L'estate della ripartenza per le imprese venete è anche quella di importanti operazioni in Borsa che coinvolgono diverse realtà di eccellenza: le considerazioni dell'avvocato Massimo Malvestio al centro dell'articolo del "Corriere del Veneto".
Massimo Malvestio: l'intervento dell'avvocato sul "Corriere del Veneto"
Ingressi 'stellari', fusioni strategiche. È l'estate delle imprese venete in Borsa, come racconta il "Corriere del Veneto" in un articolo in cui ripercorre alcune delle più importanti operazioni finanziarie realizzate in questi mesi, come l'esordio a Wall Street di Stevanato Group che con una valutazione di 5,3 miliardi di euro è diventata la prima quotata veneta per valore. E ancora la fusione tra Italian Wine Brands e la veneta Enoitalia, divenuto "il primo gruppo del vino italiano, già in partenza quotato". Non mancano però le "uscite di scena, come per Carraro e Sicit, le aziende meccanica e dei concimi dagli scarti della concia, che scelgono di far leva sui prezzi bassi in uscita dalla crisi Covid, per impostare piani di crescita lontani dalla Borsa". Tra le autorevoli voci invitate dal "Corriere del Veneto" a esprimersi in merito c'è anche quella di Massimo Malvestio, l'avvocato trevigiano che nel 2014 si è trasferito a Malta dove attualmente opera in qualità di Presidente del Comitato per gli Investimenti di Praude Asset Management Ltd. "I costi per entrare e rimanere in Borsa sono sempre molto importanti. Se una società non ha una chiara ragione strategica o un ritorno in termini di valutazione o immagine, per me non ha senso pensarci", spiega nell'articolo Massimo Malvestio, fondatore del fondo Hermes Linder dedicato alle small cap: "Anche in Veneto ci sono state recenti quotazioni con multipli molto alti, che si giustificano da sole. Ma se l'effetto è ottenere valutazioni inferiori a quelle che pagherebbe un fondo d'investimento per entrare nel capitale, ho i miei dubbi che il gioco valga la candela. In giro ci sono tanta liquidità e soluzioni operative più semplici".
Massimo Malvestio: spesso la presenza in Borsa non è priva di rischi
Per quanto riguarda Carraro, secondo Massimo Malvestio "ha fatto bene a sganciarsi da una situazione di un titolo sostanzialmente illiquido e anche a lungo sottovalutato": gli azionisti di maggioranza "quando servivano i soldi per rafforzare la società non hanno pensato al mercato, ma prima a un'altra famiglia". La presenza in Borsa non è immune da rischi e non bisognerebbe mai dimenticarlo, avverte l'avvocato: "Le imprese familiari possono stare in Borsa con successo; ma la logica di piccole capitalizzazioni e flottanti anche sotto il 20% non è sempre comprensibile. Gli investitori istituzionali evitano le azioni illiquide e il prezzo finisce per dipendere da pochi movimenti speculativi. E società di qualità possono venir mortificate da quotazioni evidentemente troppo basse, che rendono le azioni non più utilizzabili per le acquisizioni; e l'immagine della società si offusca: insomma, niente di buono". Massimo Malvestio pone dunque l'attenzione anche su possibili alternative per le Pmi: "Perché non provare a favorire lo sviluppo di un vero mercato del Private Equity? Non solo attraverso fondi che sono una sicura opportunità. In giro ci sono molti soldi e mano a mano che una cultura della trasparenza e della legalità si diffonderà - come già sta succedendo - tra le piccole imprese, si apriranno opportunità di crescita con capitali privati. Evitare percorsi troppo costosi, pur assumendo rischi in teoria maggiori, sarà un'opportunità non solo per family office ma anche per investitori meno importanti. In Veneto c'è già un fondo che investe in micro imprese; mi auguro possa essere un precursore".
Fonte notizia
www.economiafinanza.eu massimo-malvestio-lestate-delle-imprese-venete-in-borsa-tra-maxi-ipo-e-uscite-di-scena