La band americana dei Van Halen non ha bisogno di presentazioni. Ma di romanzi ambientati nei suoi dintorni, forse sì. È questo che ha pensato l’autore, Mimmo Parisi. Il libro è pronto per arrivare negli store il 15 dicembre; si chiama Il quinto Van Halen (LINEA-R, pag. 199).
Il quinto Van Halen parte da una tesi originale. Ovvero se i Van Halen – prima di esplodere nel mondo con il loro debut album alla fine degli anni settanta – fossero stati in cinque cosa sarebbe successo? E, ancora, perché l’eventuale quinto elemento fu stagliato fuori appena qualche mese prima di raggiungere la popolarità, perché sarebbe stata messa a punto un’operazione del genere?
In attesa di leggere il romanzo, vale la pena sapere che Eddie – conosciuto oltre che per la tecnica del tapping, va da sé – deve il look originale delle sue chitarre anche grazie a un altro membro della band.
Ovvero al suo sodale David Lee Roth, il quale ha dichiarato che l’imput per quelle favolose chitarre a strisce lo diede lui! secondo il suo punto di vista, il solo bianco iniziale del corpo degli strumenti che a quel tempo usava Eddie Van Halen, avrebbe rimandato troppo allo stile di Jimi Hendrix.
Così Lee Roth suggerì al chitarrista di implementare uno “schema lineare in espansione”. Fu lui stesso, il cantante, a portare negli studi della band un rotolo di nastro adesivo grigio, uno nero e uno blu, tutti elementi che si sarebbero poi riversati nel design della Frankenstrat.