Napoli 1465: la vendetta del condottiero
Un odio insanabile tra due famiglie di condottieri; una lotta per la supremazia nell’Italia del secondo Quattrocento; una congiura ordita per eliminare un personaggio scomodo, una minaccia a un sistema di potere.
Un complotto del Rinascimento italiano è infatti la trama dello spettacolo
Napoli 1465: la vendetta del condottiero, in programma a Pizzighettone (Cremona, Lombardia) la sera di sabato 19 agosto alle ore
21:30 per la serie «
Racconti d’estate 2023».
Per l’evento è stata scelta la formula della narrazione storica con visita guidata: un racconto brioso e coinvolgente, ispirato al teatro di narrazione e articolato attraverso un percorso a tappe illuminato con torce e fiaccole lungo le antiche mura della cittadina sull’Adda.
Servendosi di questo suggestivo scenario lo spettacolo
Napoli 1465: la vendetta del condottiero rievoca le vicende che negli Anni Sessanta del
XV secolo coinvolsero diversi antichi stati italiani: il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia, il Regno di Napoli, la Repubblica Fiorentina, il Ducato di Modena e Reggio, gli Stati della Chiesa, la Repubblica di Genova, il Marchesato di Mantova.
Il contesto in cui prese forma la congiura è l’Italia della seconda metà del Quattrocento, retta da un complesso equilibrio politico conseguito grazie alla Pace di Lodi e alla Lega Italica (1454).
Fautori e registi di questo sistema erano stati il banchiere fiorentino Cosimo de’ Medici (1389-1464) e il duca di Milano, Francesco Sforza (Francesco Attendolo o Francesco Sforza Visconti, 1401-1466).
Figlio illegittimo di un condottiero romagnolo ed egli stesso capitano di ventura, nel corso degli anni Francesco aveva costruito una fitta rete di rapporti politici e militari con cui aveva potuto diventare signore di Milano (1450) e di Genova (1464).
Al potere degli sforzeschi si opponevano i bracceschi, capeggiati da una dinastia umbra di condottieri: i Piccinino. Le due stirpi erano separate da una rivalità insanabile, che si trascinava fin dall’inizio del Quattrocento.
Nonostante i livori, i due
clan avevano spesso militato sotto le stesse bandiere. In particolare, quelle del Ducato di Milano di Filippo Maria Visconti (1392-1447). Per questo sovrano i Piccinino avevano prestato servizio in modo stabile fra gli Anni Venti e Quaranta del
XV secolo.
Nello stesso periodo, invece, Francesco era riuscito a diventare il genero del duca stesso, sposandone nel 1441 la figlia Bianca Maria (1425-1468).
Negli Anni Sessanta del Quattrocento il capo dei bracceschi Jacopo Piccinino (1423-1465) era uno dei principali oppositori di Francesco Sforza Visconti e dei suoi alleati.
Un pericolo che il duca non poteva sottovalutare: oltre all’odio atavico contro gli Sforza, il condottiero umbro portava con sé molti seguaci, ma non ha uno stato proprio; Francesco, invece, deve difendere il dominio che aveva conquistato e, inoltre, preservare l’equilibrio politico che aveva costruito.
Jacopo doveva essere eliminato: in questo proposito Francesco trovò l’appoggio del re di Napoli Ferdinando
I d’Aragona (Ferdinando di Trastámara o don Ferrante, 1424-1494), contro cui Jacopo aveva condotto una campagna militare terminata in una disastrosa sconfitta per il capitano braccesco (1462).
Costretto dalle circostanze, Jacopo cercò di pacificarsi con il duca milanese, anche sfruttando il fatto di essere fidanzato sin dal 1449 con una figlia del sovrano, Drusiana (1437-1474). Francesco Sforza Visconti accettò di buon grado la conciliazione: per suggellarla, concesse la mano di Drusiana al condottiero braccesco (1464).
Ma le intenzioni di Francesco Sforza erano altre. Affidandosi al suo più abile consigliere, Francesco Simonetta (o Cicco Simonetta, 1410-1480), il duca ordì una congiura in combutta con re Ferdinando. Proponendosi come paciere fra questi e Jacopo, Francesco convinse il genero delle buone intenzioni del sovrano aragonese e lo spinse a recarsi a Napoli (primavera 1465).
Nel capoluogo partenopeo Jacopo ricevette una buona accoglienza da Ferdinando. Il meccanismo della cospirazione era così accurato che il capo dei bracceschi non si accorse di nulla fino al 24 giugno, quando il capitano umbro fu improvvisamente arrestato e rinchiuso nel Castelnuovo.
Re Ferdinando fece diffondere la falsa notizia del decesso del condottiero causata da una caduta accidentale. Jacopo, invece, morì il 12 luglio successivo tra le mura della fortezza napoletana: forse, a seguito di torture.
Dopo due settimane Drusiana partorì il figlio del defunto marito, Giacomo (1465-?). Pur protetto dalla duchessa Bianca Maria, lo sfortunato bambino non fu benvoluto alla corte milanese, perché simbolo vivente della feroce ostilità tra Sforza e Piccinino.
Narratore di queste vicende è
Davide, che è anche l’ideatore e l’organizzatore dell’evento.
il suo spettacolo non si esaurisce alla cronistoria e alla biografia: include arte, cucina, cultura, curiosità, economia, politica, società, territorio. Inoltre, lo storico tiene uno stile di conduzione coinvolgente, vivace e ironico.
Lo spettacolo di narrazione storica con percorso guidato
Napoli 1465: la vendetta del condottiero si svolge sabato sera 19 agosto 2023 a Pizzighettone (Cremona, Lombardia). La partenza è fissata alle ore
21:30 dall’Ufficio Informazioni di Piazza d’Armi (lato mura). L’iniziativa è organizzata dal «Gruppo Volontari Mura» di Pizzighettone. Biglietto: 5
€ (a favore del «Gruppo Volontari Mura»). La prenotazione non è richiesta. Lo svolgimento avviene anche in caso di maltempo (il percorso è in parte entro ambienti coperti). La manifestazione, presentata sotto forma di narrazione a tema, è ideata e condotta da
Davide. Lo spettacolo è il secondo appuntamento della rassegna itinerante «
Racconti d’estate 2023». La paternità creativa dell’evento appartiene a Davide, che detiene ogni diritto sullo spettacolo
Napoli 1465: la vendetta del condottiero. Per informazioni: telefono 349 2203693; Facebook
www.facebook.com/napoli1465; email e v e n t i @ i n a r c e . c o m.
Fonte notizia
www.davide.info it napoli-1465-la-vendetta-del-condottiero.html