L'UOMO:Nato nel 1926 ad Ancona, Pio Mario Arini dimostra da subito vivace intelligenza e grande curiosità per tutto ciò che lo circonda. Naturalmente portato per l'espressione artistica comincia giovanissimo a disegnare e poi a dipingere e comporre versi. Le drammatiche e concitate vicende belliche segneranno la sua adolescenza e faranno crescere il suo desiderio di libertà, la capacità di apprezzare le bellezze della natura e il desiderio di scavare a fondo nei sentimenti umani. Al termine del conflitto si stabilisce con la famiglia a Lecce dove riprende gli studi mentre cresce suo impegno civile che lo avvicina agli ambienti culturali e artistici romani. In quel periodo Arini si cimenta con successo in concorsi di pittura e poesia, entrando in contatto e frequentando personaggi come Renato Guttuso, Domenico Purificato e Carlo Levi.
Dopo la laurea in giurisprudenza entra in magistratura e, all'inizio degli anni '50 del secolo scorso, viene assegnato a Vercelli. Qui conosce Gigi Mossotti, raffinato critico e gallerista, Francesco Leale, pittore affermato e lo scultore Guido de Bianchi, che lo introducono nel "Gruppo di via dei mercati", sodalizio artistico molto attivo in quegli anni in città e di cui diventa in breve elemento di spicco. Dopo alcuni anni trascorsi a Bologna a cavallo degli anni '80, al raggiungimento della pensione, Arini si è definitivamente trasferito a Vercelli dove tuttora vive e opera. Nel corso di una carriera artistica lunghissima e ricca di soddisfazioni Arini ha presentato i suoi lavori in decine di mostre personali e collettive in numerose città italiane e all'estero, ha ottenuto premi e riconoscimenti prestigiosi, ha saputo innovare di volta in volta la sua ispirazione e la sua maniera di fare arte, seguendo il suo desiderio di libertà e il suo irrefrenabile desiderio di creare. Attivo più che mai, di recente ha rinnovato il suo studio, trasformandolo in un vero e proprio atelier artistico, crogiuolo di incontri e discussione, punto di osservazione privilegiato sul lavoro del pittore, che offre al visitatore una antologia permanente delle opere, in un fantastico viaggio attraverso oltre 75 anni di ispirazione artistica intensamente vissuta. La testata giornalistica on line "Primavercelli" gli ha di recente dedicato una mostra antologica virtuale significativamnet intitolata "Pio Mario Arini: omaggio a un ragazzo di 94 anni" che è possibile visitare cliccando: https://primavercelli.it/cultura/pio-mario-arini-omaggio-a-un-ragazzo-di-94-anni/
L'ARTISTA: Personalità artistica di grande rilievo, varcata ormai la soglia dei novant’anni, Arini continua la sua ricerca artistica nello studio di via Pietro Micca a Vercelli tra poesia e pittura, rendendo concrete con le parole immagini e sensazioni e “raccontando” sulla tela, con il linguaggio della figurazione, ciò che muove la sua ispirazione poetica focalizzando il suo lavoro sul rapporto natura-vita.
Le emozioni sono veicolate dall’acqua e dalle trasparenze, dall’affermarsi della luce tra giochi precisi di scorrevoli pennellate, i colori appaiono densi di tonalità, pregni di forza interiore e rimandano a emozioni e sentimenti che creano relazioni complesse con la realtà di chi crea e di chi osserva. Un paesaggio straordinario e ricco di simbolismi che nasce dall'infinito confronto tra cielo, acqua e terra mentre stupefacenti effetti luminosi creano innumerevoli luci ed ombre di grande effetto.
Pio Mario Arini è artista che dimostra di conoscere profondamente i colori e le loro innumerevoli possibilità espressive, date dall’accostamento delle diverse tonalità, dalle vibrazioni della luce, da quel suo sottile, delicato, eppure incisivo e intenso gioco di sfumature luministiche; nei suoi quadri, insomma, emerge l’itinerario interiore dell’uomo e del pittore che aspira, oltre il quotidiano, a più trascendenti mete.
L'artista riesce a cogliere l’attimo fuggente degli eventi e invita l’osservatore ad allargare la sua visione verso le prospettive di un orizzonte più lontano: con grande padronanza del linguaggio pittorico consegna messaggi nitidi e racconta l’intimo segreto che la natura custodisce.
Pio Mario Arini esamina ed indaga le potenzialità che si creano tra il paesaggio e la natura in una visione del reale che coinvolge intimamente l’essere umano e intende comporre un dialogo preciso tra le sue molteplici sensazioni e la bellezza dei luoghi che la rappresentazione trasfigura e proietta in una nuova dimensione.
L' espressività di Arini, naturale ed elegante, si caratterizza per le divagazioni tra suggestive campiture tonali racchiuse in una trama di linee armoniose e formalmente compiute. In questo contesto hanno qualcosa di magico e di antico le sue ricerche sulla figura femminile, sulla natura morta, sul cielo e il mare; opere pervase a tratti da una languida malinconia che sgorga dall'intimo del cuore e che si risolvono spesso in chiave squisitamente astratto – espressionistica. A colpire soprattutto i paesaggi, "luoghi della memoria" più che veri e propri paesaggi, sempre più indeterminati e ambigui, marcati da una sigla gestuale scarnificata, che trasforma il reale in una visione astratta e insieme sanguigna e carnale della natura.
L’artista offre così il suo mondo espressivo nel quale fissa l’intensità del paesaggio, a volte soffuso da un velo di tristezza, a volte ravvivato da effetti cromatici più marcati, per celebrare il suo amore profondo per la natura e la vita. Una pittura, che coinvolge emotivamente, una sorta di diario intimista appena accennato e raccontato da note cromatiche, a volte accentuate nei timbri per rendere stati particolari del sentimento, con passaggi tonali che bene interpretano momenti introspettivi d’alto contenuto lirico.
Cosi l’artista si accosta alla natura, per cogliere gli aspetti dei suoi eventi, i loro rumori, le loro metamorfosi stagionali espresse dal variare dei colori, delle luci, delle atmosfere: Arini ci fa sentire il vento che spira forte, piega le cime degli alberi e agita le acque del mare, traducendo soggettivamente sulla tela non tanto la realtà mimetica che si offre al suo sguardo, ma ciò che il paesaggio diviene rispetto al più congeniale vedere del pittore: non il conosciuto, convenzionale e scontato, ma qualcosa d’altro: la loro memoria filtrata da un’ottica che desume, senza mai rivelarle del tutto, parvenze, sembianze, apparizioni sospese nella profondità del quadro, alla ricerca delle radici, reinventando i suoi ricordi e i suoi sogni, stemperando sulle tele, con rara sensibilità, luci e colori, tonalità e fantasie, poesia e pittura.
(M.C. 2020)