By Alessandra Cesselon
Una interessante mostra è in corso dal 27 aprile al 15 settembre 2021 alla Centrale Montemartini di Roma. L’esposizione “Colori dei Romani. Mosaici dalle Collezioni capitoline” è dedicata alla tecnica tutta romana del mosaico ed offre un significativo spaccato della cultura decorativa romana nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il IV d.C. e dei contesti di ritrovamento di queste bellissime opere, tra cui anche affreschi e sculture che insieme a essi costituivano l’arredo degli edifici in oggetto.
Oltre alle decorazioni pavimentali in tessere monocrome e colorate, c’è una interessante sezione dedicata ad alcuni luoghi privati che hanno lascito testimonianze di originali mosaici parietali.
Il mosaico parietale non ha antecedenti nell’arte greca, l’origine del mosaico verticale su parete deriva dall’usanza di decorare con conchiglie, pomice, concrezioni marine, scaglie di marmo e pezzi di vetro grotte e ninfei delle ville e dei giardini della tarda età repubblicana. Gli elementi decorativi di questi ambienti, dedicati a ninfe e muse, erano messi in risalto dalla presenza dell’acqua che creava effetti di grande suggestione, esaltando colori e trasparenze dei materiali. Intorno alla metà del I secolo a.C., questo tipo di decorazione si avvale dell’impiego di tessere vitree, dando luogo alla nascita dell’opus musivum vero e proprio. Nella decorazione parietale la materia prevalente è il vetro e il blu egiziano. L’esposizione si articola in quattro sezioni tematiche, all’interno delle quali il percorso segue un ordine cronologico.
SEZIONE 1. L’arte del mosaico presso i romani. La storia e la tecnica
La prima sezione introduce alla storia dell’arte del mosaico. Le opere scelte rappresentano tutte le tipologie dei pavimenti e delle decorazioni musive parietali, consentendo di illustrare attraverso le tecniche, i materiali, i colori, i motivi decorativi, l’evoluzione stilistica e la trasformazione dell’arte musiva nel corso del tempo. Dal più semplice decoro alla più complessa narrazione, i mosaici esposti sono l’espressione più alta e raffinata di capacità tecnica e di ispirazione artistica.
SEZIONE 2. Vivere e abitare a Roma tra la fine dell’età repubblicana e l’età tardo-antica: le dimore di lusso e i contesti domestici
La seconda sezione, contraddistinta dal colore verde, presenta i mosaici provenienti dalle dimore di lusso, che a partire dall’età repubblicana caratterizzavano alcuni settori della città antica. Il percorso segue un criterio cronologico, passando dagli esemplari più antichi – come il grande mosaico policromo a cassettoni, scoperto presso la Villa Casali al Celio – a quelli via via più recenti, fino ad arrivare al IV secolo d.C., epoca alla quale appartiene il mosaico con busto di stagione, forse parte dell’ornamento pavimentale di un edificio che ricadeva nella proprietà dell’imperatore Gallieno.
Fa da quinta scenografica a questa sezione lo straordinario mosaico parietale con la scena della partenza di una nave dal porto, preziosissimo ornamento della domus di Claudius Claudianus, una ricca dimora che sorgeva sul Quirinale nella seconda metà del II secolo d.C. La ricchezza della casa era ostentata con preziose sculture e sontuosi oggetti di arredo, che sono stati per la prima volta presentati in questa mostra a testimonianza del prestigio sociale, del gusto abitativo e dell’esigenza di autorappresentazione del proprietario.
SEZIONE 3. Gli spazi del sacro: la basilica Hilariana
La Basilica Hilariana, sede del collegio dei sacerdoti addetti al culto di Cibele e Attis, è l’esempio emblematico di un apparato decorativo in cui tutti gli elementi dell’arredo concorrono alla narrazione del contesto e della sua funzione. I primi resti archeologici della Basilica Hilariana vennero alla luce tra il 1889 e 1890 durante gli scavi per la costruzione dell’ospedale militare del Celio. L’edificio aveva incredibilmente preservato in situ un insieme di reperti significativi per l’identificazione stessa del monumento, tra i quali due mosaici straordinariamente conservati, esposti nella sezione.
Manius Poblicius Hilarus era il ricco mercante di perle che sostenne gli oneri finanziari per la costruzione della basilica che da lui prese il nome; sulla soglia dell’edificio l’iscrizione a mosaico recitava: “A chi entra qui, e alla Basilica Hilariana, siano gli dèi propizi”. Conosciamo anche il volto del generoso benefattore: si conservano, infatti, il suo ritratto e la base della sua statua, posta all’ingresso dell’edificio, che al momento della straordinaria scoperta fu accuratamente documentato con tavole acquarellate, anch’esse esposte in mostra con tutti gli elementi dell’apparato decorativo scultoreo e musivo.
SEZIONE 4. I mosaici degli edifici funerari nelle necropoli del suburbio di Roma
Nel repertorio sepolcrale la decorazione – che si tratti di temi figurati, di motivi ornamentali o di soggetti mitologici – è volta sempre a esaltare le qualità del defunto e a rievocare i valori collettivi fondamentali della società romana.
I mosaici presentati in questa sezione sono tutti cronologicamente inquadrabili nel II e III secolo d.C. e provengono da contesti funerari situati nelle aree suburbane della città.
Con i suoi colori vivaci, il mosaico ottagonale con pavoni è un esempio emblematico di un motivo decorativo carico di significati escatologici e salvifici: il pavone, uccello sacro a Dioniso, perdendo ogni anno la coda e rimettendola in primavera con lo sbocciare dei fiori, allude alla rigenerazione oltre la morte. I documenti di archivio messi a corredo dell’esposizione mostrano il contesto di rinvenimento: il mosaico costituiva la parte centrale del pavimento di una ricca tomba di famiglia situata lungo la via Appia.
La mostra è a cura di Claudio Parisi Presicce, Nadia Agnoli e Serena Gugliemi. La progettazione e la direzione dei lavori di allestimento sono a cura degli architetti della Sovrintendenza Roberta De Marco e Monica Zelinotti, con la collaborazione di Maria Cucchi e Simonetta De Cubellis. La guida breve alla mostra è pubblicata da Campisano Editore. Organizzazione a cura di Zètema Progetto Cultura.
Per informazioni sugli ingressi e acquisto biglietti: www.museiincomuneroma.it.