L’autore descrive, da osservatore esterno, i malati che girano abbandonati in città e, da partecipe diretto — come medico psichiatra spesso chiamato come perito a valutare persone che hanno commesso reati —, le condizioni paradossali di autonomia di cui godono persone che non sono ancora cresciute nel proprio controllo emozionale ed avrebbero bisogno di essere mantenute e guidate. Ipotizza anche il perché si sia arrivati a una condizione di abbandono di tale costoso e difficile compito, in primis da parte dello stato e poi dagli operatori nominalmente addetti a quelle cure, che sono di fatto impossibili in assenza delle strutture preposte e per il lungo tempo richiesto.
Spiega infine le necessità di contenimento che caratterizzano ogni umano dalla nascita in poi, fino al raggiungimento dell’autonomia che permette la vita sociale.
Vengono inoltre presentati alcuni contributi del dott. Alberto Spadoni, psicoanalista ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, che porta proprie esperienze e riflessioni quale ex primario dell’Ospedale Psichiatrico Roncati di Bologna, struttura che, qualche anno prima della rivoluzione basagliana, aveva assunto caratteristiche modello nel necessario rinnovamento delle lungodegenze per psichici gravi.
Ezio Bincoletto, nato a Noventa di Piave, è medico chirurgo, specialista in psichiatria. Ha lavorato prima presso la clinica psichiatrica dell’università di Padova e poi a Trento, fondando con il collega prof. Condini il servizio territoriale di neuropsichiatria infantile del Trentino e ultimando la formazione con la frequenza assidua del collega Spadoni della Società Psicoanalitica di Bologna.
Attualmente opera privatamente come psichiatra, psicoterapeuta e NPI, a Trento e per l’azienda sanitaria di Bressanone.
Appassionato di musica rock dagli anni ‘60, suona tuttora in un gruppo di amici, ascoltati da altri amici che continuano a seguire le nostre commemorazioni del passato.