Giornalista professionista dal 1976, lavora per Gazzetta del Popolo, a Tuttosport, per le pagine del Corriere della Sera (dal 1980 al 1985), de Il Messaggero, de Il Giorno e de La Gazzetta del Mezzogiorno. In Rai dal 1987, prima al TG1 e poi a Rai Sport. Ha condotto Ciao Italia (1989-1990), poi Uno Mattina Estate dal 1992 al 1997, conduce le Notti Olimpiche Invernali di Pyongchang per Rai 2 nel febbraio 2018. Ha inoltre co-condotto La Domenica Sportiva (1993-1994) come opinionista-moviolista e Pole Position (2002-2003) su Rai 1. Ha recitato, in Annaré (di Ninì Grassia, 1998), ne Il conte di Melissa (di Maurizio Anania, 2000), in tv nello sceneggiato di Rai 2 "L'ultimo rigore" (2002) con Enzo Decaro, ne Il cielo può attendere (film per la tv di Bruno Gaburro, 2005) e in E guardo il mondo da un oblò di Stefano Calvagna (2007). Ha avuto anche un cameo, nel ruolo di sé stesso, in Vita Smeralda di Jerry Calà (2006) e ne L'allenatore nel pallone 2 di Sergio Martino (2008). Ha recitato anche in due spettacoli teatrali, nel 1995 e 1996: Carlotta's way di Adriano Vianello e Il colpo della Strega di John Graham. Nel dicembre 2020 ha pubblicato il romanzo giallo Il sacrificio del re, [1]. Dal 13 settembre 2021 prende parte al cast della sesta edizione del Grande Fratello VIP.
Buona sera Dottor Goria, non potevamo esimerci, nel fare una presentazione seppur stringata (poiché tutti la conosciamo come personaggio famoso), quindi di poter racchiudere seppur sinteticamente la sua vita professionale, che per noi è stata cosa abbastanza ardua.
Onorati di questo colloquio, le chiedo Dottor Goria: personaggio poliedrico che ha saputo intersecare nella sua vita professionale nei vari aspetti: nasce come giornalista sportivo, per poi condurre intrattenimento in TV sulla rai come: “Uno Mattina “, e proseguendo con lavori cinematografici e teatrali di grande rilievo. Oltre alla sua valenza di scrittore, con il romanzo: Il sacrificio del re, ambientato nel mondo del calcio. Cosa le hanno lasciato ognuno di questi ambiti lavorativi a livello interiore, come persona e professionista?
Sono stati vari stadi della mia vita, dove mi sono immerso sia come giornalista, che come attore e nella veste di scrittore dove ho raccontato la vita del calcio con un mio romanzo, ed in ultimo con l’esperienza del Grande Fratello. Spazio famiglia, lavoro, un uomo così impegnato professionalmente come ha saputo calibrare il tutto sul piatto della bilancia chiamata vita?
Forse, non ho dato molto spazio all’ambito famigliare per il lavoro, ho un’indole un po' sbarazzina, ci sono state scelte avvolte giuste avvolte errate, che fanno parte del mio passato, ogni momento della vita deve esser vissuta in toto. Dal matrimonio con Maria Teresa Ruta, ho avuto due splendidi figli, anche se poi ci siamo lasciati, ma ancora oggi ci sentiamo, ci confrontiamo, dalla nostra unione sono nati i nostri due figli, che danno molte soddisfazioni. Mio figlio Gian Amedeo, che è più restio a mettersi in mostra, vive a Milano e lavora come ingegnere per una grande società, si sposerà il 30 di aprile, ed i in Sardegna il 30 di luglio con la sua ragazza Francesca. Guenda la sorella, è più in vista, è un’attrice stupenda, stasera e a Trieste al Teatro Rossetti con Miriam Galanti in: “La Vespa”, un thriller psicologico di Morgan Lloyd Malcolm, caratterizzato da un linguaggio tagliente e diretto, che racconta una storia al femminile: molto pungente, violenta, a volte divertente e spesso dolorosa, tra due donne amiche dall’infanzia Erica e Carla. Dove Guenda, interpreta il ruolo di una giovane donna ricca, che vuole sbarazzarsi del marito e vuole assumere come sicaria una sua vecchia compagna di scuola, interpretata da Miriam. La quale, invece, ha una vita allo sbando, tanti figli ed incinta e pensa pagandola di ordire questo omicidio. Le storie poi prendono delle strade tra il vero ed il falso, molto forte tra due donne gracili e dure al contempo. Quindi direi che sono fiero della mia famiglia e consapevole delle mie scelte.
Se le dico, dagli anni dell’80 ad oggi, il giornalismo com’è cambiato secondo lei?
Il mondo del giornalismo è cambiato ed è sotto gli occhi di tutti, i giornali vivono un momento difficile, se ne vendono meno, ed i costi sono molto elevati, tutto ciò non porta beneficio a questa categoria. Tutto è legato alla guerra, alla pandemia e non solo. I giornali sono in crisi, prima vivevano in un’oasi felice, dopo con l’avvento del web e delle notizie che scorrono sui telefonini a ritmo incessante, la gente legge sui telefonini e non compra più i giornali. Viviamo in un mondo, nel quale la parte più giovane dei lettori ha scarsa abitudine all’approfondimento, vive una vita veloce, quindi anche la capacità di assorbire le notizie viene meno e questo è preoccupante. L’informazione, viene propinata avvolte in modo scorretto, propongono notizie false ingigantite, quindi chi legge queste notizie viene scombussolato e recepisce tutto e il nulla. Poi abbiamo la Tv e le radio che hanno un altro peso, un altro significato, il mio sogno sarebbe che si ritornasse a leggere i giornali, anche se devono cambiare. La classe giornalistica non è stata sempre attenta ai cambiamenti, è difficile tornare indietro, come gli approfondimenti, che i giornali cercano di immettere perché si hanno notizie che viaggiano già in tempo reale, è un momento difficile per chi vuole fare il giornalismo, soprattutto ci sono molti giovani, che vengono anche da me, e chiedono come possono fare d entrare in questo mondo, mi piace scrivere, ed io consiglio loro di continuare ad avere delle collaborazione e crearsi un parco di lettori grazie ai quali incominciare ad affacciarsi a questo mestiere. Il mondo digitale, non fa tornar indietro ciò che è stato, è sempre in continua evoluzione, bisogna però avere delle guide, per far capire cosa è vero o cosa è falso, cosa fare o no.
4) Questo modus operandi di giocare secondo le nuove regole, affina e snellisce il calcio ed il lavoro del giornalista sportivo rispetto a com’era una volta?
Abbiamo un calcio meno romantico, quando ero giovane andavo spesso a pranzavo con dei giocatori della Juventus e del Torino, anche se di più con giocatori della Juventus, si andava a pranzo in ristorantini, trattorie, nel centro di Torino, mi incontravo con: Cabrini, Paolo Rossi, Capelli, Scirea e la moglie Mariella, del povero Gaetano Scirea che ci ha lasciati tanti anni fa. Il calcio, una volta era più umano, si socializzava, adesso i calciatori sono inavvicinabili, blindati non hanno più il piacere di incontrare i giornalisti, se non attraverso le televisioni, che avendo i diritti fanno sì che chi ha questi diritti ha la possibilità di intervistare, in determinate sedi e con sponsor facendo domande alcune volte abbastanza scontate. Tutta la parte romantica del calcio è finita, e con esso il raccontare dei grandi scrittori del passato da: Brera allo stesso Giovanni Arpino, scrittore che ha scritto sul calcio quando scriveva sulla Stampa, e così gli scrittori che si sono cimentati col calcio. Adesso sembra che devono scrivere di una guerra a tavolino, anche il war che ha tolto molta poesia al calcio, si fischiano rigori per piccoli falli, che una volta non fischiavano, perché o c’era un fallo clamoroso, oppure si passava sopra. Anche se il war può essere d’aiuto per l’arbitro, che ha solo due occhi e non può vedere tutto. Il calcio oggi è legato ai grandi affari, si firma un contratto e già si pensa quando andrà in scadenza, i calciatori sono pagati troppo rispetto al valore stesso del calcio, o un presidente sta molto attento o rischia la società che vada in crisi. Adesso le società italiane sono in mano molte a proprietà straniere, resta il ricordo del bel calcio romantico d’una volta.
5) Passando alla sua verve poliedrica, la recitazione quale impronta ha lasciato dentro di sé?
Ho recitato in spettacoli teatrali, in qualche partecipazione in film, in tv nello sceneggiato di Rai 2 "L'ultimo rigore" (2002) con Enzo De caro con la regia di Sergio Martino, che mi ha utilizzato come attore nella veste di giornalista, uno sceneggiato in due puntate. Sono stato partecipe in fiction ed in ultimo nel: Il Grande Fratello, che ho fatto quest’anno, perciò mi sento fortunato di questo arricchimento, di trovare occasioni per mettermi in gioco in tante cose, una volta, si diceva che: “chi diventava presidente degli Stati Uniti aveva fatto almeno dieci mestieri”, più esperienze si fanno più si arricchisce la propria vita.
6) Grande Fratello Vip ultima esperienza nel mondo mediatico TV, com’è improntato, se le chiedessero quali sono i pro e i contro di questo reality cosa risponderebbe?
Aldilà delle dinamiche di questo reality, potevo rimanere di più, vi sono i giochi che funzionano molto sui litigi, sui diverbi o sugli amori, e se un’ospite non è coinvolto da un amore ha meno possibilità di rimanere. Io ci giocavo abbastanza, perché ho dormito insieme per dieci giorni con Ainet Stephens, e le dicevo gioca un po' con me, che serve per rimanere nel reality, ma era stata spaventata da alcune colleghe, quando ci siam visti nell’ultima puntata del Grande Fratello ha ammesso di essersi sbagliata, si era pentita di non aver accettato il mio corteggiamento che faceva parte del gioco. Questo reality, è intriso di momenti di verità e di confessioni ma anche momenti di strategie. Finito questo, ne sto iniziando un altro, continuo questo gioco con: La pupa ed il secchione, dove io sarò con la mia fidanza vera che frequento da un anno e quattro mesi che vedo poco perché sta a San Benedetto del Tronto, ed è coinvolta anche all’interno della casa il fidanzato di mia figlia Guenda, si chiama Mirko che è amico e socio di Alex Belli c’è tutta una sorta di teatrino, c’è Barbara D’Urso che in ogni puntata ha parlato di me in ogni situazione. La prima puntata della “Pupa e il secchione”, è andato molo bene, anche si va su Italia Uno, che meno forte di Canale 5, proprio perché il pubblico ha bisogno di evasione dopo due anni e mezzo di pandemia. La gente vuole evadere, dopo questi anni di tormento tra pandemia e adesso con la guerra, è come se vedesse una soap opera, si ha bisogno di evasione, perché il settore teatro ed altro è stato penalizzato, quindi bisogna fa rivivere la speranza di una rinascita nell’ambito culturale e della TV.
Per chiudere questa bellissima intervista Dottor Goria, ci vorrebbe lasciare un messaggio finale che parte dal cuore a tutti coloro che leggeranno questo articolo?
Il mio messaggio, è quello di credere nella vita, affrontarla come se fosse un’alba nuova, nei momenti di gloria o di demoralizzazione, di sapersi rialzare inventandosi occasioni nuove di lavoro. Di essere curiosi, da soddisfare la vita appieno, io sono sempre propenso per il fare, di non star fermi coltivare le amicizie, gli amori, socializzare e guardare meno i telefonini, chattare di meno e parlare di più a face tu face.
La ringrazio della sua gentilezza e disponibilità nell’aver condiviso con noi i vari aspetti della sua carriera e della sua vita sociale di questo nostro secolo.
Fonte notizia
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