“Volevo la gonna” è un libro che insegna e svela tante cose, attraverso una vita intensa ai limiti dell'incredibile ovvero quella della protagonista Miriam Morden, narrata durante una corsa verso l’ospedale, accompagnata dalla sua amica del cuore che si trova ad essere proprio la scrittrice Vivian Darkangel. I fatti narrati sono tanti e tutti realmente accaduti, mai casuali, ogni racconto è esattamente dove deve essere affinché tutto assuma un significato specifico per chi legge.
Quale messaggio vuoi trasmettere con questo racconto e come è scattata la voglia di scrivere un libro?
“Il messaggio che vorrei trasmettere ai lettori è quello di non mollare mai. Attraverso la mia storia vorrei aiutare le persone che hanno una vita difficile e vorrei incoraggiarle a non perdere mai la speranza, soprattutto in questo difficile periodo epocale che il mondo intero sta vivendo.Il libro sulla mia vita è sempre stato un sogno nel cassetto al quale Vivian Darkangel un bel giorno è riuscita a dar vita, poiché siamo amiche da tantissimi anni. Con lei mi sono sempre confidata ed abbiamo vissuto insieme molte cose, per cui nessuno meglio di lei avrebbe potuto farmi questo omaggio”. A ritroso le due amiche ripercorrono la vita della protagonista che in qualche passaggio si intreccia con quella della scrittrice. L'assurdità di una società basata sulla finzione, sul perbenismo, le apparenze e il bigottismo, che celano realtà di vita davvero incredibili e a volte squallide. Sono alcuni temi trattati nel libro”.
Quanta realtà e quanta fantasia ci sono nel libro?
“Il libro racconta solo ed esclusivamente la verità. Ogni cosa scritta vi farà vivere esattamente il mio passato, dal disagio di trovarsi in un corpo che non si riconosce come proprio, alla lotta per far emergere la vera essenza di sé e il fuggire come profuga da un paese che voleva sterminare la sua famiglia”.
Ci racconti meglio questo passaggio di vita?
“Questo “Passaggio” della mia vita è narrato dettagliatamente nel libro che vi invito a leggere, comunque posso anticiparvi che ho vissuto la mia fuga dalla Libia come un enorme trauma e ancor oggi il mio corpo è riuscito a fuggire dal mio paese ma il mio cuore è rimasto li con tutti i miei cari che non posso più vedere e che non ci sono più”. Le due amiche affrontano il tema dell'amicizia, gli enormi dolori legati alla morte, suicidi, abusi, soprusi, e amori grandi... tutto attraverso anche un viaggio interiore che farà emergere quella bambina rimasta imprigionata per tanto tempo in un corpo da bambino, poi nei panni di un rispettato carabiniere ed abile batterista, padre di famiglia, per poi sbocciare in tarda età in una vera Donna. Una vita passata a vivere una doppia identità essendo costretta a travestirsi segretamente. L'ossessione di non lasciare mai traccia del suo sentirsi e travestirsi in donna proprio nei confronti della sua famiglia, suo figlio e addirittura con le sue compagne di vita”.
Quando hai deciso di fare il grande passo della trasformazione e hai preso consapevolezza della necessità di un radicale cambiamento di vita?
“La mia è davvero stata un trasformazione fatta in tempi record. Dopo una vita a nascondermi e travestirmi ho deciso di cambiare vita e diventare donna. Ho fatto tutto più o meno in 5 anni. Sono stati 5 anni di agonie e torture, perché non è una passeggiata fare questo tipo di trasformazione. Solitamente una trans ci impiega moltissimi anni a compiere questo enorme passo, ma io non avevo tempo a disposizione perché avevo già più di 50anni. Nessuno se lo aspettava ed è stata una sorpresa per tutti.Tanti i problemi, ma sempre superati nella piena consapevolezza che finché non si indossano finalmente quei
panni che ci identificano non possiamo fermarci”.E ora finalmente Miriam indossa, con fierezza, la sua amata gonna!