Intervista Angela Caputo.
1) Come e quando è nata la tua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura, unita a quella della lettura, è sempre stata presente nella mia vita fin dall’infanzia. Ricordo che tenevo un taccuino nel quale avevo scritto il mio libro che però nascondevo dagli sguardi di tutti. Neanche i miei genitori dovevano leggere. Erano avventure immaginarie. Poi col tempo la scrittura è diventata una professione, dopo il liceo ho intrapreso il lavoro di giornalista ed editor. Continuavo a scrivere ma solo per me stessa. Adesso è giunto il momento di aprire il mio cuore. Perché in fondo la scrittura rispecchia quello che teniamo dentro.
2) “Bianca vestita di nero” è il tuo ultimo romanzo. Come è stato concepito?
L’idea inziale di Bianca era un’altra. Avrei dovuto approfondire e raccontare la storia dei miei nonni sotto la seconda guerra mondiale, in particolare quella di mia nonna. Poi sono finita su un motore di ricerca web che mi ha messo davanti il Campo di concentramento di Ferramonti a me sconosciuto e da lì è iniziata una specie di missione: rendere nota la presenza dei campi di concentramento fascisti in Italia, che non sono stati atroci quanto quelli tedeschi e polacchi ma sono comunque stati luoghi di prigionia, massacri di civili e tristi testimoni di malnutrizione, sovraffollamento, mortalità infantile e malattie infettive, oltre punto di snodo e transito per i campi tristemente famosi.
3) Tocchi dei temi profondi come l’Olocausto. Quanto è difficile scrivere di ciò?
È stato molto difficile affrontare questi temi, ho trascorso momenti divisi tra documentazione e scrittura in cui avrei anche mollato volentieri per le atrocità che mi capitava di leggere. Poi è scattato qualcosa dentro di me che mi ha portato a continuare sia la ricerca sia la scrittura. Alcune parte di Bianca le ho scritte tra le lacrime, non nego che ho vissuto le situazioni dei miei protagonisti.
4) Troviamo un legame amoroso tra i due protagonisti che definirei pericoloso e impossibile, sono persone immaginarie o reali?
Sono personaggi sia immaginari sia reali. Immaginari perché la loro identità è inventata, reali perché il tema del legame d’amore impossibile è sempre stato presente in ogni epoca storica: relazioni pericolose e non socialmente accettabili tra persone sposate, diverse classi sociali, diverse fazioni politiche, tra persone dello stesso sesso, tra razze o etnie o religione diverse. In questo caso parliamo di una storia d’amore tra un uomo ebreo e una ragazza della gioventù hitleriana, a cui si aggiunge anche una certa differenza d’eta.
5) Come conquistare oggi il lettore?
Il lettore, di qualunque età e istruzione, ha bisogno di storie, non storie qualunque o che scadano nella volgarità o banalità. Ha bisogno di storie con valori del passato che vanno riscoperti nel presente. C’è molto in voga la moda del vintage, ecco a mio avviso riscoprire il passato non molto lontano con le storie che hanno dato vita al nostro Stato arricchirebbe il nostro bagaglio culturale e nel contempo ci aiuterebbe a capire gli errori del passato onde evitare che si ripetessero. Cosa che attualmente sta avvenendo viste le ultime notizie in TV.
6) Possiamo definire Bianca come un’eroina?
Certamente. Bianca è un’eroina per le donne di ieri e oggi. Per le nostre nonne e bisnonne che si sono prodigate nella causa della lotta al fascismo e al nazismo. Per le donne di oggi che lottano contro gli stereotipi e i pregiudizi tuttora presenti nella nostra quotidianità. Bianca cerca in copertina di spezzare un filo che rappresenta non solo il totalitarismo dei regimi fascisti ma anche il patriarcato e il maschilismo. Per questo la definirei “doppia eroina”.
7) Possiamo definire il tuo romanzo “Attuale” nonostante sia ambientato nel ‘42?
Abbastanza “attuale”, considerato quanto sta avvenendo in Medio Oriente. Nel mio romanzo parlo di un medico ebreo deportato in un campo di concentramento italiano. Egli ritrova se stesso, scende quasi a patti con la realtà fascista innamorandosi d’una donna della Gioventù mussoliniana. D’un tratto però quest’uomo,pur di difendere il suo amore, è costretto a prendere delle decisioni poco pulite. Tengo a precisare che ho ritenuto opportuno descrivere tale personaggio evitando di farlo passare come una semplice vittima della Shoah. Ho voluto descrivere una persona pronta a reagire agli eventi e a scendere a compromessi se necessario. Purtroppo da qualche giorno scoppia la guerra tra Hamas e Israele. Una situazione, questa, che fornisce un motivo in più per leggere “Bianca vestita di nero” e approfondire la lotta per la sopravvivenza del popolo ebraico. Non sono eventi accaduti solamente 80 anni fa. Purtroppo come possiamo vedere la storia si ripete!
8) Quali consigli daresti a chi si vuole approcciare al mondo della scrittura?
Consiglierei di seguire un corso di scrittura creativa e di editing: sono percorsi fondamentali per chi vuole mettersi in gioco. Editare un testo è molto importante, non si tratta di semplici errori o refusi ortografici ma di rendere lo scritto il più possibile fluente e scorrevole sotto l’aspetto formale. E poi avere il coraggio di raccontare tutto ma proprio tutto, quasi facendo vedere agli altri quello che si scrive.
9) Ci sarà un sequel?
Sto già lavorando al sequel di “Bianca vestita di nero” che avrà un altro titolo e nuovi personaggi ma non voglio spoilerare troppo!
10) Come sta andando la campagna promozionale dedicata al tuo libro?
Posso proprio dire alla grande, sia sui social sia con l’evento del Campania libri Festival a Napoli nel contesto del meraviglioso Palazzo Reale di Piazza Plebiscito. Qui ho avuto modo di confrontarmi con altri autori e da questa occasione ho tratto maggiore stimolo per continuare il mio sogno della scrittura.