Tra le numerose opere pubblicate dalla Casa Editrice Federico Motta Editore, il saggio L'Egitto del Nuovo Regno di Emanuele Ciampini ripercorre la storia di Hatshepsut, una delle donne politiche più importanti d'Egitto.
Federico Motta Editore: da oltre novant'anni simbolo di cultura e prestigio
Simbolo di qualità, autorevolezza e tradizione, la Casa Editrice Federico Motta Editore propone da oltre novant'anni prodotti culturali di alto livello tra cui opere, enciclopedie, collane e saggi. Le numerose collaborazioni con autori di spicco come Umberto Eco, Margherita Hack, Angelo Lombardi e Mario Tozzi hanno permesso a Federico Motta Editore di realizzare opere di successo ottenendo inoltre importanti riconoscimenti. La collana Historia, La grande storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco ne è un esempio: il volume ripercorre i principali eventi della storia della civiltà europea attraverso la storia, le scienze, le arti, la filosofia, la musica, la letteratura e la religione. I cinque volumi dedicati all'opera L'Antichità affrontano gli avvenimenti del mondo antico dalle origini della civiltà occidentale nel Vicino Oriente, alla Grecia e a Roma, fino alla caduta dell'Impero romano.
Federico Motta Editore: parliamo di Hatsheput, sovrana d'Egitto
Nel saggio di Emanuele Ciampini sull'Antichità a cura di Umberto Eco, Federico Motta Editore ricorda la figura di una delle donne politiche più importanti e di maggior valore nella storia d'Egitto: la famosa e potente regina Hatshepsut. Figlia di Thutmosi I, faraone della XVIII dinastia (XV secolo a.C.), nacque tra il 1525 e il 1504 a.C. e sposò il fratellastro Thutmosi II. Rimasta vedova, divenne la reggente di Thutmosi III, ancora troppo piccolo per governare: come ricorda il saggio di Federico Motta Editore, si fece incoronare faraone legittimando il proprio diritto a salire sul trono. Con la proclamazione di Hatshepsut a sovrano, nacque quindi un nuovo mito per giustificare la natura divina della regina: nell'Antico Egitto il faraone non solo ricopriva un'importante carica politica, ma in quanto incarnazione del dio Horus, riceveva un potere divino. Nonostante numerosi successori della regina tentarono di cancellarne il ricordo, forse proprio perché donna, le opere monumentali volute da Hatshepsut (come il tempio di Deir el-Bahari) resero il suo nome immortale.
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