Vittorio Coletti da Repubblica sulla grandi opere in Italia: Come dimostra la buffonata del complotto nel condono, la nuova classe dirigente ha grossi problemi con la lingua, scritta o parlata che sia. Usa le parole senza conoscerne bene il significato, sino a quando qualche zia professoressa non le chiarisce al leader di turno che non le aveva capite quando le aveva lette o addirittura quando le aveva scritte.
Di questo deficit linguistico stiamo facendo le spese anche noi genovesi, che, oltre al dramma del Morandi, abbiamo pure la disgrazia di dover dipendere da Toninelli e dalla sua interpretazione della cosiddetta "analisi costi-benefici", che ha voluto rifare prima di decidere se, oltre al ponte, vanno costruiti anche Terzo Valico e Gronda.
Il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha assicurato nei giorni scorsi alla Camera che " sarà un’analisi rigorosamente pro veritate, senza pregiudizio politico" e che gli esperti sono stati incaricati di esprimersi esclusivamente in base a parametri tecnici. Ora la sua affermazione è insensata, non tanto nel gratuito burocratese del pro veritate, quanto nella richiesta di assenza di pregiudizio politico.
Sostenere infatti che si possa valutare un’opera pubblica a prescindere da un giudizio politico è una contraddizione in termini, come chiedere di valutare un quadro di Leonardo misurando solo il costo dei colori e le dimensioni della tela. Una valutazione puramente tecnica dell’opportunità di un’opera pubblica è un’assurdità. In un’iniziativa privata è sensatissima, perché prima di fare un investimento è fondamentale sapere come e in quanto tempo se ne potrà rientrare e averne poi degli utili.
In questo caso contano solo i dati tecnico — economici; servono cioè gli esperti. I costi sono certi e quantificabili; i ricavi allo stesso modo debbono essere attendibili.
Ma in un’opera non commerciale, a destinazione pubblica, la valutazione è esclusivamente o soprattutto politica, per più ragioni.
Primo: perché nei costi ci sono anche i molti benefici sociali ed economici dei lavoratori che costruiranno l’opera stessa e i materiali per realizzarla (l’indotto), tanto è vero che, in passato, una delle più forti ragioni per intraprendere qualche grande monumento era proprio quella di far lavorare e guadagnare molta gente. Insomma, molti costi, solo negativi per un privato, per la politica possono essere benèfici.
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genova.repubblica.it cronaca 2018 10 21 news i_costi_benefici_della_politica-209539437