Si trova proprio alle spalle del Foro centrale, lungo via delle Terme, nell’area tra Porta Ercolano e come abbiamo detto prima, il Foro. Questa abitazione riportata alla luce nel 1824 dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è celebre per la ricchissima decorazione pittorica appartenente all’ultimo periodo dell’arte pompeiana.
La casa del Poeta tragico di Pompei in realtà, è famosissima nel mondo per il suo mosaico pavimentale di un cane legato alla catena, in atto di abbaiare, con su scritto “Cave Canem” ossia “Attenti al Cane”.
La raffigurazione del cane è estremamente realistica, e proprio per preservarne la bellezza quest’ingresso è chiuso da una vetrata. Ma anche se l’accesso è limitato, permette comunque di apprezzare la bellissima e realistica opera.
Per entrare nella domus, bisogna andare nel vicolo della Fullonica, dove proprio il secondo ingresso, introduce direttamente al peristilio. A testimonianza del culto familiare che gli antichi romani avevano verso i Lari, numi protettori della casa, si trova proprio qui nel peristilio uno splendido larario con delle forme quasi barocche. Anche se riccamente decorata, il che fa pensare ad un proprietario molto danaroso, la casa però ha dimensioni molto più piccole rispetto alle altre domus dell’antica città di Pompei.
Le dimensioni piccole però, non incidono minimamente la sua bellezza che è conservata nei suoi mosaici e nei suoi affreschi. Oltre al famoso Cave Canem, l’ingresso era decorato e abbellito con un mosaico che rappresentava l’esibizione teatrale di due attori satireschi, e proprio questo affresco ritrovato, diede il nome alla domus. Altri invece pensano che la scena raffigurerebbe Alcesti e Admeto che ascoltano un oracolo.
La decorazione oggi è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, assieme ad altre decorazioni con soggetto mitologico come la scena di Achille e Briseide e la Vendita degli amorini. Ancora oggi nel salottino della domus è visibile l’affresco di Arianna abbandonata da Teseo, anche se danneggiato l’opera ci offre un delicatissimo esempio di pittura romana, e che sottolinea ancora di più il fatto, che i committenti nonché i proprietari di casa dovevano essere davvero benestanti.
La fama della casa del poeta tragico di Pompei, non dipende solo dalla sua estrema bellezza, ma anche dal romanzo Gli ultimi giorni di Pompei di Edward Bulwer-Lytton, pubblicato ne 1838. Glauco, protagonista della storia, abitava proprio in una domus ispirata a questa.
La domus divenne nell’immaginario comune, la classica domus di epoca romana, così nel 1854, fu costruita nell’area espositiva del Crystal Palace di Londra e fu adibita per un breve periodo a sala da te. Potremmo dire che la regina Vittoria prese il tea nell’antica Pompei.
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