Una mostra per raccontare il "lato umano delle infrastrutture". Un viaggio dentro le grandi opere. Un’esperienza multisensoriale, fatta di suoni, luci, immagini, installazioni. La scoperta dell’ingegno di chi le ha realizzate. Questo è Cyclopica la mostra prodotta dal Gruppo Salini Impregilo che sarà alla Triennale di Milano dal prossimo 1° maggio al tre giugno. Il sottotitolo della mostra è “The Human Side of Infrastructure”, il lato umano delle infrastrutture, e rende esplicito l'obiettivo di raccontare anzitutto la vita dei lavoratori nel settore delle costruzioni. Il titolo allude ai ciclopi, giganti con un occhio solo. Sono “gigantesche” le opere realizzate, e un solo occhio è proprio quello della fotocamera che ha immortalato opere e cantiere confluiti nel gruppo Salini Impregilo. I materiali arrivano infatti da un ricchissimo archivio composto da 1.200.000 foto e 600 video.
Mostra per tutti, grandi e bambini, che troveranno nelle installazioni un motivo di stupore, Cyclopica è anche l'esaltazione del lavoro manuale in particolare: sudore e ingegno, passione e innovazione tecnologica. Tutti ingredienti che si “assaggeranno” attraverso un'esperienza sensoriale.
Per accedere alla mostra in Triennale, infatti, si attraversa un tunnel che riproduce un vero e proprio cantiere sotterraneo. Il visitatore arriva così sotto il crinale di una grande diga immerso tra video e immagini ed effetti speciali. L’installazione è lunga 22 metri e alta più di sei e introduce alla storia di Salini Impregilo ma soprattutto del lavoro dell'uomo e delle sua abilità artigiane.
Il racconto parte da 40 album che appartengono alle origini di Salini Impregilo ripercorrendo l’attività dell’impresa Girola, una delle società che ha dato vita al Gruppo. Il percorso qui spazia dalla fine dagli anni ’20 alla fine degli anni ’50. Gli album fotografici sono ognuno dedicato a un cantiere diverso. Quelli precedenti alla seconda Guerra Mondiale sono realizzati dal fotografo Antonio Poletti, successivamente da Guglielmo Chiolini. Paoletti fotografa lavoratori appollaiati su carrelli sospesi nel vuoto e riprende gesti concreti del lavoro manuale da cui all’epoca dipendevano ancora tutti i processi produttivi.
Cyclopica però ci porta anche in Africa, sul Nilo, in Sudamerica. Il reportage di Gunter R. Reitz ci racconta l’impresa dei templi di Abu Simbel sezionati e spostati con l’aiuto di tagliatori specializzati provenienti dalle cave di marmo di Carrara. Una delle foto scattate da Gunter R. Reitz vinse il World Press Photo nel 1965. Ma questa è solo una delle molte storie africane che ci restituisce l’archivio Salini.
Fonte notizia
www.affaritaliani.it milano cyclopica-le-grandi-opere-in-triennale-diventano-esperienza-dei-sensi-536746.html refresh_ce