Giuseppe
Sciarra e Antonella Montagna amano definirsi una strana coppia. In
effetti non è facile che due persone di età così distanti - lei
ha 76 anni, lui 40 - decidano di collaborare alla sceneggiatura di un
lungometraggio con l'obiettivo di trasformarlo in un progetto di
sensibilizzazione verso la violenza sulle donne. "Da chi inizio
l'intervista? " Chiedo. Antonella mi suggerisce di cominciare da
Giuseppe: "È lui che deve giustificare la scelta di un' anziana
signora come collaboratrice di un progetto creativo. Per me lavorare
con un giovane talentuoso e carino come Sciarra è solo un vantaggio"
scherza Montagna. Sciarra si difende con un simpatico sorriso e un
cenno della mano. "Allora Giuseppe, come vi siete conosciuti? ".
Giuseppe:" Ho invitato Antonella al Teatro Tordinona per
assistere alla proiezione di IKOS, il mio corto contro il bullismo.
Avevo notato sui social l'attivismo di Antonella in favore dei
diritti delle minoranze e soprattutto della comunità lgbtqplus. Il
fatto che avesse già una certa età aumentava la mia stima nei suoi
confronti. Trovo triste che se una donna anziana non è già persona
nota al pubblico abbia ben poche possibilità di fare ascoltare la
sua voce. Ma soprattutto per quelle misteriose alchimie che scattano
in un incontro e perfino su questi mezzi tecnologici, sentivo che
Antonella ed io avevamo tanto in comune nonostante la differenza
d'età. Lei ha accettato e ci siamo incontrati. Mi rivolgo ad
Antonella: "Anche tu seguivi già Sciarra sui social o non lo
avevi notato? "Antonella: " Ma certo che lo avevo notato.
Conoscevo il suo corto "Venere è un ragazzo" sulla
fluidità di genere, il crossdressing, tutte tematicche che mi
appassionano da sempre. E infine avevo letto di IKOS, il suo corto
pluripremiato che tratta della sua esperienza di bambino pesantemente
bullizzato. Appena ci siamo incontrati davanti al Tor di Nona mi è
parso di conoscerlo da sempre. Appena ha avuto inizio il
cortometraggio ho capito che qualcosa di profondo ci accomunava: la
sofferenza per un'infanzia difficile e sofferta. Giuseppe, bambino
bullizzato per il suo non essere abbastanza mascolino ed io, bambina
bullizzata per un fiocco nero fra i capelli e l'aria triste: era
appena morto mio padre e allora in Sicilia c'era l'usanza di
marchiare, sì di marchiare gli orfani con un qualcosa di nero. Da lì
la mia vergogna, la mia tristezza e la cattiveria dei bulli, ma
soprattutto delle bulle. Sì, le bambine, le mie compagne di classe.
Finita la proiezione ci siamo ripromessi di incontrarci ancora e
l'abbiamo fatto ". Giuseppe chi dei due ha avuto per primo
l'idea di scrivere una sceneggiatura a quattro mani? ".
Giuseppe: "È venuta a me. Dopo esserci raccontati un po' delle
nostre vite difficili e aver notato quante fossero le situazioni
simili che avevamo vissuto, le ho fatto la proposta di collaborare
alla scrittura di un lungometraggio a episodi. Di due degli episodi
l'idea, mia e di Andrea Moscardi, era già .in nuce.Per il terzo
episodio ho proposto ad Antonella di adattare la sua pièce teatrale
"Davanti a tutti" in soggetto cinematografico. Ha accettato
con entusiasmo. Non mi sono mai pentito della mia scelta. Mai scritto
in tandem meglio che con Antonella" . Il vostro progetto dunque
spazia dal bullismo alla violenza contro le donne. Giuseppe: "
Il bullismo è di per sé una forma di violenza. Una delle più
gravi" Antonella:" È necessario spiegare che ciò che mi
ha spinto ad accettare la proposta di Giuseppe è il suo impegno
contro ogni forma di violenza. Purtroppo quella intrafamiliare mi
tocca personalmente in qualità di testimone di un qualcosa avvenuto
all'interno della mia famiglia"Giuseppe : "Io ho sentito la
necessità di scrivere la mia storia per riscattare me stesso da
tutti gli anni di sofferenza vissuta a causa dei bulli. A causa
dell'omofobia. Antonella ha sentito la necessità di denunciare una
grave violenza ai danni di una sua lontana cugina perpetrata da uno
zio della madre. Sente il bisogno di denunciare soprattutto la
sordida omertá che ne ha coperto il crimine. Ed io ho deciso di
aiutarla. Di fare ascoltare il più possibile il nostro j'accuse
rivolto non tanto ai responsabili delle violenze ma soprattutto ad
una società che ancora oggi fa fatica ad ammettere l'esistenza di
certi crimini. A prenderne atto seriamente e a decidere di fare
qualcosa di concreto per cambiare le cose". "Basta silenzio
- conclude Antonella - gli abusi e le violenze di qualsiasi tipo
vanno denunciate con determinazione e coraggio. Non esiste una
famiglia o un ambiente sociale da difendere. Esistono solo vittime
che hanno il diritto di essere difese". Giuseppe conclude: "Che
poi anche i bulli o gli orchi siano a loro volta vittime di qualcuno
o di qualcosa è un'altra storia. Una parte della storia di cui non
intendo tacere e che voglio affrontare "
Fonte notizia
italiaveranews.it 2023 08 10 la-nipote-del-marchese-ugo-montagna-quello-del-cold-case-montesi-si-da-al-cinema