Incuriositi dalla sua ultima produzione, che giunge a un’esigenza materica sempre più marcata, abbiamo posto alcune domande al Maestro Vincenzo Cossari. L’artista esporrà dal 9 al 29 novembre alla Milano Art Gallery in via Alessi 11, a Milano. L’esposizione, organizzata dal manager della cultura e direttore delle Milano Art Gallery Salvo Nugnes, intitolata Le impronte del tempo, sarà inaugurata proprio venerdì 9 novembre alle 18. L’interesse che suscita in noi e nel pubblico è tale da invitarci a conoscerlo più approfonditamente.
Signor Cossari, come e quando nasce la sua passione per l’arte?
La passione per l’arte nasce già al tempo della scuola, in prima elementare, quando lavoravo la creta e disegnavo su cartoni e tavole che trovavo nei vecchi pollai.
E come si è evoluto il suo percorso negli anni?
Questo lo lascio giudicare alla gente osservando il mio lavoro.
Giustamente, e forse sarà sufficiente ricordare che sua carriera espositiva è molto ricca e internazionale per capirne la portata. Ci dica almeno qual è l’evento che considera più importante…
Per me non c’è un evento più importante dell’altro perché mi concentro sul mio lavoro, che è la cosa che più mi coinvolge.
Esattamente un anno fa ha esposto a Biennale Milano. Una mostra che è stata ampiamente pubblicizzata dai media. Le sue opere sono apparse durante vari servizi televisivi del TgCom, di Mediaset, su «Il Giornale», «Panorama», ecc. Ci fa una riflessione su questa esposizione?
Devo dirle con sincerità: era qualcosa di diverso rispetto alla Biennale di Venezia. Lo spazio e l’opportunità riservati alle donne artiste mi ha colpito a tal punto che non posso non fare i complimenti all’intera organizzazione.
A cosa si ispira invece il titolo della mostra che inaugurerà alla Milano Art Gallery a Milano?
Ad essere più attenti e rispettosi dell’ambiente e di quello che succede nel mondo.
E com’è nata la collaborazione col direttore della galleria Salvo Nugnes?
La nostra collaborazione ha inizio con un’esposizione a Roma. Da allora è nata una bella amicizia.
Quale sarà l’opera più rappresentativa in esposizione?
Non c’è un’opera più rappresentativa rispetto alle altre.
C’è qualche artista in particolare al quale si ispira o la sua arte viene da sé?
Nessuno. La mia arte viene da dentro.
Quali sono i suoi futuri progetti per la sua ricerca artistica e sperimentale?
Nessun progetto, ma lavorare, lavorare sempre. Questa è la mia ricerca artistica.
Come pensa si possa educare all’arte le nuove generazioni?
Ponendole al centro del progetto. Purtroppo la situazione non è delle migliori, ma dico ai giovani questo: «Entrateci dentro».