La vendemmia 2021 sta per concludersi, e con essa un arco temporale di vita fenologica caratterizzato, per buona parte delle regioni viticole europee, da fenomeni estremi che vanno dalla grande gelata primaverile del 7/8 aprile alla siccità estiva.
Il rito della vendemmia è millenario, e per molti aspetti le azioni umane sono le stesse di sempre, ben rappresentante dalle formelle e dai bassorilievi dei “cicli delle stagioni” delle grandi cattedrali romaniche che infallibilmente associano il mese di settembre – nell’allora vigente calendario giuliano – al segno zodiacale della Bilancia ed alla raccolta delle uve.
Solo per restare a cavallo del 45° parallelo, che taglia orizzontalmente il Settentrione d’Italia – l’opera di Nicholaus, attivo tra la Sacra di San Michele in Val di Susa e San Zeno a Verona, e del Maestro dei Mesi nel Duomo di Ferrara munisce il contadino che vendemmia di ronchetto e cesta. Ed in effetti è ancora così, quasi ovunque, a dispetto dei cambiamenti climatici e della meccanizzazione sempre più diffusa. Quello che differenzia il tempo odierno dalle epoche del passato, anche recente, è come si arriva alla vendemmia.
Oggi alla vendemmia si arriva più preparati, più consapevoli, più ricchi di dati, meglio se su piattaforme digitali. L’interessante progetto SOS QualiTec, finanziato dalla regione Emilia Romagna, con la collaborazione scientifica dell’Università Cattolica di Piacenza, ha coinvolto alcune importanti cooperative vinicole della regione.
L’idea di partenza è una piattaforma digitale sulla quale i soci caricano il registro dei trattamenti delle uve. Tale documento deve indicare minuziosamente e precisamente quantità e qualità dei principi attivi dei trattamenti fitosanitari svolti sulle singole particelle viticole, e deve essere per legge aggiornato quasi in tempo reale (o con uno scarto di pochi giorni dal trattamento). Il dato digitalizzato, caricato tempestivamente, consente ai tecnici agronomici di cantina di studiare il percorso di ogni singolo appezzamento di terreno. Il controllo progressivo dei trattamenti svolti permette di rimediare ad eventuali errori sul campo nell’utilizzo di prodotti fitosanitari, ma soprattutto consente un monitoraggio costante delle avversità – che possono variare di anno in anno a seconda del ciclo stagionale – e quindi un quadro complessivo dello sviluppo delle uve nelle varie fasi, dalla fioritura all’allegagione all’invaiatura.
I vigneti vengono poi geolocalizzati, particella per particella, in modo da essere sempre costantemente individuati ed aggiornati, così da avere per ogni particella una “storia” che parte dal fascicolo aziendale – ove sono riportati i dati catastali ed i dati colturali (vitigno, sesto di impianto, metodo di coltivazione, ecc.) – ed arriva al diario delle avversità (individuando e memorizzando le particelle colpite, nel corso degli anni, da questa o da quella avversità, come ad esempio la flavescenza dorata).
Grazie a questi dati diventa quindi più facile, per i tecnici, programmare le verifiche periodiche nel corso delle varie fasi fenologiche ed i campionamenti delle uve in previsione della vendemmia.
La piattaforma poi riceve le schede di rilevazione vigneti, che vengono compilate dai tecnici direttamente in modo digitale, e i dati di campionamento delle uve. In base, poi allo sviluppo costante della stagione e con l’integrazione dei dati climatici delle diverse zone sarà possibile, attraverso dei modelli, programmare al meglio la vendemmia privilegiando le aree a più veloce maturazione a fronte di quelle dove invece è necessario aspettare per avere il massimo della resa qualitativa e quantitativa, in base ai parametri chimici e fisici.
Il vantaggio di questo sistema interamente digitalizzato riverbera su una migliore vendemmia, non solo dal punto di vista squisitamente organizzativo, ma anche dell’efficacia del raccolto, perché permette una maggiore omogeneità nelle partite delle uve raccolte ed in definitiva un miglior prodotto da lavorare.
Col tempo, l’accumulo dei dati permetterà di creare un vero ed unico archivio di conoscenze ed informazioni che potrà sempre meglio caratterizzare la produzione e la specializzazione quali-quantitativa del prodotto finale.
Insomma, la vendemmia è sempre uguale ma sempre diversa e chissà che anche i nostri tempi non trovino il loro Nicholaus ad immortalare in eterno l’immagine di un viticoltore del XXI secolo con gli strumenti indispensabili del suo mestiere: una cesta, un ronchetto e…. un device.
di Filippo Moreschi, avvocato e Responsabile Osservatorio AIDR “Digital Agrifood”
Fonte notizia
www.aidr.it tempo-di-vendemmia-digitale