“C’è di più” nella realtà, in ciò che vediamo e che, apparentemente, sembra essere così. C’è un colloquio ininterrotto di un sé con un sé più oscuro e misterioso dell’energia di cui siamo fatti. E’ la raccolta di liriche dell’autrice Maria Teresa Coppola ad andare oltre un’analisi superficiale del mondo circostante e dei sentimenti che si provano. Il titolo “C’è di più” suggerisce questo percorso interiore «che - come spiega la poetessa, docente di Discipline Giuridiche, salentina di nascita e toscana di adozione poiché vive a Pisa - è ricerca di condivisione, di conquistare una postura nei confronti della vita e condividerne peso e verità con chi accetta di accompagnarmi per un tratto di strada». L’opera, fresca di stampa, arricchisce la collana “I Diamanti della Poesia” della casa editrice Aletti, che ha sede a Villanova di Guidonia (Roma).
La silloge si struttura in varie “stanze”. “Perché dietro ogni cosa c’è un incontro, un luogo, un’emozione, che ancora parlano una lingua che può essere anche tua. La stanza in cui dipinge è un posto dove colori e sogni sanno l’uno dell’altro, riavvolgono solerti gomitoli d’anima”. Ad ispirare la penna dell’autrice: l’Amore come cura, vibrazione, consonanza con l’universo, in cui tutto si lega in una trama di corrispondenze sempre mutevoli; la Natura, parte integrante della cura, che ci riscatta dalle tante case abbandonate e che ancora ci abbandonano, specchio di nuove case interiori che la curiosità per l’essere ci aiuta a costruire; la Meraviglia, che la natura ci insegna, per il miracolo intravisto, per il mistero che a tratti si svela, breve chiarore che, come la Pizia (la sacerdotessa di Apollo che dava i responsi nel santuario di Delfi), non dice ma accenna; la Nostalgia, delicata come la polvere che fa volare le ali, gratitudine verso il passato i cui resti sono pieni di luce, per alimentare risorse, per non smettere di rinascere.
«Questo testo, che fa parte della raccolta di Maria Teresa Coppola, - scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, autore, poeta, critico letterario, figlio del Premio Nobel per la Letteratura, Salvatore Quasimodo - invita a non fermarsi ad un’analisi superficiale di quello che vediamo o proviamo. Si nasconde anche nelle cose apparentemente note un segreto che non si riesce a cogliere tramite la sola ragione. Non serve affrettarsi - aggiunge Quasimodo - per scoprire vibrazioni ed energie che si sprigionano dalla realtà, ma è necessario meditare scoprendo un nuovo modo di avvicinarsi ad una realtà sconosciuta. Bisogna scandagliare il proprio animo, interrogarsi, servirsi dell’intuizione che ci accosta a mondi sconosciuti, ampliare i confini».
Situazioni e atmosfere, per Maria Teresa Coppola, nascono sempre da occasioni autobiografiche. «Più che commistione di realtà e fantasia, - racconta l’autrice - si tratta di echi di stimoli e suggestioni, captati dalla realtà che mi scorre accanto. Sugli elementi stilistici lascio la risposta agli esperti. L’unica mia scelta consapevole è lo sforzo di aderire alla mia verità del momento e l’adozione del verso libero, la ricerca di ritmo, assonanze e metafore che assecondino l’emergere di simboli dai segni catturati da sensazioni ed emozioni». Pagina dopo pagina, verso dopo verso, si crea un rapporto empatico con il lettore: cercare di entrare nel suo intimo sarebbe impresa un po’ troppo ardua, ma la raccolta di liriche, scritta con cura, passione e attenzione ai sentimenti, agli sguardi, al tono di voce, consente di coglierne e individuarne la sensibilità. La poesia crea, così, questo rapporto di empatia e compassione, che diventa condivisione. «L’obiettivo è quello di provare che si può ricucire la ferita - conclude l’autrice, rivolgendosi ai suoi lettori - colmare la mancanza, resistere sempre meglio ai propri assalti, passeggiarci dentro per conoscerli, esorcizzarli, vergognarsi e tremare, e alla fine scegliere di dire sì alla vita».
Federica Grisolia