Prende il testimone da don Giorgio Dell’Ospedale, morto il 31 ottobre 2020. Don Stefano (nato a Rimini il 9 settembre 1981), è stato ordinato presbitero, per imposizione delle mani del Vescovo Francesco Lambiasi, il 27 settembre 2015. Attualmente sta conseguendo la Licenza in Teologia sistematica alla Università Gregoriana di Roma: ha già sostenuto tutti gli esami, ed ha in corso una tesi di laurea su Ireneo di Lione. Ama la montagna e le passeggiate in quota, nei boschi e all’aria aperta. Questo avvicendamento, tenendo conto delle caratteristiche della persona, intende favorire la continuità della vita della comunità parrocchiale e il cammino di collaborazione tra le parrocchie della Zona pastorale di Riccione.
“Alla riconoscenza per il servizio svolto dai sacerdoti precedenti, e in particolare di don Giorgio, che alla parrocchia dei Ss. Angeli Custodi ha operato dal 1973 fino al 2020, si aggiunge la gratitudine per la disponibilità offerta da don Stefano, che affidiamo alla materna protezione di Maria, madre dei sacerdoti”.
Di seguito, la Lettera che il Vescovo Francesco invia alla comunità parrocchiale degli Angeli Custodi in occasione dell’avvicendamento del parroco.
“Carissime Sorelle, Carissimi Fratelli tutti, vi raggiungo mentre vi è appena arrivata la buona notizia della nomina del carissimo don Stefano BATTARRA a parroco della vostra bella e amata Comunità. Dopo il ‘santo viaggio’ dell’indimenticabile don Giorgio DELL’OSPEDALE – “servo buono e fedele” che vi ha guidato, sostenuto e fedelmente accompagnato nel cammino della vita cristiana per oltre 50 anni – avete vissuto questi ultimi mesi di amministrazione parrocchiale con il valido aiuto di don Alessio, generosamente coadiuvato dai sacerdoti della città.
Vengo pertanto a ringraziarvi e a benedirvi con tutto il cuore. Prima ancora benedico la felice memoria di don Giorgio, un ‘prete-prete’, che si è dedicato senza calcoli e senza sconti alla costruzione della vostra Comunità. E l’ha sempre amata con lo slancio esuberante del primo e unico amore, non perché fosse la migliore o esente da limiti e comprensibili difetti umani, ma semplicemente perché è la sposa di Cristo ed è così diventata la sua famiglia: la prima e prediletta. Benedico te, caro don Stefano, per avere accettato con umile, gratuita disponibilità la responsabilità pastorale della parrocchia degli Angeli Custodi. Con le parole di san Paolo sono sicuro che “non farai da padrone sulla fede delle persone, ma da collaboratore della loro gioia” Nutro inoltre fondata fiducia che non considererai l’affidamento della Comunità alla tua cura pastorale né come un peso insopportabile né come un premio ambito e appetibile, ma sempre e solo come un inestimabile dono. Da custodire gelosamente, in stretta comunione con il Vescovo e il presbiterio in Riccione e della diocesi. Da coltivare con cura tenera, appassionata, instancabile. Alla quale dedicarsi anima e corpo, senza riserve e senza condizioni. Sempre e solo per amore del Signore e della sua e nostra Chiesa.
Benedico voi, care Sorelle e Fratelli degli Angeli Custodi, per la limpida testimonianza di comunione fraterna che mi ha davvero edificato. Inoltre vi incoraggio a vivere l’arrivo di don Stefano come una preziosa opportunità per camminare in avanti sulla strada della comunione fraterna tra i sacerdoti, i diaconi e le comunità parrocchiali della ‘zona’ di Riccione, nelle varie forme possibili di corresponsabilità e collaborazione pastorale.
nsieme alle comunità della ‘zona pastorale’, vi auguro di essere lievito di autentica fraternità per tutta la città, a partire dalle periferie urbane ed esistenziali: poveri, malati, quanti sono senza tetto, né lavoro, né pane, o non si sentono amati da nessuno.
Insieme ai diaconi, ai ministri istituiti e straordinari, alle catechiste e a tutti gli operatori pastorali, ai membri degli organismi di partecipazione parrocchiali e zonali, non stancatevi di contribuire alla creazione di percorsi che favoriscano la comunione, l’attività caritativa, lo slancio missionario.
Insieme alle donne e agli uomini di buona volontà, in questo momento in cui siamo provati dalla dura pandemia che continua ad affliggerci, mostriamo che ne potremo uscire rinnovati solo se uniti, come un popolo formato da “sorelle e fratelli tutti”. Insieme ci salutiamo e ci benediciamo a vicenda nel nome del Signore. Vostro, di cuore”
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