Abbiamo avuto l’onore di conoscere già per l’evento in quel di Monghidoro, il maestro Tagliata, eccelso musicista, di origine siciliana, nato il 1973, il suo curriculum artistico lo vede già esplodere sin da fanciullo con questa magnifica verve, che lo contraddistingue nel mondo della musica, per poi arrivare ai giorni nostri con grandi nomi della musica.
Abbiamo visto, che questa passione nasce da fanciullo, chi è stato propenso per far sì che potesse percorrere questa strada artistica?
In realtà, i personaggi che hanno ispirato il mio mondo artistico musicale, son arrivati dopo. All’inizio è stata quasi causale questa mia passione, quasi data dagli eventi, già da piccolo mi piaceva la fisarmonica e qui in Emilia con le radio private si ascoltava sovente e tantissimo questa musica. Mi sono innamorato da quando avevo 5 anni di questi suoni. Vengo da una famiglia che ha agevolato molto le mie passioni, mia madre comprese questo grande desiderio e lo fece diventare realtà. Un giorno, il nostro vicino e caro amico, mi regalò la sua fisarmonica, spiegandomi che l’aveva comprata per suo figlio e che lo stesso non aveva intenzione di suonarla. Da lì, nacque questo amore pazzesco per la fisarmonica, mi trovai ad avere tra le mani uno strumento vero, non i soliti giochini a tastiera, e da lì a breve fui indirizzato da un maestro di paese, il quale mi diede tutti i rudimenti musicali. Quando avevo 12 anni, lui stesso mi disse: "Ti ho dato tutto l’insegnamento possibile sia sulla fisarmonica che sul piano, adesso non saprei più cosa insegnarti, quindi, adesso dovrai andare a Bologna dal più grande pianista italiano, Annibale Modoni, che purtroppo oggi non c’è più". Egli, ha suonato con i più grandi Jazzisti, pianisti delle orchestre della Rai, strumentisti e arrangiatori di fama.Questo grande della musica, mi prese sotto la sua ala dandomi lezioni, e da quel dì è cambiato il mio modo di vedere la musica con la sua grandezza. In seguito, incontrai Marco Fabbri, quando avevo 14 anni, più grande di me di 10 anni, conoscendo lui che suonava i miei stessi strumenti, li ho concretizzato, come in una sorta di ottica, quello che realmente volevo. Marco Fabbri, amico e in un certo senso anche maestro, essendo più grande di me affrontava gli stili musicali che amavo e che amo, e da questo connubio di interessi, poi abbiamo interagito insieme in un prosieguo di anni lavorando sino ad oggi insieme.
Una grande musa, muove come si vuol dire le corde della sua musica, in particolar modo le note del tango argentino?
Il tango fa innamorare, è una passione in crescendo, da fisarmonicista lo scoprii quando mi portò un amico ad un concerto di Astor Piazzolla nell’87 e m’innamorai del tango. Andai a vedere un suo concerto a Reggio Emilia, nonostante fossi piccolo ho ricordi lontani ma precisi. Questo spettacolo mi cambiò la vita, il suo magnetismo, assorbiva tutto della sua persona intorno a lui, quando suonava, accentrava l’attenzione su di sé. Le mie origini del sud, fanno sì che io senta maggiormente, penso questa passione, questo struggimento del tango con la sua carnalità, che apre a sentimenti forti che vibrano con l’anima. Ci sono musicisti, i quali pensano che la musica venga dall’alto, ma a volte viene anche dal basso, dal popolare è un incontro di tante cose, ed è un modo di concepire la musica, del tango con la sua passione.
Un vortice di emozioni nelle esibizioni, ma quali ti hanno dato a livello interiore quello slancio emotivo?
Le emozioni, che mi danno uno slancio, sono quelle che devo ancora fare, perché per un musicista la spinta che ha per suonare, è dare e tener vivo il suo spirito creativo cioè pensare a qualcosa che non ha ancora fatto, tutto ciò come crescita e consapevolezza per il domani. Se dovessi raccontarmi, ci sono mille esperienze che mi hanno dato forza e conferme come: la tournée in Giappone nel 2002 con un mio protetto musicale; quando fui premiato dall’Associazione Nino Rota; quando feci la serata all’Arena di Verona con Biagio Antonacci; come quando ho lavorato per Mina, cosa che mi ha dato un grande onore lavorare e poterci parlare, un esperienza bellissima da rimembrare. Lo stimolo più bello è provare a vedere cosa c’è dietro l'angolo per un musicista…
L'abbiamo visto lavorare in molti tour, novità per quest'autunno?
La novità per questo autunno è l’interfaccio lavorativo e la collaborazione con Andrea Dessì, chitarrista, musicista e compositore a livello internazionale, tra i suoi brani vi sono: “Non vivo più senza te”, la musica scritta in collaborazione con Biagio Antonacci attraverso il collegamento con me.
Ultimamente è uscito un nuovo disco, il primo maggio, ed il primo singolo si chiama “Love and Tango”, che lo troverete sui vari format, allo stesso tempo abbiamo formato un gruppo con un progetto mio e di Andrea Dessì che si chiama: Ma- Rea che ci vede già all’ottavo anno. Usciremo con dei nuovi pezzi a breve, col jazz Festival bolognese con un nuova produzione e qualche sorpresa e con la canzone rivisitata di “Signora no”.
Con la tua poliedricità che ti ha visto protagonista, ci chiediamo come fai a mettere in simbiosi questo duo di strumenti diversi allo stesso tempo in un concerto?
Innanzitutto bisogna cambiare il modo di pensare, far sembrare una parte che non sia da protagonista, ma lo è, quindi essere camaleontico a livello musicale. Dove, devi essere colui che conduce la nave, perché insieme a te c’è un altro solista, che stai sostenendo. Da bambino questo mio modo di plasmare la musica mi ha fatto diventare arrangiatore, cosa che mi ha aiutato nella mia crescita musicale, e che oggi posso esprimere al meglio come un tecnico calcistico che deve trovare tutte coordinate, tutte le sinergie, anche mentali perché nella musica il pianoforte ti porta a pensare in tanti modi diversi e tanti aspetti che solo da fisarmonicista non hai, quindi amplia la conoscenza musicale.
Cosa o chi ti ispira a scrivere questi testi musicali?
Sono ispirato da tante cose, tipo dalla vita, più ami la vita più hai il cuore aperto. Dallo studio, poiché studiare molto fa accrescere l’ispirazione nel comporre, anche il rapportarsi e sentire cosa gli altri hanno fatto, fa sì che allarghiamo i nostri orizzonti conoscitivi. Quando ci si documenta per il proprio lavoro si può trovare qualcosa dentro se stessi e questo implica una curiosità che arricchisce.
Da grande maestro quale sei, vuoi lasciare un messaggio a chi si vuole avvicinare al mondo musicale?
Il messaggio che voglio dare ai bambini e agli adolescenti è di studiare la musica, perché la musica ci migliora, studiando vuol dire anche trovare buona musica, se noi la musica la studiamo e ci confrontiamo con dei maestri, possiamo attingere ad un bacino diverso da quello imposto solo su alcune piattaforme. Basta uscire e si trovano musicisti nelle piazze nei paesi , cantautori ecc. a suonare una musica loro, che non ha nulla a che vedere con quella stereotipata. La musica è più vasta di quella che vogliono far credere nelle Tv. Se noi studiamo la musica, diventiamo più sensibili e migliori, non è importante che diventi il nostro lavoro, ma quanto è bella ed ampia come conoscenza, che ci fa diventare persone migliori.
Ufficio Stampa & Produzioni MP di Salvo De Vita
Fonte notizia
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