Stipendio, crescita professionale e flessibilità. Sono questi i tre pilastri su cui le aziende dovranno costruire il lavoro del futuro. Nel corso degli ultimi 3 anni, l’attenzione al proprio benessere è cresciuta esponenzialmente ed è diventato un valore non più negoziabile e, probabilmente per la prima volta, i lavoratori sono in una posizione di vantaggio e vogliono poter scegliere quello che ritengono sia il posto giusto.
“Stare bene anche in ufficio – precisa Massimo Mariani di AB Lavoro, società di ricerca e selezione di personale qualificato – è ormai indispensabile e sempre meno lavoratori, indipendentemente dalla seniority o dal ruolo, sono disponibili a sacrificare la propria vita privata a favore della carriera. Questo porta con sé un cambiamento enorme che potrebbe tradursi in una vera e propria rivoluzione culturale, che rischia di avere impatti notevoli anche sul business. I professionisti più qualificati, infatti, non si aspettano più di rimanere per sempre nella stessa azienda e sono diventati molto più aperti al cambiamento. Potremmo dire, per semplificare, che è svanita quasi del tutto quella fedeltà nei confronti della propria azienda che ha caratterizzato il mondo del lavoro negli ultimi decenni”.
È un cambio di mentalità che può sorprendere i datori di lavoro che stanno riscontrando sempre maggiori difficoltà ad attrarre e, soprattutto, a trattenere i talenti. Il lavoro, infatti, rappresenta sempre meno priorità o l’unica fonte di realizzazione personale: se manca l’equilibrio tra lavoro e vita privata e se gli obiettivi o le aspettative dovessero iniziare a non coincidere più con quelli aziendali, le persone non avrebbero alcun problema a rivolgere lo sguardo altrove.
“In questo nuovo modo di lavorare – aggiunge Giacomo Grilli di AB Lavoro – lo stipendio rimane uno degli elementi che influisce, più di altri, sulla scelta di cambiare o meno azienda. I candidati, come è normale che sia, si aspettano una retribuzione commisurata all’esperienza e al ruolo, soprattutto in un momento economicamente complesso come quello attuale, e valutano favorevolmente anche benefit non monetari integrativi come, ad esempio, buoni pasto, messa a disposizione di dispositivi tecnologici o assicurazioni medico-sanitarie integrative. Concentrarsi su ciò che conta di più per le persone è la chiave per non perdere i migliori talenti ed è su questo che chi si occupa di gestione delle risorse umane dovrà puntare”.
Anche avere una carriera brillante non è la priorità perché ormai contano molto di più l’equilibrio tra vita privata e vita professionalee la flessibilità che, come abbiamo visto, sono i tasselli che – insieme a uno stipendio adeguato che garantisce tranquillità – sempre più compongono il mosaico del lavoro del futuro.