Anna Maria Lella - “Una famiglia normale”
Anna Maria Lella presenta il racconto agghiacciante di una scelta fatale, tratto da una storia realmente accaduta. Sebbene i nomi delle persone e dei luoghi siano stati comprensibilmente cambiati, si intuisce presto quale sia la fonte della vicenda narrata: una strage famigliare accaduta nel nord Italia all’inizio di questo secolo, e compiuta da due ragazzi minorenni. Una mattanza ai danni di una donna e di un bambino, le cui ragioni sono spiegate in quest’opera dalla voce della mandante e co-esecutrice del delitto.
Casa editrice: PAB Editore
Collana: La banda Bassotti
Genere: Narrativa/Crime
Pagine: 250
Prezzo: 16,00 €
«La luce forte mi accecava. Ho scelto il buio totale. Non c’era un altro modo, vi giuro che non c’era e comunque non lo saprò mai. Non saprò mai se ho agito bene. La vita umana si svolge una sola volta e quindi non potremo mai appurare quale nostra decisione sia stata buona e quale cattiva. Non ci viene data una seconda possibilità. “Se l’uomo può vivere solo una vita, è come se non vivesse affatto”»
“Una famiglia normale” di Anna Maria Lella è un romanzo di genere crime ispirato a un fatto di cronaca nera avvenuto nel 2001 in Italia; l’opera è narrata in prima persona dalla protagonista Elisa, una figura complessa, a tratti disturbante, manipolatoria ma anche fragile, e profondamente sola. L’azione si svolge tra presente e passato: incontriamo un’Elisa adolescente all’inizio del Duemila, che si alterna a un’Elisa trentasettenne che fa i conti con il grave crimine che ha commesso ventuno anni prima. Elisa vuole spiegare le sue ragioni da adulta, nonostante sia ormai libera dalla condanna penale a lei inflitta; ritorna continuamente a quel quindici dicembre, non tanto per il senso di colpa ma perché per lei stessa è ancora un mistero cosa abbia scatenato quella furia omicida, quale malattia dell’anima o della mente l’abbia spinta ad accanirsi così crudelmente su due persone di famiglia.
Elisa non cerca il perdono altrui rievocando la sua tragica vicenda, forse non aspira neanche alla redenzione: lei conosce bene la gravità di ciò che ha compiuto e non le interessa manifestare pentimento ma solo raccontare ciò che è accaduto nella sua testa e nella realtà dei fatti; Elisa vuole essere ascoltata. In fondo, raccontare la propria vita è come vivere una seconda volta e quindi è più reale; una sola volta, infatti, non è nessuna volta – «einmal ist keinmal» – come viene ossessivamente ribadito nell’opera.
Elisa non si è perdonata, e ha ancora paura di sé stessa; allo stesso tempo dimostra una sconvolgente freddezza e lucidità e una brutale sincerità nel narrare dei mesi precedenti agli omicidi, delle ombre che l’hanno accompagnata sin da bambina, dell’amico Peter, che ha guidato i suoi gesti più folli, delle visioni di morte ormai parte della sua quotidianità. Il male ha tante, troppe sfumature, e la storia di Elisa lo dimostra; numerose domande quindi affiorano: compiere una volta del male equivale ad essere una persona malvagia e irrecuperabile? Chi è davvero Elisa? Un orrendo mostro o solo una ragazza danneggiata e in perenne e frustrata fame d’amore, alla disperata ricerca di una via d’uscita?
Anna Maria Lella ci conduce in una storia angosciante preparando accuratamente il terreno; vi è infatti un’ottima costruzione della suspense: il lettore sa dove si arriverà, se ha riconosciuto il caso di cronaca da cui il romanzo è stato tratto, e prova una tensione continua in attesa del gelido e ineluttabile epilogo.
SINOSSI DELL’OPERA. Elisa, 16 anni, vive in una Milano perfetta, tra villette a schiera e una famiglia impeccabile. Un fratellino esemplare, genitori di successo, un fidanzato devoto e un amico sempre al suo fianco: tutto sembra un sogno. E forse lo è. Dentro questa vita ordinaria, divampa una realtà sconnessa, perturbata e paranoide, dove si nascondono ombre oscure e segreti inconfessabili. Qualcosa di inquietante si annida nei pensieri di Elisa, che diventano ogni giorno più cupi e pericolosi. Un’idea, propulsione di un perverso congegno a orologeria, comincia a impuntarsi nella testa della ragazza, crescendo abnorme giorno dopo giorno.
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