Tutti a bordo. Un fiacco remake di un film francese veramente deludente

È da qualche giorno nelle sale italiane Tutti a Bordo, la versione italiana di Attention au Départ! di Benjamin Euvrard, in questo caso diretta da Luca Miniero. Già la pellicola francese non era un granché e apre un dibattito su questa discutibile idea di adattare le commedie d’oltralpe, che raramente centrano l’obiettivo di creare efficaci remake, soprattutto se, come spesso accade, la materia prima da cui partire risulta scarsa. Ma al di là di queste analisi, fa specie che da un regista di buona mano come Miniero sia stato partorito un qualcosa di cui si fa fatica a parlare, talmente risulta inconsistente e inverosimile il mediocre risultato. Stupisce parimenti il coinvolgimento di valenti attori come Stefano Fresi, Giovanni Storti e Carlo Buccirosso in una operazione fallimentare. La trama è semplice. Bruno, padre frustrato da due anni di COVID e Dad decide di accompagnare in Sicilia ad un campus estivo in cui lui andava da piccolo, e del quale conserva un bel ricordo, suo figlio Juri e altri sette bambini di amici e conoscenti. La partenza avviene da Torino, ma a causa dell’arrivo improvviso sulla banchina  della stazione di Claudio, nonno di Juri e padre di Bruno e di un loro litigio, il treno parte coi ragazzini, ma senza di loro. Risulterà così un inseguimento in giro per l’Italia del treno con i minorenni a bordo fino a Palermo con vari tipi di mezzi di trasporto, mentre gli stessi devono sfuggire a Mario, un capotreno troppo zelante che vorrebbe consegnarli alla Polfer. Con un materiale che poteva essere scoppiettante, una specie di slapstick comedy  a metà tra Mamma ho perso l’aereo visto al contrario coi genitori rimasti appiedati e le comiche di Hal Roach della serie Simpatiche Canaglie, purtroppo il meccanismo non funziona e anche a causa di una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, naufraga dopo pochi minuti di visione e gli sforzi degli attori di tenere in piedi la baracca risultano vani. Un’occasione persa e che rende perplessi sul futuro della commedia in Italia, con buona pace di Trenitalia. 

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