Professor Crisanti, ogni giorno il bollettino dei morti di Covid è spaventoso. Eppure, leggiamo e sentiamo che la situazione sta migliorando. Il cittadino rischia di non capire o di assuefarsi. Sbaglio?
Sono, comunque, numeri, che vanno contestualizzati. Le persone, che muoiono oggi, sono quelle, che si sono ammalate, quando avevamo quarantamila di casi al giorno, o giù di lì.
Crisanti, un mese e mezzo fa ci aveva detto che i tamponi e il lockdown, da soli, servono a poco, o niente, e che occorreva un piano di sorveglianza per spezzare la catena di montaggio del Covid. Siamo allo stesso punto? Si è fatto qualcosa?
Nulla. Non si è fatto nulla.
E, quindi, non possiamo aspettarci nulla?
Possiamo aspettarci ben poco.
I test rapidi, per chi torna a casa a Natale, servono a qualcosa? Sono affidabili?
I tamponi rapidi hanno una sensibilità molto bassa. Azzeccano tre positività ogni dieci.
Le misure stabilite dal Governo per le feste natalizie, condizionate dalla necessità di preservare in qualche misura gli incassi di Natale ed anche dalle aspettative di chi alle tradizioni non vuole rinunciare, ci salveranno da una terza ondata?
Che vuole che le dica. Ogni volta che c’è un aumento dei contatti fra le persone, senza che questo venga bilanciato da un aumento delle misure di sorveglianza, aumentano anche i contagi.
Quali sarebbero le misure di sorveglianza, che andrebbero predisposte?
Le misure di sorveglianza andavano stabilite prima. Ora, il Governo sceglie misure di compromesso, fra la decisione politica di salvaguardare l’economia e la necessità di tenere i contagi il più possibile sotto controllo. A tutt’oggi, prevedere quale sarà il loro impatto è difficile, se non impossibile.
La terza ondata è inevitabile?
La terza ondata? Se non ci salva il vaccino, non abbiamo nessun altro strumento per contenerla. Se, poi, come sembra, a gennaio riapre tutto, a partire dalle scuole, la terza ondata diventa assolutamente inevitabile
Continua a mancare, per di più, un protocollo unico di cura?
Un protocollo unico non c’è, perché al momento non esiste nessuna terapia specifica, ma solo trattamenti, finalizzati a contenere la patologia.
Lei. che cosa prescriverebbe a un malato di Covid?
La tachipirina, come antipiretico, il cortisone, come antinfiammatorio, un anticoagulante. Alcuni aggiungono plasma immune.
Che cosa avrebbe fatto di diverso, in vista del periodo natalizio?
Quello che si doveva fare, lo si doveva fare prima. A maggio, a luglio, al massimo a settembre.
Quindi, il percorso è obbligato, quasi senza speranza?
Guardi, fino a quando non si fa un vero lockdown, non si abbattono i casi. E andiamo avanti così. Dieci morti in più. Dieci morti in meno.
La gente sembra assuefarsi a un numero di morti, che è, invece, drammatico e inaccettabile…
Sì, come se fosse ordinaria amministrazione. Tenga peraltro presente che qualsiasi malattia infettiva è potenzialmente prevenibile.
E quindi?
E, quindi, gli ottocento morti al giorno testimoniano il fallimento totale dell’azione di prevenzione.
L’unica speranza è un vaccino, che funzioni davvero. Lei è ottimista o dubbioso?
Speranzoso.