Martedì 20 febbraio il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una conversazione sul tema “Gesuiti calabresi in Giappone”. Si tratta di un'indagine, condotta da Gianni Aiello (Presidente del sodalizio organizzatore) derivante dalla consultazione di diversi testi e documenti su tale tema che, per motivi logistici viene sintetizzata nel corso del reportage. L'attività dei missionari cattolici in Giappone cominciò nel 1549 ad opera di gesuiti, sostenuti dal Portogallo, e di francescani e domenicani, appoggiati dalla Spagna. Tra i primi contatti documentati tra italiani e giapponesi troviamo Antonio Prenestino nato a Polistena. Fu presente in Giappone. dal 1578 al 1589 e fu l’autore della prima grammatica della lingua giapponese.Il Giappone aveva saputo dell’esistenza dell’Europa, il 25 agosto 1543, con lo sbarco dei portoghesi a Tanegashima, mentre il cristianesimo aveva fatto il suo ingresso in terra nipponica nel 1549, con il missionario gesuita Francesco Saverio (1506-1552). Nella seconda metà del XVI secolo, al responsabile della missione evangelica gesuita in Giappone, padre Francisco Cabral (1529-1609), portoghese, era seguito Alessandro Valignano (1539-1606). Il portoghese pensava che in fondo i giapponesi fossero, come tutti gli altri, un popolo di barbari da convertire, se necessario, con la forza, portandoli in un modo o nell’altro alla fede. La spedizione partì il 20 febbraio 1582, e dopo due anni e mezzo giunse a Lisbona, l’11 agosto 1584. Nel frattempo, Valignano era stato richiamato e trattenuto in India, per sostenere il percorso di evangelizzazione dell’area. L’ambasceria fu ricevuta da Filippo II di Spagna (1527-1598) il 14 novembre 1584. Il re apprezzò la manifattura della spada di Mancio. La visita era accompagnata da una lettera, vergata in giapponese, da parte dei tre daimy?, i tre “re del Giappone”. Il 23 marzo 1585 avvenne l’incontro con papa Gregorio XIII, che, come suggeriscono le fonti, aspettava quel momento con crescente trepidazione. La notizia di quell’incontro fece il giro dell’Europa, anzi del mondo. Quello divenne il giorno in cui il mondo conobbe per la prima volta il Giappone. L’incontro con Filippo II e con i Pontefici di Roma rendeva la patria dei giovani ambasciatori un Paese degno di compartecipare della civiltà occidentale e nel contempo costituiva una porta aperta a quella civiltà occidentale per accedere su larga scala in Giappone. In quello stesso Giappone, però, la storia faceva il suo corso, senza posa. Toyotomi Hideyoshi (1536-1598) era diventato il guerriero più potente dopo il tradimento dello Honn?ji del giugno 1582, a causa del quale Nobunaga aveva perso la vita. Hideyoshi riteneva che il re di Spagna stesse utilizzando i gesuiti e l’evangelizzazione cristiana per conquistare il Giappone e non ci volle molto prima che le politiche anticristiane si rafforzassero, fino al bando dei padri missionari e il rogo delle chiese. In quel Giappone, così profondamente cambiato, fecero ritorno nel 1590 i quattro ambasciatori. Portarono con loro anche il torchio tipografico di Gutenberg, che venne usato ad Amakusa, presso la scuola gesuita, per stampare numerosi testi, non solo libri cristiani ma anche opere secolari, come una versione in caratteri latini dello Heike monogatari (Storia degli Heike, XIV secolo) e l’Isoppo monogatari (Racconti di Esopo, XVII secolo), una riscrittura giapponese delle Favole di Esopo: i prodromi dell’incontro dei giapponesi con la cultura letteraria d’Occidente e degli occidentali con la cultura letteraria giapponese. Il 25 luglio 1587, dopo anni di collaborazione e aiuto ai gesuiti, Hideyoshi emanò il primo editto generale di proscrizione e obbligò tutti i missionari a riunirsi entro 20 giorni nell’isola di Ky?sh? in attesa dell’espulsione, con l’accusa di aver commerciato seta indiana, di aver trasformato templi buddisti in residenze e seminari, e favorito l’uso del calendario occidentale. Queste alcune delle cifre che sono emerse nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 20 Febbraio.
Cultura
Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza conversazione sulla presenza dei “Gesuiti calabresi in Giappone.
Dal 20 febbraio sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile l’incontro sul tema “Gesuiti calabresi in Giappone”. L'attività dei missionari cattolici in Giappone cominciò nel 1549 ad opera di gesuiti, sostenuti dal Portogallo, e di francescani e domenicani, appoggiati dalla Spagna.
Compagnia di Gesù Gesuiti Giappone Terra del Sol Levante Gesuiti calabresi isola di Kyushu Kagoshima ToyotomiHideyoshi Francisco Xavier Francesco Saverio Shimabara Antonio Prenestino Giovanni Battista Pesce Camillo Costanzo Matteo Ricci
Pubblicato in data 20-02-2024 | hits (300) | da: Circoloculturalelagora
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