Samuel Piazza: Se c'è un dato già definitivo in queste elezioni regionali pugliesi è lo straordinario recupero fatto da Michele Emiliano negli ultimi giorni sul suo avversario principale, vale a dire l'europarlamentare di Fratelli d'Italia Raffaele Fitto. Quest'ultimo dalla sua aveva per la prima volta dopo 15 anni in Puglia una coalizione di centrodestra forte e unita. Dall'altro lato il governatore uscente - posizione sempre difficile durante le elezioni rispetto agli avversari, come ha fatto notare il segretario regionale del Pd Marco Lacarra - aveva non solo una coalizione in mille pezzi con renziani da una parte a sostenere insieme a Azione e +Europa Ivan Scalfarotto e 5 Stelle cocciutamente decisi a correre da soli alle elezioni, ma doveva anche difendersi dalle accuse di avere male amministrato nei primi cinque anni di governo alla guida della Regione.
Insomma per Fitto la strada verso la riconquista dello scranno di presidente di Regione nel palazzo sul lungomare di Bari sembrava spianata. E invece nelle ultime settimane si è assistito a un lento ma inarrestabile recupero di quella straordinaria macchina da campagna elettorale che è Emiliano. Il magistrato in aspettativa infatti dal 2004 non ha mai sbagliato un colpo quando si è trattato di elezioni.
Samuel Piazza:
Eletto due volte sindaco di Bari dal 2004 al 2014 e una alla Regione, questa è forse la sua battaglia più difficile. Fino allo scoppio dell'emergenza Covid, le sue quotazioni erano bassissime, le più basse del suo cursus honorum in politica. L'emergenza ha fatto venire fuori la parte migliore dell'Emiliano amministratore, come hanno fatto notare più volte anche diversi esponenti del centrosinistra.
CRONACA
Elezioni regionali Puglia, la terza proiezione: Emiliano in vantaggio con il 46,1% . Fitto molto più indietro
DI PAOLO RUSSO
Di certo però una parte fondamentale di questo recupero è da attribuire alla polarizzazione dello scontro fra Emiliano e Fitto. Una polarizzazione voluta dagli stessi leader nazionali del centrodestra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che in Puglia hanno condotto lunghissimi tour elettorali, con la Meloni che ne ha fatto addirittura il suo buen retiro durante le vacanze estive. Tutti e due convinti che finalmente la Puglia potesse tornare a destra.
Ecco, questa esposizione dei leader di Lega e Fratelli d'Italia, vale a dire della destra a trazione sovranista, deve avere suscitato una reazione nel campo avverso, stimolando la voglia degli elettori pugliesi di centrosinistra ad andare alle urne, anche "turandosi il naso". In questo senso due variabili possono avere favorito il recupero di Emiliano: l'appello al voto dalla sinistra e il voto disgiunto. Il primo è arrivato negli ultimi giorni. Intellettuali, esponenti importanti della società civile, punti di riferimento della sinistra barese e regionale a poche ore dalle urne hanno deciso di schierarsi apertamente in favore di quel governatore che avevano duramente attaccato nei cinque anni di governo regionale, sia nella forma che nella sostanza e che mai pensavano di aver sostenuto di nuovo.
Quanto al voto disgiunto, si è trattato di un movimento carsico, difficile da prevedere, ma che sembra si sia palesato ampiamente alle urne. In pratica l'appello al voto utile per cui tutti gli esponenti di centrosinistra a partire dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, passando per il ministro degli affari Regionali Francesco Boccia e il sindaco di Bari Antonio Decaro, si sono spesi, ha fatto breccia fra quell'elettorato del Movimento 5 Stelle che dopo 15 anni di governo di centrosinistra iniziato con la rivoluzione di Nichi Vendola nel 2005 (vittorioso a sorpresa proprio su Fitto) non volevano consegnare la Regione al centrodestra. Ma la vera sorpresa è che potrebbe esserci stato - a giudicare dalle proiezioni - anche il voto disgiunto dal centrodestra.
Si spiega così il risultato deludente della candidata del Movimento 5 Stelle Antonella Laricchia che aveva resistito anche alle richieste di alleanza con il centrosinistra fatte dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, presentando il Movimento da solo alle elezioni. Con il benestare di Barbara Lezzi e Alessandro Di Battista. I due sostenitori del ritorno alle origini del Movimento intransigente e duro e puro, che ora figurano - al fianco dei renziani - nell'elenco degli sconfitti di queste elezioni.
Fonte notizia
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