GROOVE Francesco Cocco 11 ottobre > 9 novembre 2019
Il MUSEO IRPINO, Complesso Monumentale Carcere Borbonico di Avellino (Piazza Alfredo De Marsico) ospita, con inaugurazione avvenuta lo scorso 11 ottobre, la mostra di Francesco Cocco dal titolo GROOVE, a cura di Gerardo Fiore, con la presentazione critica di Ernesto Forcellino. Presente anche parte della Collezione permanente d’Arte Contemporanea della Città di Montoro, con le opere di: Lisa Bernardini, Eliana Petrizzi, Maria Sara Pistilli, Franco Sortini, Nadia Della Toffola, Angelomichele Risi, Maurizio Canoro, Danilo Morese, Edoardo Iaccheo, Ugo Cordasco, Raffaele Sorrentino, Franco Cipriano.
nettezza il profilo e ne restituisce l’identità, quanto piuttosto per decostruirne la figura, per cancellarne i confini o indovinare i “solchi” che ne attraversano le posizioni, e cogliervi in tal modo la possibilità di far segno ad altro. Di significare altro o, al limite – al limite del tratto, al limite del gesto che ne traccia l’immagine – di non significare affatto (affondando ad esempio nel non-luogo
di indifferenziate monocromìe). È anzi proprio la pretesa di abitare un mondo i cui significati ne pre-giudicano l’esperienza, catturandoli entro un complesso di forme astratte già pronte e disponibili (ideali, idealizzate e in ultima istanza “ideologiche”) a costituire il bersaglio più esplicito della sua critica pittorica. È dal peso di questa tradizione che egli intende ironicamente e provocatoriamente liberarsi. In ciò risiede anche la ragione “tecnica” del suo lavoro, laddove la deriva “pop” che la replica dell’immagine sembra suggellare secondo un ostentato gioco di superficie, non smette però d’intrecciarsi alla profondità “espressionistica” del pittorico e alla forza gestuale del fare artistico. La trama del disegno finisce così per smagliarsi nel luogo stesso in cui
Sin da bambino respira l’atmosfera dell’arte e dei colori, osservando il padre pittore e decoratore d’interni, e accompagnandolo durante i suoi lavori.
Laureatosi poi in materie economiche, continua parallelamente a coltivare il suo amore e interesse per la ricerca pittorica. La sua prima esposizione personale è del 2011, quando sceglie gli spazi sotterranei di un Palazzo di Boscoreale (Palazzo Vaiano), per ospitare i suoi lavori. Da quegli anni la sua ricerca muta notevolmente, ma sempre seguendo un filo coerente e continuo, passando da racconti complessi su tela dove Cocco unisce la potenza di fotografie ed
immagini d’epoca a scritte e persino a formule matematiche, cercando sempre di trovare anche in polemica, un equilibrio tra le teorie apprese in economia e la sua personale visione del mondo, di osservatore degli equilibri sui quali si fonda la società. Un incontro per frammenti di quotidianità, un mondo fatto di nostalgie per il passato (le fotografie) e tensione verso il futuro. I lavori, dai colori accesi e dal segno di chiara matrice espressionista con accenti pop, in cui il desiderio del figurativo è sempre presente, negli anni seguiranno una lenta evoluzione ancora in corso, in cui ogni mostra rappresenta solo una sorta di sosta di un viaggio ininterrotto e parte di un unico flusso. Il segno ora si fa più rarefatto, persino infantile (assorbendo forse il senso della nostalgia), quasi sfiorando l’invisibile, e la pittura per scelta e assonanza si fa più vicina alle opere
di matrice americana contemporanea come la potente pittura segnica di CyTwombly e per certe ambientazioni e atmosfere di silenzio a Hopper e Hockney ma anche Katz e Dumas. Il lavoro si fa “microscopico” come a voler penetrare nelle ossa delle forme, nella struttura delle cose, in modo
puntuale ed immediato, dissolvendole nella materia e nel colore, e compiendo un lavoro concettualissimo, netto, pur tutto pittorico, ma sempre da osservatore, di distanziamento dal puro oggetto significante anche attraverso il gioco dell’ironia e del disvelamento di verità “altre” che si celano dietro le apparenze sociali e culturali persino. Nel 2016 presenta i suoi lavori in Anime Salve (dove già si avverte il bisogno di liquefare la pittura, di raccontare personaggi e maschere solo attraverso un’atmosfera, un colore, un segno) e
partecipa alla collettiva Friends, presso lo spazio espositivo di Caserta del gallerista Angelo Marino, mentre del 2017 è il group show Corpus alla Saachi Gallery di Sabato Angiero. Del 2019 è la personale Incammini a Spazio Corrosivo, curata da Beatrice Salvatore e Piero Chiariello.