Un nome, una garanzia. Gastone Bai, pittore e scultore di Sarteano (SI), è stato selezionato per prendere parte alla mostra Dario Fo e l’arte contemporanea. A cura di Vittorio Sgarbi e Salvo Nugnes, la mostra antologica si terrà nello spazio espositivo Micro di Roma a partire dal 6 febbraio.
Con l’inaugurazione alle 18, vicino alla sede della radiotelevisione italiana, in viale Giuseppe Mazzini 1, la kermesse vanta i contributi della giornalista RAI Antonietta Di Vizia e dell’artista José Dalì, figlio di Salvador Dalì.
Presenti anche gli scatti del noto fotografo Roberto Villa, amico del Nobel per la Letteratura e di Pier Paolo Pasolini, che ripercorrono alcuni dei momenti salienti della sua carriera artistica. A supporto, una sezione interamente dedicata all’arte contemporanea, tra cui figurano le creazioni di Gastone Bai. Cinque le opere selezionate della sua più recente produzione.
Nato nel ’42 a Sarteano, in provincia di Siena, dagli anni Ottanta Bai è pienamente attivo in campo artistico collezionando riconoscimenti di pubblico e critica e cimentandosi nella realizzazione di sculture, ceramiche e gres, e in quella di dipinti.
Segno e sperimentazione sono i tratti distinguibili dei suoi lavori, le parole chiave iscritte nel suo DNA, nel suo modo di essere artista e di fare arte. Bai passa con disinvoltura dalla figurazione a un astratto dolce, non provocatorio. Alla continua ricerca della bellezza, che a sua volta è in evoluzione, le nuove strade da lui tracciate per giungere a tale ideale implicano un cambiamento pregno di vitalità. L’artista, nello spiegare la metamorfosi del concetto di bellezza, parte da lontano: «Si pensi a quali cambiamenti ha fatto l’arte dalla Grecia Antica alla contemporaneità… Ora l’arte contemporanea è compresa da pochi, gli ignoranti sono destinati all’infelicità perché non hanno gli strumenti per capirla». E, alla domanda se sarà la stessa tra cinquant’anni, risponde con uno schietto no: l’arte, la bellezza, vanno oltre le persone… pur essendone parte costituente, perché “la bellezza – asserisce – porta alla nostra evoluzione”. Spiega infatti: «Fino al Novecento esisteva una bellezza classica, sostituita successivamente da quella contemporanea. Ai più ignoranti e poveri una volta era sufficiente andare in chiesa, ascoltare la musica… tutti avevano quotidianamente accesso alla bellezza. Cosa succede oggi che in chiesa, ad esempio, ci si va poco? Che l’accesso alla bellezza è per pochi privilegiati e che essa ha quindi cambiato linguaggio».
Per non rimanere “indietro” rispetto ai tempi, Gastone Bai è consapevole della necessità di evolvere, di comunicare una bellezza per cui spesso, ai più umili, mancano le parole per esprimerla. L’importante è veicolarla, e Gastone Bai ci riesce splendidamente. Il suo studio è interamente improntato su questo fronte. E, anche chi non teme di rimanere senza parole, potrà constatarlo nei suoi dipinti dai tratti oscuri e incredibilmente vividi che resteranno al Micro di Roma fino al 23 febbraio 2020.