C'è un filo conduttore che ci accomuna tutti in questo periodo storico drammaticamente unico nel suo genere. Ognuno di noi ha la sua vita, la sua realtà, che è sicuramente molto diversa rispetto a quella degli altri, ma ciò che ci accomuna tutti, indistintamente, è che siamo tutti in una fase di elaborazione del lutto, perché tutti stiamo elaborando il lutto rispetto alla nostra vita precedente. La nostra vita precedente ci è stata portata via, non c'è più e quindi tutti stiamo passando e abbiamo passato esattamente le fasi di elaborazione del lutto: siamo partiti con la "fase della negazione" e quindi "non è vero, è solo un'influenza", "ce la vogliono raccontare", ecc… E quindi provavamo tutti, con tutte le nostre forze, a respingere questa realtà. Poi siamo passati alla "fase della rabbia": tutti arrabbiatissimi, e i social ne sono stati un esempio lampante. Tutti arrabbiati con gli anziani che escono lo stesso a comprare il pane, con il vicino di casa che non rispetta le regole, con il ragazzo che va a correre ma potrebbe anche farne a meno…. Tutti arrabbiati, arrabbiati, arrabbiati. Dopo la rabbia si è passati alla "fase del patteggiamento" e quindi, in un qualche modo, ci siamo fatti andare bene questa nuova realtà, cercando alla meno peggio di accettarla e riuscire a starci, scomodamente, dentro. Cosa succede ora? A un anno dall'inizio di questa pandemia, ciò che succede è che a livello sociale e governativo tutto continua a proseguire come allora, con aperture e chiusure alternate ma, fondamentalmente, senza troppe differenze di gestione. Mentre quello che avviene nella popolazione, stanca, provata ed esausta dal nuovo stile di vita imposto, è il grande rischio che caratterizza il "lutto non elaborato". Il rischio è quello di cadere in stati depressivi, il lutto non elaborato porta alla depressione.
Quello che possiamo fare, per evitare la depressione, è riorganizzarci. La "riorganizzazione" è la chiave, è l'antidoto. E' l'unico vaccino che abbiamo in mano per poter vincere la depressione. Riorganizzate la vostra vita. Se fino ad adesso ve la siete fatti andare bene, tirando il più possibile e accettando passivamente la situazione, ora è necessario accettarla attivamente. E' un paradigma completamente diverso! Rimanere apatici e continuare a rassegnarsi può anche essere andato bene fino ad adesso ma non è una modalità che può essere protratta per troppo tempo. Il rischio è davvero alto. E quindi, se vogliamo evitare il rischio concreto di andare in depressione e di cadere in stati depressivi, possiamo solo riorganizzare le nostre vite. Metterci lì e creare nuove quotidianità, ovviamente nel rispetto delle regole e di ciò che è possibile e non è possibile fare, ma inserire nelle nostre nuove vite cose che ci facciano stare bene. Perché non finirà domani. Finirà, perché il sole arriva sempre, perché tutto passa, perché c'è sempre un nuovo domani. Ma non sarà a brevissimo. Riorganizzate le vostre vite, iniziate a creare quotidianità delle quali essere comunque più o meno contenti alla sera quando andate a letto.
Se volete informazioni aggiuntive su come lo Psicologo possa essere utile ai tempi del Covid, potete visitare il sito della Dott.ssa Tania Braga: www.taniabraga.it