In passato siamo andati in guerra per questioni di confine. I conflitti dovuti alla mancanza di acqua sono presenti oggi e lo saranno sempre.
Un terreno non irrigato è come pelle morta, come una parola non pronunciata, non udita, come l'arresto di una nascita nel grembo, l’onnipresente delirio, un prato privo di fiori, di colori, privo di un’anima, come una foresta senza il vento che soffia e senza alcun mistero, come un allarmante silenzio, un'infinita angoscia.
Il corso di un fiume definisce il senso del Tempo. Ma anche la direzione spaziale.
La bellezza di una città è racchiusa nel corso d'acqua che ne attraversa il centro. È Amore e Dolcezza, offerti ai sassi e all'asfalto. Pronunciamo i termini "riva sinistra", "riva destra" fino a quando questi divengono una visione globale.
Ibn Khaldun (1332–1406), il primo sociologo, storico e filosofo arabo disse nel suo celebre libro: "La Terra è come un grappolo d'uva che galleggia sull'acqua". Se l'acqua dovesse venire mai a mancare, il grappolo verrebbe dimenticato.
L'acqua mente. O meglio, siamo noi a pensare che rimanga sempre uguale, come uno specchio che ricorda. Scorre, si sposta, viaggia e vive, sempre in modo diverso.
Questa qualità è ciò che ha fatto sì che Eraclito potesse affermare “nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume”. Siamo in continuo movimento. Cambiamo perché siamo vivi e l'acqua quando scorre non torna mai sui propri passi, né si ferma.
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