Quante volte usiamo l’aggettivo surreale? Ormai tutto è diventato surreale, da una mostra, al calcio, ad una discussione, fino ad arrivare, figuriamoci, ai tempi del Coronavirus. In realtà l’aggettivo surreale non ha nulla a che vedere con la paura, surreale ha a che vedere con la libertà: André Breton, intellettuale e poeta francese diceva che la surrealtà è la soluzione degli stati del sonno e della veglia in una realtà assoluta.
In tal senso bisognerebbe pensare ad un post pandemia antisurreale dove si riscopra il senso del bello collegato al surreale che non è mai brutti, semmai sublime. L’artista portoghese Santiago Ribeiro, fondatore del movimento New Surrealism Now iniziato nel 2010, in tal senso regala la bellezza di una nuova visione che sembra inquietante perché ci mostra quello che potremmo essere tutti, ma allo stesso tempo, prendendone atto, e resasi intellegibile la realtà come in parte anche il subconscio grazie alla psicoanalisi e alle neuroscienze, si può già essere soddisfatti di questa presa di coscienza.
La pittura di Santiago Ribeiro regala il reale e il rovescio, l'irreale e la sua semioscurità, il movimento e la sua esagerazione, come il gusto che si prova quando si osserva qualcosa creato dal nulla. Se il tratto è surrealista ciò che i suoi dipinti ci mostrano, in un giusto equilibrio cromatico è un'altra realtà, come se le figure che sfidano chi osserva le sue tele fossero le nostre stesse ombre sollevate dalle profondità della memoria.
Le ombre vanno tenute a bada per il nostro bene e per quello della collettività, ma è anche un bene renderle intellegibili, in maniera tale da farci meno paura. Il surrealismo in sostanza si propone di fare questo e quello di Ribeiro trasforma il subconscio in essenza ontologica, pr cui il mondo e noi stessi non siamo comprensibili solo razionalmente ma anche in un modo più oscuro e misterioso adoperato soprattutto da poeti e artisti, i quali nell’ombra trovano il loro rifugio ideale per svelare cose che apparentemente sembrano ovvie.
Le tele che scorrono all’interno del video realizzato dalla giornalista e curatrice d’arte sannita Annalina Grasso, dal poeta siciliano premio Garcia Lorca e A.S.A.S Vincenzo Calì e dall’attore romano Maurizio Bianucci, premio Crocitti 2019, interprete di numerose pellicole, fiction RAI e pièces teatrali, sono appunto accompagnate dalla voce inquieta dell’attore che legge la poesia scritta appositamente per l’arte di Ribeiro da Calì, dal titolo enigmatico “Profluvi”:
L’io si libra,
inquieto è l’incanto, del certo è cieco,
moralità annegate,
lascio a vero impeto,
conscio e inconscio fusi a metà.
Onirica danza mi scuote,
il derma vibrante dice se,
la materia è eterea,
spalanca i profluvi e al fine sento…
Sottili linee d’echeggi ondulano,
le ossessioni si affollano vive,
spazio e tempo lascio a metà
e il fine è certo…
La poesia sottolinea come sia la realtà stessa ad essere surreale, in quanto come sosteneva anche Magritte, non è mai stata separata dal suo mistero. E Santiago Ribeiro, attualmente il surrealista più famoso al mondo, sa benissimo che la logica da sola non può risolvere i misteri della vita, senza però lasciarsi tentare dall’abbandonare totalmente al subconscio, bensì “limitandosi” ad assediare i nostri occhi da ogni angolo, spingendoci ad un desiderio di verità, conoscenza e resistenza.
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www.900letterario.it