Competenze. È questo quello su cui tutte le aziende dovrebbero puntare
senza badare a nessun’altra caratteristica personale. Solo focalizzandosi sulla
competenza – hard o soft – e non sul vestito (inteso come genere,
provenienza, cultura, titolo di studio o religione) e puntando alla crescita del
business.
“Anche se inconsapevoli – spiega Joelle Gallesi, managing director di
Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato – i
pregiudizi durante un processo di recruiting possono avere impatti notevoli a
livello economico, di business e di ambiente di lavoro. Recentemente abbiamo
calcolato il costo di una selezione sbagliata e i numeri non sono proprio
confortanti: una risorsa con esperienza compresa tra i 3 e i 5 anni che opera
in ambito vendite senza successo e che non riesce a superare il periodo di
prova, ad esempio, può costare all’azienda circa 44.000 euro, tra
processi di selezione, inserimento o formazione; anche nell’area ICT le cose
non cambiano: l’errata assunzione di una figura professionale di medio livello,
con RAL indicativa 50.000 €, costa almeno 10.000 € al mese a cui dobbiamo
sempre aggiungere le varie spese legate all’iter (il dato è frutto di una
ricerca condotta su aziende e società IT di grandi dimensioni). Ma il problema,
purtroppo, non è solo economico perché una risorsa non adeguata ha impatti
anche sul clima aziendale”.
Esiste un modo per evitare gli unconscious bias? Uno degli strumenti forse più noti all’estero – e che sta iniziando ad
essere usato con maggiore frequenza anche in Italia – è certamente il cv
anonimo che permette di presentare un candidato senza dati sensibili o senza
tutti quegli elementi che possano influenzare chi lo legge e portare ad una
scelta legata ai similarity bias, standardizzando il processo di
selezione per tutte le posizioni aperte. Oppure si possono definire i
criteri di selezione, basandoli sui requisiti e sulle competenze necessarie per
svolgere quel tipo di lavoro, prima di iniziare a valutare i candidati.
Un’altra soluzione è quella di utilizzare strumenti di valutazione obiettivi
(come colloqui senza webcam, test di abilità) o ancora svolgere interviste
strutturate, ponendo le stesse domande a tutti i candidati e scegliere
selezionatori che provengano da background differenti.
“La nostra azienda – aggiunge Joelle Gallesi – ha conseguito la certificazione
Gender Equality secondo UNI/PdR 125:2022 Sistema di Gestione per la parità di
genere e abbiamo dato vita, primo caso in Italia, ad un processo di selezione
in linea con la ISO sulla Diversity & Inclusion che consente di valutare
una risorsa focalizzando l’attenzione prettamente su aspetti legati al ruolo e
al contesto aziendale, escludendo a priori eventuali bias cognitivi che possano
invalidare la scelta. Dobbiamo, però, impegnarci a cambiare la cultura
aziendale e fare il più possibile per creare programmi di medio-lungo termine
che non siano soltanto
diversity washing o slogan fine a sé stessi, perché
è profondamente inutile assumere 100 donne se poi nessuna avrà la possibilità
di fare carriera e raggiungere posizioni di vertice”.
L’inclusione come strumento di innovazione e vantaggio competitivo. Saper valorizzare le competenze, le persone e le diversità è il motore
del successo delle imprese di ogni settore, fatturato e dimensione. E proprio
per riflettere sull’importanza e sulla centralità dei talenti è stato
organizzato l’evento “Diversity, futuro impresa: l'inclusione come strumento di
innovazione e vantaggio competitivo” che ha visto la partecipazione, insieme a
Joelle Gallesi, di: Alessia Mosca (co-autrice della Legge 120/2011 anche detta
Legge Golfo-Mosca), Annalisa Minetti (cantante e atleta), Cristiana Scelza
(presidente di Valore D, la prima associazione di imprese che promuove
l’equilibrio di genere e l’inclusività), Donatella Sciuto (rettrice del
Politecnico di Milano), Fulvio Matteoni (ex presidente di Decathlon Italia),
Gianmatteo Manghi (AD di Cisco Italia), Luigi Riva (presidente di Strategic MP
e di Assoconsult, co-organizzatore dell’evento insieme ad Hunters Group) e Monica
Iacono (CEO di Engie Italia).