Il prossimo 29 aprile sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “La grotta della Monaca di Sant’Agata di Esaro”. La giornata di studi, organizzata dal sodalizio organizzatore reggino, rappresenta l’inizio di una collaborazione culturale con il Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”.Il Comune di Sant’Agata di Esaro è ubicato su una rupe, a picco sul fiume Esaro, a 461 metri s.l.m., a 78 km. da Cosenza, a 22 km. dal Mar Tirreno, tutta circondata da catene montuose dell'Appennino Calabrese, che si estendono a forma di diadema, solcate da torrenti, affluenti dell'Esaro. La Grotta della Monaca è una cavità carsica ubicata sulla sinistra idrografica dell’alta valle del fiume Esaro, che divide i Monti dell’Orsomarso, a Nord, dalla Catena Costiera, a Sud. Citata da varie fonti sin dalla metà dell’Ottocento, è formata da ambienti sotterranei molto vari sotto il profilo morfologico e volumetrico. Il suo nome deriva dalla presenza di una curiosa concrezione di calcite, dalle sembianze antropomorfe, in cui la tradizione popolare ha sempre riconosciuto la figura di una monaca. La maggiore caratteristica della grotta consiste nel contenere ricchi depositi di minerali di ferro (goethite e lepidocrocite) e rame (malachite e azzurrite), che hanno attratto sin dalla Preistoria l’attenzione dell’uomo. L’ampio imbocco immette in una condotta invasa al suolo da possenti macigni di crollo (Pregrotta), nei cui interstizi esistono opere artificiali ascrivibili a lavori minerari per l’estrazione degli idrossidi di ferro, di cui la cavità è ricca. Un secondo vasto ambiente è la Sala dei pipistrelli, enorme vuoto ipogeo lungo 60 metri e largo 30, ospitante una nutrita colonia di chirotteri. I Cunicoli terminali, infine, si internano nelle masse rocciose con ambienti al limite della praticabilità umana, costringendo a procedere carponi e, spesso, strisciando. La grotta presenta, oltre alle anzidette mineralizzazioni ferrose, anche affioramenti di minerali cupriferi. Il maestoso iingresso della Grotta della Monaca risulta visibile dal fondovalle, come un gigantesco occhio nero. Questo ampio squarcio nella roccia, che suscita naturalmente un senso di mistero e curiosità, dovette attrarre l’attenzione dei primi gruppi umani che frequentarono a più riprese la vallata percorsa dalle fresche acque dell’Esaro.Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte della dott.ssa Antonella Laino. Archeologa e speleologa, attualmente specializzanda in Archeologia Classica presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi della Basilicata con sede a Matera. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme dei Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 29 aprile.
Fonte notizia
www.circoloculturalelagora.it