L'Italia è stata a lungo celebrata come una destinazione turistica di primo piano che attira ogni anno milioni di visitatori per il suo ricco patrimonio culturale, gli splendidi paesaggi e la deliziosa cucina. Tuttavia, il futuro del turismo italiano si trova ad affrontare una miriade di sfide che richiedono soluzioni strategiche per garantire una crescita sostenuta e la competitività nel mercato globale. Sfide che necessitano di un radicale cambiamento di veduta e di un passaggio obbligato per traghettare il turismo del Paese da una forma arcaica, costituita da vecchi cliché ancora difficili da estirpare a una condizione che permetterebbe di sfruttare appieno le potenzialità di attrazione, convertendole in un aumento dei flussi dei viaggiatori soprattutto verso le cosiddette destinazioni minori. Mentre città iconiche come Roma, Firenze, Venezia e Napoli attirano orde di turisti per il grande patrimonio monumentale (le stesse necessitano comunque di un cambio del modus operandi), un’offerta adeguata da parte di destinazioni meno conosciute distribuirebbe il traffico di visitatori in modo più uniforme non ultimo per alleggerire il sovraffollamento e la pressione sulle risorse monumentali delle città d’arte.
Tale condizione aumenterebbe la periodicità degli arrivi in alcune aree, alimentando i benefici economici della collettività locale e facendone riscoprire gli aspetti culturali, gastronomici e monumentali. In un mercato globale competitivo, l'Italia deve differenziarsi per mantenere il suo status di destinazione turistica di punta. Mettere in risalto tutto il suo patrimonio culturale, le sue tradizioni culinarie, i suoi simboli e le sue bellezze paesaggistiche ed attrarre i viaggiatori in cerca di esperienze autentiche, maggiormente presenti nelle destinazioni minori.
Nella mia esperienza professionale dove ho gestito per diversi anni alcuni tour operator, ho potuto sperimentare con successo, alcuni elementi attrattori che di fatto hanno deviato molteplici flussi italiani e stranieri verso alcune destinazioni cosiddette minori. La creazione dei pacchetti turistici incoming a cura del tour operator oltre ad essere un’efficace palestra per meglio interpretare le aspettative del turista, permette di costruire pacchetti con contenuti tematici, esaltando le peculiarità del territorio, attraverso un’accurata selezione delle componenti dell’offerta (attori, servizi e località). La parte progettuale di un tour replicabile, assume una condizione di estrema importanza per la qualità dei servizi da offrire oltre all’appeal che questo deve trasmettere. Dunque un passaggio che tende a selezionare i componenti, unicamente per caratteristiche confacenti alle aspettative del segmento turistico al quale indirizzare l’offerta e che in qualche modo ho sempre correlato a un modello di destination management dove gli elementi da prendere in considerazione erano:
- Viabilità adeguata
- Presenza di elementi attrattivi (monumentali, culturali, enogastronomici, paesaggistici) nel territorio.
- Possibilità di attività di svago
- Presenza di strutture ricettive con un’offerta adatta
- Sensibilità delle amministrazioni locali allo sviluppo turistico della destinazione (gestione del decoro pubblico, sostenibilità ed implementazione di servizi al turista)
- Senso dell’accoglienza delle attività commerciali e dei cittadini
La new wave turistica punta su soggiorni esperienziali fuori dalle destinazioni classiche con esperienze pratiche, “immersioni locali” e un legame più profondo con i luoghi dove assaporare l’Italia vera, lontana da falsi miti accompagnati da mandolini e “spaghetti meatball” o “pepperoni pizza”. L'Italia deve trovare il modo di offrire questi incontri significativi, preservando al contempo il suo ricco patrimonio culturale e ambientale. Mettere in risalto il suo patrimonio culturale, le sue tradizioni culinarie, i suoi simboli e le sue bellezze paesaggistiche.
Ma tutto ciò ha una particolarità. Una condizione obbligata e non per tutti: la profonda conoscenza del settore attraverso aggiornamenti costanti!
In un mio precedente articolo, ipotizzo la necessità di certificare alcune figure chiave delle professioni turistiche attraverso l’obbligo di aggiornamenti periodici per mantenere lo status di professionista (sarebbe auspicabile anche quello di imprenditore). Tale, rappresenta a mio avviso, una condizione per erudire e formare costantemente l’ambiente al fine di “sotterrare” definitivamente il famoso adagio: abbiamo sempre fatto così e salvare migliaia di strutture ricettive oltre ad evitare la decadenza di territori con un buon potenziale turistico. Manca all’appello anche una condizione di fare rete, un aspetto fondamentale che racchiude un immenso potenziale di crescita e successo della destinazione grazie ai numerosi vantaggi che vanno oltre le capacità individuali, così frequente nella gestione delle strutture turistiche italiane. In Italia, vi sono oltre 64.000 attività di alloggio che includono affittacamere, hotel, alberghi, villaggi turistici e resort dove il 40,5% delle imprese sono individuali, mentre il 38,6% sono società di capitali con un terzo delle attività ricettive classificate come società a responsabilità limitata (33,1%), seguite da società di persone (19,9%) e altre forme societarie (1%). Per quanto riguarda invece le strutture alberghiere di catena, il loro numero è cresciuto negli ultimi anni da poco più di 1.300 unità a 2.200 unità con un incremento del 65% che rappresenta però solo il 6,8% del totale (su circa 32.000 strutture alberghiere). Un dato che la dice lunga sul tipo di offerta alberghiera, dove una grossa fetta dell’ipotetica torta è in mano a privati, dove alcuni (molti) di questi professano ancora la gestione del “si è sempre fatto così”. Un albergo deve considerarsi un elemento di notevole importanza per le sorti di un territorio anche per l’indotto che questo riesce a creare, dunque, una sua possibile chiusura non è da considerarsi una perdita unicamente per la struttura ma per l’intera area per tale motivo ritengo oltremodo rilevante che l’apertura di una struttura alberghiera imponga alcuni requisiti essenziali dei “timonieri ed equipaggio”.
Mino Reganato