Davide Romano e il vizio delle parole
Davide Romano è un nome che non scivola via come acqua, ma che resta, inciso tra le righe dei tanti articoli e libri che ha scritto. La sua carriera, lunga e tormentata, lo ha visto viaggiare attraverso il mondo e vivere in numerosi paesi, osservando da vicino le ferite e le contraddizioni di un’umanità che tenta di elevarsi. Nato nel 1971, Romano si è fatto le ossa nel giornalismo quando questo mestiere richiedeva ancora l’uso della penna più che del tweet, in un’epoca in cui “la carta stampata aveva il profumo dell’inchiostro e del sacrificio,” per usare le sue stesse parole.
Ha collaborato con testate di ogni genere, da quelle cattoliche a quelle di ispirazione laica, passando per pubblicazioni politiche di ogni colore. “In un Paese dove ogni giornale è l'eco di un padrone, l'unica fedeltà possibile è quella ai fatti,” ha scritto più volte Romano, con la fermezza di chi non si lascia piegare. Tuttavia, la sua carriera non è stata priva di ostacoli, intralciata da minacce mafiose e dal clientelismo politico, contro cui ha dovuto combattere, spesso a mani nude e senza mai vedere un contratto stabile.
Ma la sua vita non è solo giornalismo. Romano è anche un prolifico scrittore, autore di più di una dozzina di libri che spaziano dalla narrativa alle biografie, dalle indagini sul cattolicesimo contemporaneo a delicate guide spirituali. Tra i suoi lavori più noti si annoverano “La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo contemporaneo” e “Inganno padano. La vera storia della Lega Nord”, opere in cui la ricerca storica si fonde con un'inchiesta giornalistica impeccabile. Romano non è uno scrittore che si accontenta di osservare: scava a fondo e racconta ciò che vede, senza compromessi.
Poliglotta per vocazione, parla inglese, spagnolo, albanese e greco moderno, fra le altre, oltre al latino e al greco antico, lingue che ha messo al servizio delle sue ricerche e dei suoi approfondimenti teologici. “Le lingue,” sostiene, “sono la chiave per capire un popolo e la sua anima. Senza conoscere la lingua, si resta sempre e comunque degli estranei.” E Romano estraneo non lo è stato mai. Ha frequentato corsi di teologia in prestigiose istituzioni accademiche sia in ambito cattolico che ecumenico, cercando di coniugare la fede con una visione pragmatica e concreta della realtà contemporanea. La fede come lente di lettura del mondo contemporaneo.
Romano si distingue per uno stile di scrittura che è al contempo asciutto e penetrante, capace di scavare nei fatti con chirurgica precisione, ma senza mai rinunciare a quella vena umana che rende un giornalista degno di questo nome. Romano crede che la verità non debba mai essere addolcita, né tantomeno sottomessa ai poteri forti. La sua è una voce che continua a fare eco, nei suoi libri e negli articoli che scrive per varie testate online e cartacee, testimoniando il coraggio di chi non si lascia spezzare.
Con una biblioteca personale di oltre 10.000 volumi, accumulati nel corso di una vita di ricerca e passione, Romano non è solo uno scrittore: è un lettore onnivoro, un curioso instancabile, un uomo che ha fatto del sapere la sua ragione di vita. E quando gli si chiede del suo futuro, risponde con la stessa determinazione che ha caratterizzato tutta la sua carriera: “C'è ancora tanto da scrivere.”