“La chiave di tutto era nell’Ave Maria. Quattro serie di cinquanta, a gruppi di dieci. Scese dalla sedia simise in ginocchio. Con la prima decina, avvertì sonnolenza, ma non si fece vincere dal torpore. La ripeté dieci volte. La testa era sempre più leggera, i pensieri sempre più lontani. Alla seconda decina, non sentiva più le ginocchia. Si sentiva più inconsistente, ed ebbe una sensazione come di un sollevamento. Non sentì più i piedi, le mani giunte. Un manto di gelo lo avviluppò. La sua voce usciva spontanea, in quel latino mai prima parlato. Poi venne la Luce. Accecante, calda, che emanava un senso profondo di serenità, di benessere. Ne fu avvolto. La sua camera perdeva di consistenza. Si sentì oltre i limiti delle pareti. Si percepì dall’alto, chino in ginocchio, con i gomiti poggiati sul letto. Dietro di lui, una figura di donna vestita di bianco. Non era un sogno ma una visione che dava senso a quelle voci, prima incomprese. La Voce ora era una. La Madonna parlò. «Ti ho scelto per una missione, ti affiderò messaggi importanti, dovrai rivelarli quando te lo chiederò».”
Ma c’è Elia, un ragazzo sconvolto dal suicidio della sua ex, che non accetta che Dio possa aver permesso a una giovane ragazza come Wilma di togliersi la vita. Decide di sfidare il divino e organizza insieme ai suoi amici uno scherzo crudele al veggente. Molti anni dopo, ormai imprenditore affermato, si renderà conto che la profezia che il veggente gli aveva confidato era vera ela sua vita sta tramontando in un fiume di falsità ed egoismo.
“L’ultimo veggente” è un romanzo intenso ed emozionante che indaga sui falsi valori dell’età contemporanea e afferma come gli affetti e le relazioni umane siano l’unica vera fonte di felicità.