E' un Palamara scatenato nel raccontare tutta la verità. Sulla base delle sue chat sono state aperte sinora 27 iniziative disciplinari dalla procura generale della Cassazione e un centinaio di fascicoli al Csm su altrettanti magistrati e allora l'ex-pm vuota il sacco sugli equilibri del sistema giudiziario. Lo fa tramite interviste, dichiarazioni e soprattutto tramite il libro "Il Sistema" scritto con Alessandro Sallusti. Ieri ospite di Gianni Minoli sul "Mix delle cinque" Palamara ne ha anticipato alcuni contenuti.
A proposito del suo rapporto con Pignatone "i problemi sono iniziati quando il collega Fava mi raccontò di alcune vicende riguardanti il fratello dell'allora procuratore di Roma. Forse da quel momento si è incrinato quello che era un rapporto stabile. Fava lamentava che Pignatone non si era astenuto in un procedimento sull'avvocato Amara, perché il fratello era consulente di Amara" ha aggiunto ricordando che sul punto il collega presentò un esposto al Csm.
"Al processo davanti alla Sezione disciplinare del Csm avevo chiesto di convocare 100 testimoni per spiegare. A me questa possibilità è' stata negata. Oggi si stanno svolgendo procedimenti nei confronti degli altri e per loro sono stati ammessi i testi" fa notare riferendosi al processo in corso agli ex togati del Csm che parteciparono alla riunione all'hotel Champagne sulla procura di Roma che a lui è costata la radiazione dall'ordine giudiziario. Alla domanda di Minoli se pensa che nei suoi confronti ci sia stato accanimento, ha risposto con un laconico, "lo chiederò alle Sezioni Unite", alludendo al ricorso contro la sentenza che lo ha rimosso dalla magistratura.
E ancora su Gratteri "non era particolarmente gradito a quei procuratori più importanti che gestivano il potere". Minoli gli ha ricordato di aver detto che l'allora capo dello Stato Giorgio Napolitano per non dispiacere i procuratori delle grandi città impedì a Matteo Renzi di nominare il procuratore capo di Catanzaro ministro della Giustizia. Quei procuratori, ha aggiunto Palamara, temevano che "potesse cambiare la politica della giustizia e che il loro ruolo fosse preso meno in considerazione".