“L’esigenza di superare la frammentarietà delle interpretazioni teologiche fu dunque all’origine dell’intenso lavoro di rilettura-riscrittura dei quattro Vangeli che Tolstoj iniziava e portava a termine nell’arco di due anni, fra il 1880 e il 1881, proprio allo scadere del decennio cruciale degli anni Settanta – si legge nella prefazione del libro -. Ne veniva fuori l’Unificazione e traduzione dei quattro Vangeli, cui seguiva alcuni anni dopo la pubblicazione di un compendio divulgativo, la Breve esposizione dell’Evangelo”.
“L’idea centrale dell’insegnamento evangelico è rappresentata, nella concezione tolstojana, dal Discorso della montagna, in cui Gesù pronuncia il grandioso messaggio delle beatitudini. (…) Avviene così la genesi della Vita di Gesù proposta in questa pubblicazione. La natura umana del Cristo tolstojano balza in primo piano; ma l’accento è posto sulla parola di Gesù, sulla semplicità del suo messaggio, sulla naturalezza con cui egli indica la via verso il bene, con cui cerca di orientare l’umanità, smarrita nella ricerca di un significato. Le parole di Cristo costituiscono la base anche del secondo scritto, La felicità, ma in una forma che è più quella di una piccola prosa filosofica, in cui la valenza etica dell’insegnamento cristiano viene esplicitata fino a diventare un modello comportamentale: in tal senso, forse, può apparire evidente la straordinaria attualità, o meglio, l’immortalità del messaggio religioso, così come ci viene consegnato dall’impareggiabile scrittore russo”.
La sua infanzia passa quindi a contatto con alcune zie e due precettori, che gli impartiscono un’educazione fortemente religiosa senza però dotarlo degli strumenti necessari a inserirsi in modo adeguato nella società dell’epoca e all’interno delle sue regole.
Ecco perché, quando si iscrive all’Università di Kazan’, non riesce a portare a termine né gli studi di Filosofia orientale né quelli di Legge a cui passa in un secondo momento, rinunciando alla laurea e portando avanti uno stile di vita basato sulle distrazioni e sul gioco d’azzardo – nonché, in parallelo, sulla letteratura.
Affascinato dal pensiero di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) e da autori del calibro di Laurence Sterne (1713-1768), Aleksandr Sergeevi? Puškin (1799-1837) e Nikolaj Vasil’evi? Gogol’ (1809-1852), Lev Tolstoj sviluppa infatti fin da ragazzo l’idea che la letteratura debba basarsi sul realismo e sulla sincerità, pubblicando su diverse riviste i suoi primi racconti ispirati a questa visione.