Agile Transformation, cultura aziendale e gestione delle risorse umane nelle grandi multinazionali. Questi i temi affrontati nel corso dell’evento “Le sfide HR nei processi di internazionalizzazione”, organizzato il 28 maggio alla Triennale di Milano da Salini Impregilo, tra i leader nel settore delle grandi infrastrutture anche sui temi corporate e legati al lavoro ed all’occupazione, oltre che su quelli business. Protagonisti del panel, oltre a Gian Luca Grondona, Group HR & Organization Director Salini Impregilo, alcuni tra i più importanti responsabili HR che hanno recentemente affrontato situazioni di integrazione a livello internazionale: Fabrizio Rutschmann, Senior Vice President Human Resources and Organization del Gruppo Prysmian; Claudio Colombi, Executive Vice President Human Resources di Coesia; Stefano Napoletano, Senior Partner di McKinsey & Company a Milano; Fabio Cantatore, Senior Partner & Managing Director di The Boston Consulting Group a Milano; e Andrea Pecchio, Partner di Spencer Stuart.
Secondo gli ultimi dati ISTAT, le imprese a controllo estero in Italia sono circa 14.000 mentre le controllate italiane all’estero quasi 23.000. Le multinazionali italiane sono presenti in 173 paesi, consolidando e rafforzando l’apertura e integrazione internazionali. Quasi metà delle medie e grandi aziende italiane ha realizzato almeno un’acquisizione e nell’81% dei casi l’acquisizione è avvenuta all’estero. In un contesto di internazionalizzazione sempre crescente, un fattore chiave di successo è senz’altro quello della gestione delle Risorse Umane e l’Organizzazione.
Salini Impregilo, con 35.000 dipendenti di cento nazionalità diverse e oltre il 90% del fatturato all’estero, ha maturato una grande esperienza nei processi di internazionalizzazione. “Nella gestione delle risorse umane l’aspetto hard è molto importante – ha spiegato Grondona – ma quello soft è indispensabile, perché una mancata integrazione culturale può far fallire tutto. Il settore delle grandi opere infrastrutturali è agile per definizione, con corporate molto snelle e periferie indipendenti, e l’industrializzazione e centralizzazione dell’organizzazione possono apportare miglioramenti in termini di efficienza”.