Traversata a nuoto Vieste-Manfredonia e periplo del Gargano
. Dott. Matteo Simone 21163@tiscali.it
Lo sport di endurance a volte diventa un’opportunità di approfondire la conoscenza di se stessi e di ambienti naturali e turistici.
Vito Rubino ha fatto il giro del Gargano multi-sport percorrendo 216 km intorno al Gargano in tre tappe: 1) Vieste – Mattinatella, 24 km a nuoto; 2) Mattinatella – Manfredonia, 20 km a nuoto; 3) Manfredonia – Rodi Garganico, 130 km in bici, seguito da Rodi Garganico – Vieste, 42 km di corsa.
Di seguito l’esperienza di Vito Rubino attraverso risposte ad alcune mie domande.
Come è nata l'idea della tua ultima impresa nel Gargano? L’idea è nata dal desiderio di fare la traversata a nuoto Vieste – Manfredonia da 44 km in due tappe. Dopodiché mi sono detto perché non continuare in bici e raggiungere i laghi di Lesina e Varano e poi continuare fino a Vieste lungo i sentieri costieri. Questo percorso mi ha permesso di apprezzare appieno le bellezze del Gargano.
Esperienze sportive multisport sono molto gratificanti per l’atleta che si mette in gioco in ascolto delle sue sensazioni corporee in attività di performance attraversando territori molto belli dal punto di vista naturalistico.
Come l’hai progettata? La scelta delle varie distanze e modalità di percorrenza è stata dettata dalla natura stessa del territorio. La traversata a nuoto da Vieste a Manfredonia comprende i tratti più belli di costa del Gargano; il tratto prevalentemente piano da Manfredonia a Rodi passando per i laghi si presta a essere fatto velocemente in bici, mentre i sentieri costieri da Rodi e Peschici a Vieste invitano a essere percorsi correndo. Per questi ultimi, avevo un’idea iniziale ma ho anche dovuto improvvisare sul momento.
Vito è espertissimo di sport e multisport di endurance, ha maturato tantissima esperienza in giro per il mondo, partendo proprio dal Gargano, dalla sua terra d’origine essendo nato a Manfredonia. Quindi ha partecipato a gare considerate estreme di ultraciclismo, ultranuoto, ultramaratone e ultratriathlon, sia da solo che con sua moglie e altri amici. Tra le sue imprese straordinarie la RAAM (Race Across America) 4800 km circa di bicicletta dall’ovest all’est degli Stati Uniti, l’Ultraman una gara di Triathlon considerata estrema consistente in 10 km a nuoto, 500 km di bici e 84 km di corsa, insomma tantissime gare estreme da portare a termine con esperienza, fiducia e resilienza.
Vito è un ricercatore, si documenta, studia le migliori soluzioni di percorso per poter riuscire nelle sue imprese non solo faticando ama anche godendosi il percorso.
Come ti sei organizzato e chi ti ha supportato, per quali tratti? Ho avuto una barca al seguito durante la traversata a nuoto. Devo un grande grazie a Paolo Campo e Anna che mi hanno seguito con il gozzo di Paolo. Loro mi hanno permesso di fare i due tratti della traversata a nuoto in continuo, passandomi acqua e cibo dalla barca. È stato importante avere una barca al seguito anche per motivi di sicurezza e visibilità. Devo dire che ci sono state più volte in cui mi sono sentito in pericolo per la guida irresponsabile di motoscafi e moto d’acqua. La transizione nuoto/bici, l’ho fatta a Manfredonia, invece per la transizione bici/corsa ho avuto moglie e figli al seguito che mi hanno aiutato. Durante il tratto di corsa sono stato autonomo.
Una prova di multi-sport considerata anche estrema non solo per la fatica fisica e mentale ma anche per la pericolosità a causa di persone imprudenti e quindi in tante gare o eventi autorganizzati in autosufficienza c’è bisogno di persone, team, crew che sostengono e supportano l’atleta nei suoi bisogni primari e necessari come l’acqua e cibi necessari per le energie che si disperdono durante tante ore di attività fisica.
È andato tutto come previsto? In genere programmo tutto nei minimi dettagli, poi però le cose vanno sempre diversamente. Durante il primo giorno della traversata ho avuto un inaspettato disturbo muscolare alla spalla destra, che è aumentato progressivamente fino a rendere estremamente difficile e doloroso continuare a nuotare. In alcuni momenti sono andato a dorso, usando solo le gambe. Purtroppo, nel momento in cui il dolore era all’apice la barca di Paolo non era vicina. Se lo fosse stata, probabilmente ci sarei salito e sarebbe finita lì, ma ho deciso di andare avanti e nuotare almeno per raggiungere Paolo e Anna. Il problema è che non riuscivo a vederli, così sono stato costretto a continuare. Una volta arrivato a Baia delle Zagare, Mattinatella era solo 3 km più avanti; quindi, mi sono sforzato ancora un po’ per arrivarci, così almeno avrei raggiunto un obiettivo intermedio.
In eventi sportivi e gare lunghissime si mettono in conto crisi e avversità e bisogna capire cosa si può fare, come organizzarsi e gestire ogni cosa per superare momenti e fasi delicate, e pronti a rimodulare qualsiasi obiettivo con calma, pazienza, fiducia e senza fretta.
Come erano l’alba e il tramonto? Il bello di una avventura del genere è godersi ogni momento. Dopo essere arrivato a Mattinatella a nuoto, sono approdato su una di quelle spiagge raggiungibili solo via mare e li abbiamo dormito in tenda. Il tramonto prima e dopo il cielo stellato e le falesie nella penombra erano meravigliosi. Ma quella notte non sono quasi riuscito a chiudere occhio per il dolore alla spalla e pensavo che non sarei stato in grado di continuare. Poi però, il mare all’alba era così bello che non ho resistito alla tentazione di rientrare in acqua. Nel sopportare il dolore, penso spesso a una massima di Epicuro secondo la quale se il dolore è intenso allora è di breve durata, se invece il dolore è prolungato nel tempo è tollerabile. Siccome per me il dolore a quel punto era tollerabile l’ho sopportato per circa undici ore e sono attivato fino a Manfredonia.
Momenti intensi e profondi, ricchi di colori, odori, visioni straordinarie gestendo ogni dolore, ogni negatività un passo alla volta, avanzando sempre e godendosi il percorso.
E come è andata poi? La notte successiva è stata altrettanto insonne per il dolore alla spalla. Il giorno dopo non riuscivo ad appoggiarmi sul manubrio della bici e avevo paura di non essere in grado di controllare la bici. Infatti, è stato molto difficile e a tratti mi chiedevo se non fosse meglio rinunciare. A questo si aggiungeva il caldo afoso dell’entroterra combinato alla stanchezza. Ma c’è un punto del percorso dal quale si vede il lago d Lesina e poi il mare, e non potevo fermarmi li. Uno dei momenti più belli è stato arrivare a Torre Mileto, da dove si vedono le isole Tremiti, e trovare la mia famiglia ad aspettarmi.
Una storia di speranza, di dubbi, di domande e risposte per trovare un equilibrio tra dolore e piacere di continuare, di attimi di sollievo, di incontri piacevoli, di posti straordinari. E questa è la metafora della vita, fermarsi o continuare, fare o non fare, tante domande che tengono in sospeso ma a volte è meglio fare, agire, partire e notare cosa succede.
La tua famiglia era consapevole e favorevole? Non del tutto favorevole per le implicazioni logistiche. La difficoltà per mia moglie era di seguirmi in macchina con i due bimbi di 4 e 6 anni, con il piccolo problema di saper guidare solo con il cambio automatico, e la nostra macchina non ce l’ha. Ho dovuto farle un po’ di scuola guida nei giorni precedenti ma forse non è bastato. Si è creata una situazione curiosa a Rodi, quando dovevamo vederci sul lungomare per la transizione bici-corsa. Io ero pronto a fare una transizione stile gara ma loro non c’erano. Poi mi chiama mia moglie dicendo che era rimasta bloccata sulle strade in salita al centro di Rodi e quindi sono dovuto tornare indietro per prenderli ed evitare ulteriori ingorghi.
Si mettono sempre in conto imprevisti da risolvere che non possono rovinare un evento sportivo progettato e in corso d’opera nonostante tanti imprevisti.
Come è stato il tratto di corsa? Ho iniziato nel tardo pomeriggio da Rodi e il tratto Peschici-Vieste l’ho fatto tutto al buio. È un percorso davvero magico. Salire e scendere nelle calette, seguendo sentieri impervi. Nei tratti più remoti il cielo stellato, la costa frastagliata e il rumore del mare mi hanno fatto pensare alle cose che contano nella vita. Ma questa contemplazione è stata interrotta dalla musica a palla dei vari campeggi che costellano la costa. I campeggi però sono stati comodi per riempire le borracce d’acqua e per trovare qualcosa da mangiare lungo il cammino. Dopo un dislivello complessivo di 700 metri ho raggiunto Spiaggia Lunga, e di lì ho fatto l’ultimo sprint per raggiungere il ‘Pizzonunno’ (come lo chiama mio figlio di 4 anni) alla mezzanotte esatta. Li mi aspettavano mia moglie e i miei figli, il regalo più bello da trovare al traguardo. Per festeggiare abbiamo fatto tutti un bagno sotto le stelle. Poi ci siamo messi in macchina per tornare a casa, ma a quel punto la macchina aveva già dato tutto e non entrava più nessuna marcia dopo una giornata speciale con mia moglie alla guida. Quindi all’una e mezza di notte abbiamo dovuto improvvisare un posto dove accampare. Meno male che i nostri figli sono altrettanto avventurieri.
Alla fine, ci ho messo 10 ore 5 min per la prima traversata e 11 ore per la seconda, 5 ore e 30 min per il tratto in bici e 6 ore per il tratto di corsa su spieggia e sentieri.
Una bella storia di performance sportiva e non solo, anche di vita quotidiana che comporta tanti imprevisti ma che on impedisce di vivere un’unione familiare che si nutre di avventure e si adatta a ogni situazione facendo di ogni imprevisto un’opportunità per ricreare e reinventarsi momenti altrettanto piacevoli insieme.
Era propedeutico ad altre tue super imprese? Ogni impresa è propedeutica a quella successiva.
Racconti le tue imprese ai tuoi allievi dove insegni? No, per non spaventarli, ma ogni tanto qualche cosa si viene a sapere. Però a volte uso le sfide sportive come metafora. Una cosa è certa, imprese sportive come questa non si improvvisano e richiedono desiderio, impegno e preparazione. E dopo tanta preparazione le cose poi non vanno quasi mai come previsto. Tuttavia, ci vuole tanta determinazione per far fronte agli ostacoli. Gli stessi ingredienti sono necessari nella preparazione degli esami universitari, nella ricerca e in generale nelle sfide sia professionali che personali. Questa è la lezione più importante che continuo a imparare da queste avventure.
Si apprende tantissimo dallo sport di endurance, si progetta una gara, evento, impresa, sfida con la consapevolezza delle proprie caratteristiche, risorse, qualità, si segue un percorso di preparazione testandosi e poi ci si mette in gioco affrontando lunghi percorsi e pronti a gestire ogni situazione ritenuta comunque risolvibile.
Vito è menzionato nei libri:
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.
Nel libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti” (8 ottobre 2018) è riportata un'esperienza, raccontata da Vito Rubino e sua moglie Palas Policroniades, dal Canada al Messico in mountain bike tandem per 30 giorni, è riportata https://www.amazon.it/donne-sempre-determinate-competitive-resilienti/dp/8894995151
Dott. Matteo Simone
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR