Irene Antonucci, attrice e regista originaria di Trani, in Puglia, ha sempre avuto una forte inclinazione verso la recitazione e l’arte. Fin da giovanissima, il fascino delle storie e dei personaggi l’ha spinta a intraprendere questo percorso. “Crescendo a Trani, sono sempre stata affascinata dalle storie, dai personaggi e dall’abilità degli attori di trasformarsi e trasmettere emozioni così profonde. Ho iniziato a studiare recitazione sin dall’adolescenza, ma è stato durante i miei studi teatrali che ho capito che questa era la mia vera passione e la mia vocazione”, racconta Irene. Il teatro, il cinema e la regia sono diventati per lei non solo un modo di esprimersi, ma anche strumenti potenti per comunicare messaggi importanti e ispirare gli altri.
Nel suo percorso professionale, Irene ha esplorato diverse realtà artistiche, incluse quelle sudamericane. “Ho avuto l’opportunità di recitare in progetti cinematografici, televisivi e per piattaforme come Amazon e Netflix in Sud America, e ci sono alcune differenze significative rispetto all’Italia”, spiega. Tra queste, Irene sottolinea la rapidità e l’immediatezza dei casting, meno burocratici rispetto a quelli italiani, e una maggiore attenzione al talento e all’impegno dell’attore, elementi che contribuiscono a creare un ambiente stimolante e meritocratico. “Ho riscontrato una maggiore meritocrazia. C’è una forte attenzione a premiare il talento e l’impegno, e spesso ho visto attori emergenti ottenere ruoli importanti grazie alle loro capacità, indipendentemente dalla loro notorietà precedente”.
Il mondo dello spettacolo sudamericano ha colpito particolarmente Irene per la sua vivacità e autenticità. La creatività è altamente apprezzata, e c’è un forte senso di comunità tra gli artisti. “Ho trovato che l’ambiente è molto collaborativo e inclusivo, con un focus genuino sul lavoro di squadra e sul supporto reciproco. Questo crea un’atmosfera in cui è possibile esplorare nuove idee e spingersi oltre i propri limiti”, afferma. La diversità culturale che caratterizza il panorama sudamericano offre inoltre un’ampia gamma di esperienze umane da raccontare, arricchendo ulteriormente il suo bagaglio artistico.
Irene ha grandi ambizioni anche per il cinema italiano e sogna di lavorare con registi di spicco come Paolo Sorrentino, Matteo Garrone e Luca Guadagnino. “Sorrentino ha una visione artistica unica e una capacità straordinaria di creare atmosfere suggestive e coinvolgenti. Penso che lavorare con lui sarebbe un’opportunità incredibile per crescere come attrice”. Riguardo a Garrone, Irene ammira il suo approccio realistico e crudo alle storie, mentre per Guadagnino apprezza la sensibilità estetica e la capacità di raccontare storie intime e toccanti.
L’ultima stagione lavorativa è stata particolarmente intensa e gratificante per Irene. Tra i ruoli interpretati, quello di La Maestra Greta in “Las Gestas del Tiempo 4”, ambientato nel 1920 durante la lotta per il voto femminile, ha rappresentato una sfida significativa. “Interpretare un personaggio in costume in un contesto storico così rilevante ha richiesto una preparazione accurata e un profondo rispetto per la storia e le battaglie sociali di quel tempo”, racconta. In “Domingo el Último Esclavo”, Irene ha esplorato temi complessi come la liberazione degli schiavi, mentre nel recente progetto “Emma Reyes” interpreta Elsa Morante, una figura storica di grande rilievo nella letteratura italiana.
Oltre alla recitazione, Irene è attualmente impegnata in un progetto personale: un corso di formazione intitolato “Comunicazione Trasversale: Crea la tua Identità”, dedicato agli artisti che desiderano migliorare le loro competenze comunicative e creative. “Questo programma è progettato per fornire strumenti pratici e strategie per costruire una presenza scenica forte e autentica”, spiega. Inoltre, Irene sta lavorando all’ultima stesura del suo libro, un’opera che riflette sulle esperienze accumulate durante la sua carriera e che sarà presto disponibile.
Legata profondamente alla sua terra d’origine, Irene si riconosce nelle parole di “Amara Terra Mia” di Domenico Modugno. “La mia terra è per me una fonte di ispirazione e di orgoglio, e come in ‘Amara Terra Mia’, riconosco tanto le meraviglie quanto le difficoltà che essa comporta”, dice Irene, che cerca di riflettere l’essenza della sua Puglia nel suo lavoro e nella sua vita quotidiana.
Molto seguita sui social, Irene crede che i suoi follower apprezzino la varietà e la sincerità dei contenuti che offre. “Penso che uno dei motivi principali sia la varietà e la sincerità dei contenuti che offro. Da un lato, il mio approccio genuino e umile, che include il ‘backstage’ e la realtà del mio lavoro, consente una connessione autentica. Dall’altro, la mia capacità di spaziare tra toni autoironici, didascalici e divulgativi arricchisce l’esperienza dei miei follower”, spiega Irene, che grazie a un mix di autoironia, realismo e contenuti informativi, crea una narrazione coinvolgente e multifacetica che risuona profondamente con il suo pubblico.