L’azienda agricola di Roncà (VR) lancia la nuova etichetta prodotta dai vigneti di varietà resistente a 550 metri d'altezza senza alcun intervento antiparassitario
Si chiama Rebellis e ha tutte le carte in regola per farsi notare il nuovo progetto della cantina Giannitessari. La nuova etichetta è stata presentata a Vinitaly con un approfondimento sulle varietà resistenti curato dal giornalista e critico enologico Giampaolo Giacobbo.
Tante le ragioni per cui questo nuovo vino si ribella alle consuetudini: a partire dall'uva di varietà Solaris, varietà resistente alle principali malattie (e che quindi non necessita di trattamenti antiparassitari) creata attraverso incrocio nel 1975 a Friburgo ma solo di recente autorizzata nel nostro paese; il vigneto è frutto di un nuovo impianto a 550 metri d'altezza a San Giovanni Ilarione, nella Valle d'Alpone (Verona), in un ambiente relativamente nuovo per la viticoltura; poi la scelta di una vinificazione con lieviti indigeni e infine una fermentazione per i primi 7 giorni a contatto delle bucce.
“L'origine di questo progetto – spiega Gianni Tessari – arriva da lontano e dal mio interesse per le varietà resistenti di cui seguo studi e prove di vinificazione sin dalle origini. Convivono in me, come credo in ogni buon vignaiolo, un'anima legata alle tradizioni e una curiosità che spinge a sperimentare. Quando nel 2013 l'uva Solaris è stata ammessa nella provincia di Verona tra le varietà consentite non ho perso tempo e realizzato subito l'impianto. Quella del 2017 è stata la nostra prima vendemmia”.
Il vigneto esposto a sud-est è coltivato a pergola semplice e ha avuto una resa, per una varietà comunque potenzialmente produttiva, limitata a 70 quintali. Ne è risultato un vino dal colore dorato e consistente. Al naso è fragrante, con sentori floreali, note agrumate, spezie dolci. In bocca è avvolgente, di buona acidità, sapidità e persistenza.
“L'interpretazione di quest’uva che proponiamo con Rebellis – prosegue Tessari – è certamente solo una di quelle possibili, ma mi è sembrata la più coerente con il modello di rottura degli schemi che avevamo in mente. Un prototipo di lavoro che non escludo possa avere degli aggiustamenti in futuro, mano a mano che avremo una conoscenza maggiore della materia prima e delle sue potenzialità”.
Press info:
Michele Bertuzzo
Giada Azzolin