Una sconfitta che mi rimane nella mente e nel fisico si chiama Spartathlon
I meno giovani hanno spirito, forza, resistenza al pari dei giovanissimi, ne è un esempio l’ultraottantenne Adriano Leidi (ASD Podistica Solidarietà) classe ‘41.
Adriano Leidi il 31 luglio 2022 ha concluso l’Ultramaratona del Gran Sasso 50km in 6h01’10 (81 anni) e all’arrivo già pensava alle prossime gara a distanza di alcuni giorni: la “Night Race” di Tagliacozzo il 4 agosto e la 25^ “La Speata” a Subiaco il 7 agosto (gara impegnativa di 12 km in salita), inoltre raccontava della sua miglior prestazione sulla 100km in 8h45’54” all’età di 60 anni.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Adriano a seguito risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta? Intorno ai 50 anni portavo i mei due figli al Centro di Atletica "Tre Fontane" e mentre stavo a guardare i loro allenamenti, vedevo diverse persone, anche anziane, che correvano. A un certo punto mi è venuta voglia di corricchiare per non stare sempre fermo. Per cui salivo sul boschetto dietro la "Madonna delle 3 fontane" e mi muovevo. Dopo qualche giorno mi sono permesso di entrare nella pista e mia figlia si è avvicinata e mi ha detto: Vai a correre al boschetto, perché non ti si può vedere come corri. Così ho migliorato il movimento e il 15 marzo 1992, mi è capitata l'occasione di fare la prima corsa, la "Roma Ostia" in 1h47'06, sostituendo un certo Tulli che non poteva partecipare causa lavoro.
In una precedente esperienza di Transumanza da Anzio a Jenne, Adriano raccontava di aver iniziato a correre all’età di 50 anni. Doveva accompagnare i suoi due figli per gli allenamenti allo stadio delle tre fontane e così ha iniziato anche lui a correre e non si è più fermato, conseguendo primati importanti soprattutto in gare di lunga distanza come la 100km con un personale di 8h45’54” (all’età di 60 anni) il 22 settembre 2001 alla Lupatotissima, capace ancora di fare maratone di poco sopra le 4 ore e ultramaratone come le 50km in circa 6 ore.
In effetti, il 22 settembre 2001, Adriano si è classificato al 5° posto alla "7^ Lupatotissima 100 km su strada” in 8h45’54”, la gara è stata vinta da Salvatore Naccari in 7h54’12”, precedendo Eraldo Loi 8h26’37” e Daniele Camoni 8h32’30”.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? La gara dove ho sperimentato le emozioni più belle è stata la “100km dei Faraoni”, svoltasi in Egitto con partenza “Oasi del Fayun” e arrivo davanti all’unica piramide a gradoni del Faraone Djoser. La bellezza dell’itinerario in mezzo al deserto, poi mi sono dovuto fermare, attraversando un villaggio, per il passaggio di un breve funerale e la visione di alcune piccole piramidi, insomma mi sembrava di essere calato a 4000 anni fa e con questo ho potuto vedere e godere la storia dell’Egitto visitando piramidi e la storia e il museo del Cairo.
Il 28 novembre 2003, Adriano si classifica al 4° posto 10h07’22” (all’età di 62 anni) alla “3rd 100 km Pharaonic Race (EGY)”, vinta in 8h34’10” dall’egiziano Dehaise Mahmoud, che ha preceduto il tedesco Oliver Lechtenfeld 9h29’41” e il britannico Howard White 9h58’17”.
Cosa pensano familiari e amici del tuo sport? Di questa e di altre gare fatte in altre nazioni, i miei familiari e amici mi guardano con una certa ammirazione e mi chiedono sempre qual è la prossima gara e di quanti km è fatta.
Adriano sembra essere una grande viaggiatore ed esploratore prima di tutto di se stesso e poi di mondi, popoli e culture spostandosi con il camper e la sua famiglia in giro per il mondo.
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? Sì, perché la mia gara più lunga è stata di 150km da Castiglion Fiorentino a Cesena, chiamata “TransAppenCup”, passando il valico di Montecoronaro che ricorda la zona dove nasce il Tevere, ma è stata anche una gara di sofferenza perché non assistita. Ricordo che intorno al 100° km, era notte, mi ha fermato la polizia chiedendomi dove andavo.
Lo sport di endurance come le ultramaratone prevede una grande preparazione fisica e mentale ma anche delle avventure e aneddoti bizzarri in quanto si tratta di gare considerate estreme e fuori la normale quotidianità, non considerate da atleti e nemmeno da passanti o forze di polizia.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, gara, post-gara? A parte qualche gara, praticamente l’unica quella citata di 150km, le sensazioni provate sono sempre state positive. Primo perché dall’allenamento alla gara e poi al traguardo della competizione, il fisico si irrobustisce e la fatica non è elemento che ti abbatte ma ti fortifica sapendo che elimina quelle sostanze negative che si creano con l’alimentazione tipo colesterolo cattivo e zuccheri nocivi. Qualche volta esagero mangiando qualche cosa che non dovrei (tipo dolci che mi piacciono molto) sapendo che dopo le elimino facendo allenamento prolungato e veloce.
Interessante la testimonianza di adriano, soprattutto relativa al concetto di fatica che tanto fastidio non fa ma anzi irrobustisce, rende più forti e sicuri, permette di sviluppare la consapevolezza di potercela fare se si continua, persiste, insiste, con fiducia e resilienza.
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? I pensieri in allenamento sono legati ai vari modi di correre, per acquistare la velocità e la potenza, che ho appreso sulle varie riviste di “Correre” (non ho mai avuto un allenatore mi sono sempre adattato leggendo ma devo anche dire che alle volte un bravo allenatore mi avrebbe aiutato a non cadere in fasi di affaticamento in gara).
A volte è importante avere persone vicine che consigliano, che sono esperti e competenti e sanno dare le giuste indicazioni per fare meglio e/o per evitare infortuni e/o insuccessi.
La tua gara più estrema o più difficile? La mi gara più estrema e difficile ma anche più esaltante, torna a essere la “100km dei Faraoni” perché essendo in clima secco non sentivo necessità di bere spesso e questo mi ha condannato a camminare intorno al 65° km e dal terzo posto sono passato al sesto, essendomi passati avanti 3 concorrenti. Ogni partecipante alla gara aveva una persona in macchina con acqua e qualcosa da mangiare e questa persona mi diede una pepsi cola, ebbene intorno al 75°km ho ripreso a correre recuperando due che mi avevano superato ma non sono riuscito a riprendere il terzo, per cui arrivai quarto e questo mi ha “roduto” parecchio perché essere premiati all’estero è una cosa esuberante come mi capitò alla 50km del Mar Morto in Giordania.
Adriano vince la sua categoria M60 alla “Dead Sea Ultra Marathon (JOR) 48.7km” il 15 aprile 2005 con il crono di 3h53’06” e il 10 aprile 2009 con il crono di in 4h34’49” sale sul podio della categoria M65.
Cosa ti fa continuare a fare sport? Mi fa continuare a fare sport la salute perché lo sport, e in questo caso la corsa, è la medicina più buona, tutte le altre servono a poco o addirittura sono nocive.
Lo sport risulta essere sempre più una sorta di medicinale senza effetti collaterale se praticato con metodo, testa, preparazione fisica e mentale.
Sogni realizzati e da realizzare?Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Una frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà? Sono riuscito a fare in quasi 30 anni 106 mezze maratone, 99 maratone, 24 – 50km, 9 – 100km e tantissime gare di 10km. Purtroppo nelle mie serie di gare e soprattutto le “supergare” c’è una sconfitta che mi rimane nella mente e nel fisico e si chiama “Spartathlon” che richiama alla mente la storia greca. Infatti la leggenda dice che Filippide andò da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria dei Greci sui Persiani, mentre la storia vera dice che Filippide andò da Atene a Sparta per chiedere aiuto che non ottenne e quindi non fece 40km ma 240 e altrettanti di ritorno. Per questo io nel 2002 mi ero iscritto alla Spartathlon ma in seguito alla gara di 150km fatta prima, avevo perso tutti i valori di ferritina e sideremia che non riuscivo più a recuperare. Alla Spartathlon, intorno al 93°km, ho visto che facevo troppa fatica e non potevo portarla a termine per cui decisi di ritirarmi e questa gara, legata alla storia della corsa che mi ha visto sconfitto, è rimasta nella mia memoria ma come in tutti gli eventi negativi ho anche una frase che mi fa andare avanti e conquistare qualche successo e si chiama: “Boia chi molla”.
Gare dure ed estreme come la Spartathlon potrebbero anche lasciare il segno, se c’è bisogno ci si può arrendere e fermarsi, ritirarsi senza considerarla una sconfitta perché si mette in conto che trattasi di una grande sfida e comunque si apprende sempre dall’esperienza, da qualsiasi esperienza andando sempre avanti.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? A tutti i ragazzi direi di avvicinarsi e fare sport perché fa stare bene in salute e sa aiutare a superare le difficoltà della vita.
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