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Sabato 10 aprile 2021 ha avuto luogo a Provaglio D’Iseo (BS) il Campionato Italiano Individuale IUTA 12 ore corsa su strada su un circuito di 1366 metri tra le vie e i vicoli del centro del paese.
Il titolo italiano è andato a Paolo Bravi, Grottini Team Recanati ASD, che è riuscito a percorrere nelle 12 ore di gara km 141,62, precedendo Stefano Emma km 136,72 e Mattia Di Beo km 132,57.
Francesca Canepa (Atletica Sandro Calvesi) SF50 con km 136,59 vince il titolo femminile arrivando 3^ nella classifica generale e ottenendo anche il record italiano. Il podio femminile è completato da Lorena Brusamento km 121,71 che era detentrice del precedente record di 134,368 km ottenuto proprio nel 2017 nella seconda edizione di Ultra Franciacorta e completa il podio Elisa Bellagamba km 114,09.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Paolo e Francesca attraverso risposte ad alcune mie domande di alcuni anni fa.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?
Paolo: “Significa appunto dedicarsi a gare la cui distanza è superiore ai fatidici 42km 195 mt, significa avere amore e passione per la corsa e avere la voglia ogni volta di affrontare un lungo viaggio.”
Francesca: “Significa semplicemente ritenere possibile correre qualsiasi distanza. Senza limiti. Significa che il mio cervello non vede confini, il mio corpo neanche.”
L’insieme degli ingredienti che fa di una persona il campione, non è solo il talento, ma anche tanto duro lavoro senza trascurare nessuno aspetto e nessuno dettaglio. Fattori importanti sono l’allenamento fisico, l’aspetto mentale, la preparazione nutrizionale e tanta autoprotezione e coccole che consistono nei recuperi, massaggi, fisioterapia e l’affetto di persone care che fanno il tifo per te in ogni caso senza pretese, senza pressioni.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?
Paolo: “Ritengo che portare a termine un ironman per me sarebbe difficile visto i problemi o il poco allenamento che potrei avere con bici e nuoto ma la cosa mi affascina chissà, ma anche qui non credo sia estrema e non parto sicuramente con l’idea di non riuscire! Magari soffrire tanto si!”
Francesca: “Non esiste, non la conosco. Però mi sono precluse tutte le prove senza balisaggio, non so usare bussole e cartine quindi sicuramente il mio limite sta li, non nel numero di km. E può stare anche nelle condizioni climatiche estreme, credo di non essere tagliata né per il caldo estremo né per il freddo estremo".
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Paolo: “La voglia di fare sempre meglio…e non accontentarsi.”
Francesca: “La curiosità e la sensazione che il corpo comunque tende ad adattarsi e che se non faccio cose stupide tutto è possibile.”
Il limite fisico si può spostare sempre più in là perché dipende tutto dall’approccio mentale, è la mente che decide di poter fare qualcosa di sfidante, di difficile con l’opportuna preparazione e con sicurezza acquisita dall’incremento graduale dell’autoefficacia nel corso di competizioni precedenti riuscite con successo.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?
Paolo: “Fare qualche cosa al limite delle proprie possibilità e del proprio controllo.”
Francesca: “Significa sapere con certezza a che ora parto ma non avere garanzie sul quando e sul se arrivo. Significa prepararmi ad affrontare eventuali imprevisti e significa sapere che sarà impegnativo mentalmente.”
In gare impegnative, considerate quasi estreme devi mostrare a te stesso di saperci fare, di saper affrontare e gestire la situazione apprendendo e traendone insegnamento dall’esperienza per far meglio una prossima volta nello sport o nella vita.
Hai ancora sogni, progetti? Sogni realizzati e nel cassetto?
Paolo: “Ancora programmo e guardo avanti ...con il cassetto ancora con un po’ di cose da fare ...credo di essermi prefissato degli obbiettivi che sono riuscito a raggiungere con passione. ...mi è sempre piaciuto quello che ho fatto quindi qualche rinuncia fa parte del gioco e non mi è pesata.”
Francesca: “I miei progetti in verità prendono forma in maniera del tutto casuale, in base alle situazioni in cui mi imbatto e alle opportunità che di volta in volta vedo dischiudersi. Non ho un piano preciso. Non ho gare iconiche che voglio fare per forza. Decido più o meno giorno per giorno. Quello che so per certo è che sarò un'atleta per sempre. Sogno nel cassetto? Vincere la maratona di New York nella categoria Over 70.”
Lo sport per strada, all’aria aperta in autosufficienza è una grande scuola di vita; bisogna crederci, sognare, realizzare sogni, superare crisi e quant’altro, sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza.
Per eccellere, per essere campioni c’è bisogno che tutto funzioni, che tutto sia sotto controllo, e bisogna essere attenti e osservatori di se stessi e dell’ambiente circostante capire come rimodulare piani e programmi in base a eventuali circostanze avverse o improvvise.
Paolo e Francesca sono menzionati nel mio ultimo libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
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