Dall’arte possano nascere diamanti, anzi, dall’arte nascono diamanti. Dopo “Ali e Vento”, Martina Greggi torna nelle librerie con la sua nuova opera di narrativa “Arte e Diamanti”, targata Aletti editore, dove ancora più profondo è il senso di consapevolezza in un percorso di rinascita interiore. «Il diamante - spiega Martina Greggi, nata a Tivoli ma che vive a Guidonia Montecelio (Roma) -, è resistenza e trasparenza, lealtà, purezza e simbolo di luce e vita. I diamanti hanno la capacità di affascinare l'immaginazione, tanto da creare un simbolo importante non solo a livello umano, ma anche nell’arte, nella letteratura di tutti i tempi».
I due protagonisti del libro rappresentano il modo più libero e autentico di prendere la realtà e vivere la vita. Tristàn, è una lacrima per ogni orrore, credeva nell’inferno, ma non aveva mai smesso di sbirciare dietro il suo velo. Tristàn è vivere la storia che ci accade. Dall’altra parte, Ariel, folle e coinvolgente, tra fragilità e libertà. È un movimento curioso tra cultura e crescita intellettuale. È un fiore selvatico, indomabile, libero. Entrambi si rotolano nell’arte come ci si getta a terra per scampare ai pericoli, interpretando traumi, rendendo forte un pensiero debole. «Ariel e Tristàn - racconta l’autrice - sono equilibri delicati e fragili che, però, hanno saputo creare un luogo buono che nessuno è stato capace di fare. Sono due preziose libertà, che hanno saputo capire dove non sarebbero mai tornati, scegliendo da che parte stare, con coraggio, riposando il cuore altrove».
Martina Greggi definisce la sua opera un “romanzo poetico umano”. Una proposta psicologica sia di resistenza che di ricostruzione storica. E’ un provare a dire come un incontro, un fatto, una parola, un essere “noi” e la gentilezza, come atto rivoluzionario, possano integrarci in un mondo che potrebbe cambiare. Come un vissuto incerto possa diventare arte e trasformarsi in un atteggiamento umano e culturale. E’ un’emozione ribelle. Un cambiare ogni giorno, restando sé stessi.
«Nella favola moderna di Greggi - scrive, nella Prefazione, Caterina Aletti - l’arte simboleggia la vita stessa. È la favola della vita, che ci mostra un finale attraente: soltanto se si resta fedeli a sé stessi, alla propria unicità, imparando a prendersi cura delle proprie ferite, e issando le vele in direzione contraria ad un mondo che spinge alla spersonalizzazione, si raggiungerà una splendente indipendenza. Per brillare come diamanti, a dispetto dell’oscurità che ci circonda».
L’arte e la scrittura diventano, così, introspezione ed emersione. Uno sviluppo personale, un’evoluzione di sé, un conoscersi attraversandosi. Ad influenzare la sua penna anche la passione dell’autrice per l’astrattismo, che parte sempre da un’immagine visiva, poi tradotta in parole cercando sempre di sfiorare un sottofondo poetico. Ma quando le abbiamo chiesto se l’animo umano potrebbe essere accostato ai diamanti Martina è stata chiara: «Sarebbe bello poterlo fare. Ma l’animo umano non è così puro, o almeno, fatico a crederlo. Scrivendo, posso provare a conservare e salvare la bellezza di un diamante». Infine, rivolgendosi ai suoi lettori: «Vorrei che si iniziasse a capire che la realtà e le cose possono essere più profonde di ciò che vediamo e che le nostri menti non sono manipolabili. Vorrei si proteggesse l’immaginazione, perché permette di inventare una realtà. Solo così i pensieri deboli, diventeranno pensieri forti».