Mario Marcello – in arte Christos – nasce a Roma il 26 luglio del 1972.
Leone ascendente vergine, fin da subito rimane affascinato da tutte quelle dinamiche elettriche che - incandescenti - uscivano dal tubo catodico in fluorescenze oramai lontane da quell’originale B/N.
La musica, la scena. Le copertine, gli artisti che esibendosi mostravano che esisteva una nuova e più succosa maniera di presentarsi in pubblico, lo persuase a credere che quello sarebbe un giorno potuto essere anche il proprio linguaggio.
Dai dischi di Gabriella Ferri, Fausto Cigliano, Raffaella Carrà, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Renato Zero, mischia «popolanità» ai più determinati lustrini, muovendo passi di danza ritmati pienamente funky alla curiosità e voglia di comprendere sempre meglio quei testi così diversi, tristi, intensi, apparentemente così poco idonei per un bambino.
Sente che è nella dimensione artistica la propria identità… sebbene non comprendesse ancora sotto quale disciplina avrebbe potuto entrare in sintonia.
Dopo un percorso di studi al pianoforte (dove impazzisce letteralmente per Beethoven e Stravinsky) a fine anni ‘80, si iscrive e frequenta il liceo artistico, scoprendo il gusto di modellare le immagini con colore e materiale plastico.
Dopo ulteriori studi che lo hanno portato anche ad approfondire la fotografia, decide che è tempo per mettere a fuoco le proprie tendenze.
Nel 2000, si iscrive al CENTRO ROMANO GIOVANI ARTISTI tenuto dal soprano Silvana Cerra e dal M° Riccardo Sabbatini, imparando a conoscere non solo la presa del fiato, la tenuta del diaframma, lo studio delle partiture, ma anche un mondo, un «racconto» che finalmente trovava compatibile con le sue corde. Il teatro. La scena.
Parallelamente, decide di scrivere una sceneggiatura per un lungometraggio ispirato ad un romanzo che scrisse qualche anno prima, e con un piccolo gruppo di altri visionari, eccolo recitare per una Roma lucida e surreale nel film «ANIMA E CORPO» del regista David Beuchot, poi presentato al Festival latinoamericano di Trieste nel 2001.
Dal novembre 2002, inizia a girare l’Italia per concorsi musicali e – l’anno successivo – a scrivere ed interpretare i propri spettacoli, rendendoli sempre più credibili e performanti nel tempo.
Nasce «Marzio Di Mario», la sua prima identità artistica.
Il nome, nasce dal identificare la propria figura con tutto un mondo che scopre essere molto vicino alla propria sensibilità e scrittura nelle composizioni.
Jaques Brel, Mia Martini, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Joan Manuel Serrat, Chavela Vargas, Nina Simone, Elis Regina, Chico Buarque De Hollanda, Ivano Fossati, Angelo Branduardi, Tosca, sono alcuni dei nomi che nel tempo, ha imparato ad ascoltare, assimilare, condividere.
Diversi spettacoli – sempre con una firma più incisivamente teatrale – puntellano quegli anni, incrociando temi cari quali la follia, l’appartenzena, la definizione di sé, con la misurazione del palco, iniziando a comprenderne il valore, le differenze, le tensioni.
Il pubblico diventa sempre più definito.
Lo percepisce chiaramente… e dallo stesso ne è riconosciuto. Lo comprende quando a fine spettacolo alcune persone più coraggiose lo vogliono incontrare e stringergli le mani.
Il percorso è quello giusto, ma sarebbe solo «ego» credere di aver trovato un’identità, un unico linguaggio.
Intorno al 2009, rispolvera ed approfondisce altre sonorità, altri linguaggi prima solamente ascoltati; colori più decisi. Metallici, cangianti, così presenti….
Nina Hagen, ed i Depeche Mode lo chiamavano dai negozi di dischi.
Man mano, anche le sue percezioni cambiano.
Lentamente ma costantemente.
Sente che sarà la lingua inglese ad essergli maggiormente consona ed un uso di strumenti ed elettroniche.
Ed anche quel nome che nel tempo aveva sentito così proprio, iniziava a dimostrare di possedere dei confini.
Aveva il bisogno di trovare una sintesi a tutto quello che aveva sperimentato e che sentiva dover ancora approfondire.
Il nome.
Così, anche una nuova anagrafica diveniva necessaria, perché avrebbe dovuto contenere tutto un mondo che «era stato» e che «doveva venire»… anche se oramai ne sentiva forte la «carne».
Nasce CHRISTOS, proprio come la necessità di un contenitore perennemente disponibile in capienza, in grado di permettere anche al pubblico di viverlo in piena coerenza.
Da quel 2010 – tra false partenze all’estero e concrete declinazioni in alcune piazze italiane – Christos trova una propria collocazione.
Chiamarla «maturità» forse sarebbe riduttivo in quanto banalizzante.
Accettare il cambiamento con nuovi punti di forza da trovare, è stata una palestra fortemente responsabilizzante, creativa e gonfia di energia.
Nel giugno 2016, Christos mette un attimo da parte il proprio «protagonismo», decidendo di fondare una startup di eventi culturali, multimedia, volendo di fatto produrre e supportare artisti e persone del suo quartiere (Ostia) allora commissariato.
Sceglie pittori, designers, cantanti, musicisti… ma anche altri professionisti inserendoli in un contesto dove potersi sperimentare e riconoscere una propria dimensione personale.
Nella parallela web radio a sostegno del progetto, diviene anche autore e speaker, stimolando il gruppo a costruire un proprio linguaggio in funzione delle proprie peculiarità.
Entrando sempre più addentro le maglie della produzione, incontra e stringe collaborazioni importanti ed altamente stimolanti quali l’autrice Carla Vistarini, il musicista e compositore Mark Harris; il produttore Andrea Zuppini, il cantautore Mimmo Cavallo, il gruppo di teatro circo Materiaviva… e molti altri.
L’avvento del Covid nel 2020, mette fine a spettacoli teatrali, mostre, connessioni, video.
Tutto.
In quella fase così assuefatta, in quella completa
mancanza di ossigeno, anche le proprie «verità» iniziano a cambiare.
Sente la necessità di riprendere là da dove aveva per un attimo (5 anni!!) lasciato in disparte la propria musica.
Torna a scrivere, comporre, ad incuriosirsi.
Approfondisce la scrittura nei soggetti e sceneggiature per format e lungometraggi.
Fino a trovare approdo alla «COLOSSEUM SOUND FACTORY» ed ascolto, comprensione e condivisione con il titolare, produttore, autore e musicista MARCO ADAMI.
Iniziano a progettare una coproduzione per un disco dedicato prettamente ad un pubblico più internazionale dal titolo «BORN AS A HUMAN».
Questo progetto – oltre ad uno spettacolo ancora sulla carta che vedrà cover anche di Joni Mitchell, Eurythmics, Bowie, Grace Jones, Madonna e Luz Casal – raccoglierà i brani in lingua inglese negli anni composti, arricchendoli di altri nuovi.
Forse alla fine, la vita è davvero un cerchio.
Una forma ingrandita che nel tempo ha visto miriadi di esperienze, cambi di rotta, ruoli attoriali/figurante (ndr: «Mrs Playmen» presto su Netflix) convergere in un momento specifico della propria vita.
Fuori da ogni calendario e considerazione di cosa sarebbe idoneo fare avendo compiuto un’età più avanzata.
Ed alla fine, torna tutto… perché anche la percezione di sé si è naturalmente e fortunatamente alterata; non sono più «cosa mi piace fare» ma – in senso traslato – colui che sento di essere.
Per l'ascolto di tutto il progetto "Born as a Human" (solo versioni demo), cliccare qui: https://drive.google.com/drive/folders/1uaqim_-y4TPTa4Gg4hRmmUL3B_uk_bir?usp=drive_link