Vercelli – Per la quarta volta nel 2019 ci hanno fatto visita gli Hare Krishna.
Presso la libreria dell’Arca, infatti, si è svolta la presentazione di un libro a cura di Prabhu das, fondatore e responsabile del Centro culturale Hare Krishna di Torino. Nello spazio messo a disposizione da Elisa Caramella, lo scrittore ha narrato col suo stile inconfondibile la genesi di questa sua ennesima fatica letteraria.
Introdotto al pubblico da Liza Binelli (docente e giornalista) ha avviato il suo discorso esplicando il titolo: “L’Amico di Krishna” (Om edizioni). Chi è questo amico? Chi è Krishna? L’amico è Stefano Leo, 33enne biellese, (ma nato a Varallo sesia) che aveva viaggiato per il mondo, trascorrendo un paio di mesi in una comunità Hare Krishna in Australia poi era rientrato in Italia, trovando un nuovo lavoro, una nuova casa, dei nuovi amici nel capoluogo piemontese. Recandosi al lavoro quella maledetta mattina del 23 febbraio, lungo il Po, uno squilibrato lo accoltellò alla gola, lasciandolo esanime al suolo e mettendo fine alla sua esistenza. Felice. L’assassino scappò, le indagini non portarono a nulla, finché lo stesso carnefice confessò quanto accaduto.
Ammise le sue colpe, cinque settimane dopo, in seguito ad una cerimonia commemorativa lungo i Murazzi trasmessa in Tv, alla quale presero parte la Sindaca Chiara Appendino, il padre di Stefano, tanti amici e comuni cittadini colpiti dalla morte inspiegabile, assurda, atroce di un giovane che si recava al lavoro. L’assassino, in seguito a quelle immagini, non riuscì più a sostenere il peso di quel macigno che lo schiacciava e si recò in questura confessando il delitto. Ma perché lo aveva fatto? Perché voleva uccidere un italiano dall’aria felice. E Stefano aveva mille motivi per esserlo. Purtroppo qualcuno, sostituendosi a Dio, gli ha tolto tutti i suoi sogni, i suoi desideri, ma soprattutto lo ha sottratto all’affetto dei suoi cari.
Prabhu das non ha voluto raccontare la vicenda per la delicatezza dell’argomento e poi, anche perché tutti i dettagli si trovano nel suo libro. Ha però raccontato cosa succede al momento del trapasso. “E’ il momento più importante di tutta la nostra esistenza. Ha detto il monaco. Viviamo per tot anni e poi il momento fondamentale è l’ultimo. È lì che determiniamo cosa saremo nella vita successiva. Bisogna ricordarsi di Dio. Certo non è facile”. Forse Stefano lo avrà fatto, non possiamo saperlo. “Ma adesso lui è felice – ha continuato – e sta bene perché è libero dal corpo. Tutte le persone che lo pensano che stanno pregando per lui, lui lo sa, lo sente e questo gli fa bene”.
Prabhu das non ha conosciuto Stefano, però si è recato nella camere mortuarie celebrando un breve rito (lo ha benedetto con l’acqua del Gange) e ha preso parte alle esequie. Funerali, che si sono svolti in forma laica per il giovane biellese nel rispetto di tutte le fedi religiose delle persone che vi hanno preso parte.
Lo scrittore proseguendo nella sua presentazione in libreria ha portato a esempio molti pensieri estratti dalla Bhagavad-gita, prima recitandoli a memoria in sanscrito, poi traducendoli e, infine spiegandoli. Ha illuminato così il pubblico confortando i loro cuori, rispettando il loro dolore e invitandoli a documentarsi sui testi dell’antica tradizione vedica, oltre che a visitare il centro culturale di corso Tortona 52 a Torino. Dove apprenderanno chi è Krishna.
Di Liza Binelli