Devil's Haircut (Ovvero, di quando trovai il coraggio di cambiare): è questo il titolo che Francesca Prevettoni, bassista del gruppo musicale “Irene va di fretta”, ha dato a questo breve racconto online, che ha pubblicato in questi giorni di quarantena causata dal CoronaVirus.
Francesca Prevettoni ha cosi utilizzato questi giorni di “clausura” per far compagnia a tutte quelle persone collegate sui social e alle quali piace leggere. Una capacità meravigliosa, quella di saper trasmettere delle forti emozioni in racconti cosi brevi, anche perchè Francesca riesce cosi a tenere compagnia ai lettori per più giorni, con racconti diversi. Racconti brevi, ma intensi, che lasciano il loro messaggio.
E' anche un vivere positivo vedere come momenti di difficoltà possono generare “un respiro d'ossigeno”.
Concediamoci anche noi questi pochi minuti di relax, per leggere uno dei suoi racconti:
Devil's Haircut (Ovvero, di quando trovai il coraggio di cambiare)
E' solo il primo giorno di un altro lunghissimo anno scolastico. E' solo un altro giorno peggiore della mia vita fra, i giorni peggiori della mia vita.
Mamma mi ha accorciato la frangia l'altro ieri. Sembro uno spaventapasseri. Con la faccia costellata di brufoli, la montatura degli occhiali troppo spessa, i jeans fuori moda, che non reggono i miei ritmi di crescita e mi scoprono le caviglie di altri quattro centimetri.
Sull'autobus ho visto un ragazzo nuovo. Si è seduto in fondo, tutto solo, vestito di nero; le cuffie premute sulle orecchie. L'ho guardato, l'ho fissato per almeno dieci minuti. Niente, non si è accorto di niente.
Mentre salgo le due rampe di scale, che mi conducono in classe, una spinta violenta sulla schiena mi fa trasalire. Ecco, ci risiamo:
"Guarda la sfigata. Ma come ti sei vestita? Guarda che capelli. Come sei conciata. Guarda la secchiona. Stordita. Sei brutta. Sfigata."
Non devo piangere. Se piango hanno vinto loro.
Nell'aula è rimasto solo il posto al primo banco. Mi rassegno. E' già capitato per due anni consecutivi, ma non c'è due senza tre.
“Sfigata.”
Una pallina di carta mi si impiglia fra i capelli.
"Ehi, sfigata"
Sempre meglio di quella volta, in prima, quando mi hanno attaccato un chewing gum sulla testa. Ho dovuto tagliarmi intere ciocche di capelli per togliere tutti quei residui rosa e appiccicosi.
"Sfigata...guarda la sfigata."
"Sfigata", credo che lo scriveranno anche sulla mia lapide, quando sarò morta. Altra pallina di carta, veloce come un razzo.
Penso al ragazzo vestito di nero sull'autobus. Magari se all'uscita lo rivedo ci scambio due parole. Cosa potrei digli?
Mancano ancora troppi giorni alla fine di quest'anno scolastico. Un anno intero e poi ancora due interminabili anni. Chissà quanto riuscirò ad andare avanti, cosi.
Al ritorno, sul bus, ritrovo il ragazzo di stamattina. Mi siedo accanto a lui, ma non ho il coraggio di aprire bocca. Ha ancora le cuffie e la musica a tutto volume; non credo mi sentirebbe. Sta ascoltando una canzone che conosco. Sono gli Smashing Pumpkins.
"We will never be the same
The more you change, the less you feel
Believe, believe in me, believe"
Corro a casa, lo zaino pesa sulle spalle.
Mamma mi ha lasciato il pranzo pronto in cucina, ma non tocco nemmeno il piatto. Vado in bagno. Forbici alla mano, afferro ad una ad una tutte le mie crespe ciocche e, con tagli netti e decisi, le lascio cadere nel lavabo, come foglie in autunno.
Un ultimo ritocco con il rasoio elettrico e finalmente eccomi qui. Mi sento nuda senza quella massa informe di capelli, ma allo stesso tempo è una sensazione liberatoria, un respiro profondo. Passo le dita sulla nuca ispida.
Sono sicura che domani non sarà ANCORA un altro giorno. Sarà semplicemente un altro giorno.