Sulla scia del prossimo film in uscita “L’uomo che rubò Banksy” la storia di Augusto De Luca, famoso fotografo italiano é molto attuale. De Luca si definisce uno street performer che valorizza la street art. Va in giro con uno scaletto per staccare le opere di street art attaccate su pali, muri e anfratti e dice: “LA GENTE VEDENDO CHE STACCO I GRAFFITI SU CARTA DAI MURI S’ INCURIOSISCE. E' QUESTO CHE VOGLIO . I GRAFFITI VANNO VALORIZZATI, E' IMPORTANTE CHE SE NE PARLI, PROVOCARE SERVE A QUESTO”. Un gesto sicuramente che crea pensieri contrastanti, ma Augusto De Luca ha sempre tenuto a precisare che la sua collezione di Street Art è ha disposizione di qualsiasi Ente o Istituzione che voglia prenderla, garantendo una conservazione adeguata delle opere.
Augusto De Luca, è un fotografo e performer italiano. Ha ritratto molti personaggi celebri: Renato Carosone, Rick Wakeman, Carla Fracci, Hermann Nitsch, Pupella Maggio, Giorgio Napolitano. E’ conosciuto anche come Il Cacciatore di Graffiti, è conosciuto a livello internazionale le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell'Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).
De Luca stesso ci racconta la sua storia: A partire dal 2005, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, tornato a Napoli, mi sono accorto che sui muri della città c’erano tanti disegni colorati su carta che mi ricordavano le opere di Keith Haring, Ronnie Cutrone e Kenny Scharf. Ne sono stato subito colpito. Ancora non sapevo nulla di “Street Art”. Immaginavo che fosse opera di ragazzi, ma non sapevo che si trattasse di una specifica corrente artistica. Cominciai a raccoglierli perchè mi piacevano e perchè in questo modo sapevo di poterli preservare dall’usura che col tempo li avrebbe rovinati. C’è da dire che quando li staccavo erano già stati affissi da un po’ ed erano già consumati e quando qualche sticker non si staccava, io lo riattaccavo per bene, evitando che si rovinasse prima del tempo. Da quel momento con mia moglie Nataliya prendemmo l’abitudine di andare “a caccia” in giro per la città muniti di uno scaletto. Molti pezzi li ho anche restaurati; spesso ricoloravo le parti mancanti o rovinate con la stessa vernice. Così ho raccolto un buon numero di pezzi a testimonianza di un preciso periodo storico della Street Art italiana. Poi, venne a casa mia Luca Borriello dell’Osservatorio Nazionale sul Writing e rimase sorpreso dalla inusuale collezione, riferì di questa mia attività ad una giornalista del “IL MATTINO” che si innamorò della storia e mi chiese le fotografie che documentavano l’OPERAZIONE. Inaspettatamente mi ritrovai pubblicato in un articolo tutta pagina a cinque colonne intitolato “Il Cacciatore di Graffiti”. Subito dopo è iniziata una collaborazione con il writer IABO con la successiva pubblicazione del video “ Iabo cattura il Cacciatore di Graffiti”. Mi resi conto, allora, che avevo accumulato un bel po’ di materiale tra foto e video con cui avevo documentato tutta la mia AZIONE . Da qui mi venne l’idea di pubblicare tutto su internet realizzando varie pagine, siti, blog ecc. ecc. con cui di fatto, parte la seconda fase dell’operazione, quella più importante che ha avuto una risonanza maggiore : “The world of street art revealed to everybody” . L’idea era di dare un seguito alla performance, valorizzando la Street Art, portandola con INTERNET nella casa di tutti, cercando di incuriosire la gente. L’operazione era si artistica ma diventava anche popolare. All’inizio mi sono beccato molte accuse da parte dei writers che all’oscuro della natura dell’ esperimento mi accusavano del furto delle loro opere. Poi, c’è stato un crescendo di attenzione verso le mie pagine su internet e coloro i quali all’inizio erano contro di me, passavano dalla mia parte. Moltissimi sono i writers e gli street artists che dicono :“continua così, almeno c’è una voce che ci da man forte”. Il momento favorevole è coinciso con il periodo in cui lo Stato si era messo contro questi artisti, appesantendo le pene per chi “imbrattava i muri”. Da questo momento la mia performance è rimasta l’unica risposta che i writers potevano dare alle istituzioni. Mi sono accorto che tantissima gente non conosce la Street Art e molti di quelli che credevano che questi “pezzi di carta” attaccati ai muri fossero spazzatura , adesso si stanno ricredendo, le cose cambiano, all’inizio ero il “ladro di graffiti” ora sono diventato il “paladino” degli street artists. Questa operazione nasce con un dissenso iniziale e il dissenso spesso è più importante del consenso, perchè lo scontro fa discutere, è questa la provocazione che ho voluto trasmettere tramite questa performance. La discussione è importante perchè genera il passa parola e fa si che la gente parli di Street Art. I GRAFFITI vanno valorizzati. La gente vedendo che stacco le opere dai muri s’incuriosisce. PROVOCARE serve, appunto, a far DISCUTERE. Non è importante cosa si dice della performance, è importante che si dica, che se ne parli. Parlare della mia performance significa parlare di street art…è quello che voglio. La Street Art è considerata a tutti gli effetti vera e propria arte, basti pensare a quanti musei internazionali dedicano grandi mostre a questo genere. E' importante, quindi, che sia conosciuta e riconosciuta da tutti perché è per tutti.