendo al lettore una più aderente visione mediata dell’immagine. Ad ogni opera infatti conferiamo necessariamente un titolo del quale non facciamo facilmente a meno. La sua assenza ci disorienta.
Il titolo serve infatti a creare un’immagine, un contesto percettivo come il canovaccio su sui far scorrere i nostri pensieri, sentimenti, emozioni, convinzioni, apprendimenti. Poniamo la considerazione di scrivere brevi testi e per frammenti distribuirli casualmente su un foglio. Potremmo trovarci prossimi alla Poesia, avvertire suoni, odori, colori, calori, musiche e voci echeggianti, tali da poterci far pensare che siamo divenuti linguaggio in armonia tra i linguaggi.
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